Capita a tutti di non stare bene, così come a tutti sarà capitato alla domanda “come stai” di rispondere con un rapido e sonoro “bene, grazie” anche quando così non era. Quasi a non voler fare vedere e sapere ciò che si prova davvero in quel momento, come a volersi tutelare o proteggere, ma molto più spesso nascondere, evitando di spiegare agli altri che non si sta bene, per vergogna dello stato in cui ci si trova.
Ma perché lo facciamo e come si fa a superare questa sensazione e riuscire a spiegare agli altri che non si sta bene in modo sincero e sereno?
Cos’è la vergogna
Per prima cosa è bene ricordarsi cos’è la vergogna, ovvero una sensazione di imbarazzo ma anche umiliazione che nasce ogni qualvolta si pensa di avere fatto o detto qualcosa di improprio, non giusto, disdicevole. Insomma, qualcosa che era meglio non fosse cosi.
Una sensazione o emozione che ha come base una valutazione negativa di se stessi, quanto meno in quel determinato frangente e che si associa spesso ad altri sentimenti come l’inadeguatezza, l’angoscia e fino all’inutilità.
Ma perché spiegare agli altri che non si sta bene può provocare vergogna? Per tante ragioni diverse.
Perché spiegare agli altri che non si sta bene provoca vergogna
Uno dei motivi per cui accade, per esempio, è che il non stare bene, soprattutto quando accade a livello emotivo, viene spesso considerato come qualcosa di sgradevole, di poco piacevole, sia per chi lo vive che per chi dovrà approcciarsi a una persona in questo stato di malessere. Cosa che porta il soggetto a nascondere lo stato in cui vive e a mostrarsi diverso, in una condizione di benessere.
Una condizione, quella della vergogna, che si può inserire tra le emozioni autoconsapevoli, ovvero che si basano cu ciò che si crede che gli altri percepiscano di noi e su come noi stessi ci percepiamo. Vale a dire che la vergogna nasce in rapporto a ciò che pensiamo che gli altri pensino della nostra persona in quel determinato ambito, il giudizio che ci verrà fatto e che poi a nostra volta ci autoinfliggeremo.
Da dove nasce
Ma da dove nasce la vergogna? Solitamente dalla famiglia in cui si cresce o dall’ambiente sociale e culturale di riferimento, in cui possono capire episodi di giudizio e/o schernimento che intaccano la propria autostima e la percezione di si stessi, soprattutto se fatti verso il proprio aspetto fisico, tratti caratteriali o della personalità, ecc.
Ma anche verso obiettivi o aspettative non soddisfatte o se si cresce in un ambiente che non ammette debolezze o l’essere vulnerabile. E portando la persona a difendersi dalla possibilità di giudizio e alla vergogna per quando qualcosa come il non stare bene può ledere alla propria immagine verso l’esterno.
Come superare la vergogna
Un sentimento che, però, non può e non deve fagocitare il nostro stato d’animo e che, soprattutto, non deve metterci nella condizione di dover fingere qualcosa che non si è. Come? Affrontando la vergogna e imparando anche a spiegare agli altri che non si sta bene, senza che questo ci provochi emozioni negative.
Per prima cosa, quindi, è importante riconoscere cosa si prova, quando e perché. Di cosa si ha paura? Cosa si associa al non stare bene e perché ci crea disagio? Così facendo, sarà più facile circoscrivere questi elementi e affrontarli uno alla volta, eliminando il pensiero di poter essere giudicati e smettendola di farlo a nostra volta.
Non stare bene non significa essere una persona sbagliata, ma significa semplicemente che si sta vivendo un’emozione o uno stato d’animo/fisico non positivo, circoscritto a quel momento e che ha tutto il diritto di esserci e di essere vissuto per quello che è. Senza limitarlo o rinchiuderlo dentro un “tutto bene” finto e che non trova riscontro in ciò che provate davvero. Ma anche trattandosi con gentilezza, abbracciando le proprie vulnerabilità e imparando a non averne paura.
Accettare la propria vergogna
Legittimare il vostro stato di malessere è il primo passo per riuscire a comunicare e spiegare che non si sta bene agli altri, poiché in primis avrete evitato voi stessi di giudicarvi per ciò che provate, eliminando anche il peso di ciò che potrebbero (ma magari anche no) pensare le persone che avete accanto.
Questo vi renderà più semplice spiegare agli altri che non si sta bene, perché sarà semplicemente spiegare una vostra condizione del momento esattamente per quella che è, senza dover fingere e senza timore di non essere compresi o accettati. Spiegando le motivazioni che vi portano a sentirvi cosi, aprendovi a loro senza difendervi. Ma anzi, mostrando la vostra debolezza o vulnerabilità, al di là delle possibili aspettative vere o presunte (ma che in ogni caso non devono essere un vostro problema) e permettendo anche a chi avete davanti di accogliere il vostro malessere e aiutarvi se necessario.
Spiegare agli altri che non si sta bene senza vergogna, quindi, è un traguardo che si raggiunge lavorando su se stessi, sui motivi da cui la vergogna è scaturita, sulla propria percezione di sé e aumentando la propria consapevolezza, in modo da potersi accettare per come si è in ogni momento e stato d’animo o fisico della vita, senza giudizio e senza timore di quello esterno.