I rapporti umani sono complicati, alle volte si basano su legami difficili da spezzare anche quando non sono sani e sinceri. Alle volte si scambia qualcos’altro per amore, e si rimane incastrati in una relazione senza un motivo che possa considerarsi virtuoso.
La codipendenza viene definita dagli specialisti come una condizione comportamentale subclinica. Può essere episodica o situazionale. Il che significa che la stessa persona, affetta da questo disturbo, non è detto che metta in atto gli stessi meccanismi in relazioni differenti.
Cosa è la codipendenza
La codipendenza è una condizione emotiva che incide sul comportamento e impedisce a una determinata persona di avere una relazione sana e soddisfacente, in cui entrambi gli attori in gioco si sentano gratificati. Per semplificare possiamo definirla una forma di dipendenza affettiva.
La prima a teorizzare questo disturbo è la psicoanalista tedesca Karen Horney nel 1941. Con personalità Moving Toward descrive le persone che vanno in ‘soccorso’ degli altri per trovare rimedio ai propri vissuti irrisolti.
Per Timmen Cermak MD è fra i disturbi della personalità e può essere più o meno grave, visto che a volte – oltre a condizionare la vita di coppia – ha delle ripercussioni a 360 gradi.
Come si riconosce il codipendente
Il codipendente è una persona premurosa, altruista, fedele, pronta a porgere l’altra guancia ed è estremamente concentrata sulle necessità dell’altro. Fondamentale è avere l’approvazione dall’esterno, senza di essa non è in grado di approvare sé stesso. Di conseguenza, il prossimo - e ciò che pensa - è più importante del rispetto verso di sé.
Riesce a tollerare umiliazioni, abbandoni e ritorni, tradimenti e condotte irrispettose di vario genere. Ed è per questo che tende a legare con persone narcisiste, antisociali e borderline. Vive uno stato d’ansia ogni volta che si prospetta la possibilità di una separazione.
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La codipendenza si può ‘imparare’ e ‘trasmettere’ da una generazione all’altra. In sostanza, se i genitori hanno vissuto relazioni simili è possibile che abbiano dato l’esempio – che è stato interiorizzato – ai figli. Si tramandano le stesse manchevolezze, le medesime modalità di comportamento e – di conseguenza - le stesse ferite.
Questa condizione può anche essere l’espressione di un forte disagio emotivo oppure di una storia conflittuale con la figura di riferimento. Nella storia di chi ne è affetto si trovano madri dominanti, o anche inadeguate e svilenti. Avere un compagno che ha bisogno fa sentire il codipendente utile, ed è per questo che riesce a tollerare frustrazioni e insoddisfazioni.
La codipendenza è così radicata in determinati individui a causa della paura di essere rifiutati oppure abbandonati. Il rapporto di coppia diventa l’investimento, il fulcro primari. Il risultato spesso sono legami infantili, inmaturi, che hanno bisogno del controllo e della presenza perenni.
Come uscire dalla codipendenza
Guarire dalla codipendenza è possibile, per farlo è essenziale voler smettere di aggiustare una relazione disfunzionale. È necessario riportare l’attenzione su di sé.
Chi ne soffre ha le idee molto confuse su di sé e sui propri desideri. Bisogna cominciare a chiedersi: “Quali sono i miei bisogni reali?”. Un percorso di psicoterapia, in tal senso, può fare al differenza. In questo modo si può riacquistare l’autostima persa. Ecco allora alcune linee guida:
- Prendere consapevolezza dei propri vissuti interiori;
- Uscire e riprendersi da una relazione abusante, porre una soluzione al senso di paura e di vuoto lasciato dal rapporto che si è concluso;
- Costruire una stabilità interiore, una propria autonomia, riacquistare fiducia in sé.
Prima di tutto, bisogna comprendere quali sono le dinamiche di mantenimento. Si tratta, intatti di un processo complesso e le cause della codipendenza spesso sono da ricercare nella propria infanzia e nei primi legami di accudimento.
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Attenzione, però, bisogna lavorare su di sé nel modo giusto. Infatti, a volte, il codipendente – nel tentativo di uscire dal loop in cui si trova – può mettere in atto altri comportamenti sbagliati. Può diventare aggressivo, prepotente, avere problemi di controllo passivo-aggressivo. Insomma, è facile passare da un eccesso all’altro.
I gruppi di supporto non professionali e anonimi possono essere molto utili per non rischiare di cadere in altri meccanismi contorti e insani. L’importante è scegliere quello giusto, possibilmente facendosi consigliare dal proprio psicoterapeuta.
L’obiettivo non è cominciare a mancare di rispetto al prossimo, ma diventare autonomi. Finalmente ci si deve sentire autori della propria vita, artefici del proprio destino. Non più in balia degli eventi.
La codipendenza può avere delle ripercussioni anche in ambito sociale. Chi è affetto da questo disturbo potrebbe essere portato ad accettare lavori stressanti, rapporti di amicizia unidirezionali, e può avere possibilità minori di avere promozioni o proposte professionali gratificanti. Insomma, l’insicurezza sociale può trasformarsi in un vero e proprio disturbo d’ansia e in fobia.
Persone borderline e narcisistiche
Come già accennato, il codipendente tende a legare con persone che hanno un disturbo bipolare o narcisistico di personalità. L’abbinamento con un borderline è frequente e – in questo caso – il ruolo del sano sarà ricoperto da chi è affetto da questa forma di dipendenza affettiva.
Sarà colui che capisce e cerca di portare stabilità all’interno della coppia. In sostanza, il codipendente diventa il pubblico attento e obbediente, l’ingrediente ideale per soddisfare l’egocentrismo del narcisista e/o la fame emotiva del borderline. A tal proposito, può tornare utile sapere come comportarsi con un narcisista.
Da un lato, troviamo una necessità prepotente di sentirsi importante e speciale; dall’altro, il forte bisogno della persona codipendente di aiutare, fornire nutrimento e sentirsi colui che accudisce. La soluzione.