Nella vita di tutti giorni, presi dai nostri impegni, capita di non accorgerci che qualcuno che amiamo si sente solo. Potrebbe capitare perché non lo da a vedere, perché non ne parla, perché ci sembra allegro e si circonda di amici. Ci si può sentire soli però, e lo sappiamo bene, anche quando la nostra vita è piena, di impegni e di persone, perché questo sentimento si insinua nell’animo e non sempre è evidente all’esterno.
Come fare, dunque, a capire se qualcuno che amiamo si sente solo? E soprattutto, come aiutare questa persona? Vediamo quali sono i campanelli d’allarme più frequenti, e in che modo possiamo proporre il nostro sostegno.
VEDI ANCHE LifestylePerché la solitudine ci fa così pauraCome capire se qualcuno che amiamo si sente solo
La solitudine è un nemico silenzioso, che spesso non traspare all’esterno. Ma ci sono dei campanelli d’allarme che possono farci capire se qualcuno a noi vicino ne soffre. Per prima cosa se qualcuno ci scrive spesso per parlare, anche se non ha nulla di importante o di specifico da dire, sta cercando la nostra compagnia. Lo stesso vale per le persone che ci propongono continuamente di fare qualcosa insieme, anche quando sanno che siamo impegnati e non disponibili in quel momento. L’insistenza, dunque, nell’avere un contatto con noi, ci dovrebbe già far aprire gli occhi.
Al tempo stesso, però, anche l’apatia, la voglia di non uscire, il non voler parlare o messaggiare, sono sintomi di qualcuno che si sente solo e che, a differenza dell’altro caso, si sta via via rintanando nel suo guscio. Se nessuno di questi due sintomi plateali accendono la vostra attenzione, o se la persona non segue questi comportamenti, ci sono altri segnali che fanno riflettere.
La solitudine è spesso accompagnata da sentimenti di bassa autostima e scarsa fiducia in se stessi. Molte persone si sentono inadeguate, perché nessuno li incoraggia o dice loro quanto valgono, anche perché, essendo soli, credono di non essere abbastanza per gli altri.
Tristezza e malinconia, purtroppo, vanno sempre a braccetto, specie nelle persone che si sentono sole. Sì, perché si può voler essere soli, o meglio solitari, e quindi queste emozioni non ci appartengono. Però, quando la solitudine è causata solo da fattori esterni, l’umore è la prima vittima di questa situazione. Il desiderio di non voler andare a lavoro, l’apatia verso hobbies e passatempi che prima appassionavano, lo scarso appetito e in altri casi l’eccessiva fame, sono tutti campanelli d’allarme che dovrebbero farci capire come sta davvero la persona al nostro fianco.
VEDI ANCHE LifestyleImpariamo l’arte di ascoltare per migliorare le nostre relazioniCome aiutare chi si sente solo
Una volta capito che qualcuno che amiamo si sente solo, il nostro primo istinto è sempre quello di correre in suo aiuto. Dobbiamo però rispettare i tempi e la sensibilità degli altri, e trovare il modo giusto per porgere il nostro aiuto. All’inizio, in alcuni casi, questo aiuto potrebbe anche essere respinto, ma sta a noi essere comprensivi e attendere che la persona sia pronta ad accettare questo aiuto.
La prima capacità che dobbiamo sfoderare è l’ascolto: lasciamo che sia la persona in difficoltà a parlare, se vuole, di ciò che le sta accadendo. Non forziamola a tirare fuori i suoi sentimenti: può essere utile, certo, ma deleterio se urtiamo la sensibilità altrui, rischiando di far richiudere in se stessa ancora di più la persona amata.
Con l’ascolto viene anche la presenza e la partecipazione alla vita dell’altro: non lasciamolo solo in momenti difficili, o felici e importanti. La condivisione di questi attimi è funzionale al cammino di apertura verso gli altri. Aiuteremo l’altro a non sentirsi solo, a sapere che, se vive un problema o una gioia, ha qualcuno con cui parlarne, ma anche con cui viverle.
Terzo fattore è l’incoraggiamento: le persone sole tendono a perdere fiducia in se stesse, pensando di valere meno degli altri, motivo che, per loro, è causa dell’isolamento che stanno vivendo. Ricordate loro quanto valgono, sul lavoro, come amici, come partner, ricordate loro che hanno uno scopo, e che sono utili alle altre persone. Fateli sentire ben accetti, permettete loro di integrarsi nell’ambiente familiare, amicale o lavorativo.
Scegliete una attività da compiere in compagnia, ma date loro uno stimolo anche per svolgere attività da soli, come andare in palestra, leggere un libro, guardare un film. È importante anche normalizzare il tempo che si trascorre da soli, che fa parte della quotidianità di tutti noi, ma che non va identificato come motivo di ansie e frustrazione.
Fate sentire la vostra presenza quotidianamente, anche con piccoli gesti, come un saluto e un “come stai”: possono risultare più utili di tante parole. Una volta che questa persona riprenderà via via possesso della sua vita sociale, datele un ultimo consiglio: stabilire una scala di obiettivi. Questi servono a procedere verso una nuova vita, lontano dal buio e dalla solitudine, un percorso da costruire con un nuovo spirito. Insomma, siate quella luce che si era spenta, questa persona ve ne sarà grata per la vita.