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Che cosa significa Hikikomori e perché il fenomeno sta aumentando?

Hikikomori
"Stare in disparte": così si definisce il fenomeno dell'Hikikomori, sempre più diffuso e soprattutto tra i giovani. Vediamo come si è sviluppato e perché si sta espandendo con il favore dei tempi difficili che stiamo vivendo
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Hikikomori significa stare in disparte. Il termine viene utilizzato per indicare un fenomeno che si sta diffondendo in maniera incontrollata tra i giovani, dopo essere partito dal Giappone.

Il problema, oggi, riguarda anche altri paesi dai quali non è esclusa l'Italia. E la pandemia non ha fatto che acuire la drammaticità di questi casi che si stanno moltiplicando. Alcuni stanno cercando di uscirne con l'aiuto degli specialisti ma non è facile riconoscere questa difficoltà e affidarsi a chi ha i mezzi per farci stare meglio.

Che cosa significa Hikikomori

Il termine è stato usato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che ha fuso i verbi "hiku" e "komoru", ovvero ritirarsi e stare in disparte.

Con questa definizione, Saito ha voluto descrivere tutte le persone alle quali non è stato diagnosticato alcun disturbo mentale ma che hanno preferito chiudersi in casa e rompere i contatti con il mondo esterno e, nei casi più gravi, anche con internet.

Chi sono gli Hikikomori

Gli Hikikomori sono persone che non lavorano e non studiano. Trascorrono il tempo in casa, per la maggior parte della giornata, con un'età media sempre più bassa che si attesta attorno ai 31 anni.

In Giappone, dove il fenomeno è esploso, si stima che i giovani colpiti da questo problema siano stati almeno 700000 nel solo anno 2010.

Questi giovani si ritirano completamente dalla vita sociale, poiché non si sentono in grado di affrontarla e provano angoscia a uscire dal loro guscio. Pur di non vivere, rimangono chiusi in casa. Molti di loro, abitano con le loro famiglie, che non vedono neanche nelle ore dei pasti facendosi lasciare il cibo fuori dalla porta, mentre altri vivono da soli.

Come si sviluppa l'Hikikomori

Le motivazioni che spingono i giovani a chiudersi in casa (e in se stessi) sono molteplici e non è stata ancora individuata una causa che definisca il fenomeno. In cima alla lista ci sarebbero i fallimenti scolastici e un'infanzia difficile. Secondo gli studi condotti, non vi sarebbe correlazione con altre condizioni mentali e nemmeno con l'autismo.

Tra le cause, potrebbero esserci anche le elevate aspettative che le famiglie ripongono nei giovani. La paura di fallire, di non farcela e di non accontentare coloro che amano potrebbe quindi spingerli a chiudere ogni contatto con l'esterno, sperando così di non dover affrontare i problemi che, inevitabilmente, dovrebbero essere chiamati a risolvere.

Il fenomeno è spiegato bene dal fondatore di Hikikomori Italia, Marco Crepaldi, che ha sottolineato come i ragazzi sviluppino la tendenza ad auto-escludersi proprio per il contesto sociale in cui sono inseriti, e spiega: "Riguarda i ragazzini che non riescono a sopportare la pressione della competizione scolastica e lavorativa e decidono di auto-escludersi".

Sembrerebbe, inoltre, che anche la tecnologia abbia contribuito a peggiorare la situazione, anche se su questo punto non sono tutti d'accordo.

Lo studioso giapponese Takahiro Kato - associato di psichiatria all’università Kyushu di Fukuoka - ritiene che l'utilizzo del web abbia diminuito il tempo da trascorrere fuori casa, compromettendo le relazioni sociali, mentre altri pensano invece che il web possa essere un rifugio utile per intercettare persone che abbiano interessi simili, fino ad arrivare ad aiutarsi a vicenda.

Non vanno dimenticati i fattori che attengono alla sfera personale di ognuno, con difficoltà emotive differenti e con modi di reagire che non possono essere inseriti in una casistica unica. Concorrono anche i problemi di autostima. L'elemento principale sembra essere quello della vergogna, che spinge i giovani a ricercare quella solitudine da cui traggono sollievo.

Caratteristiche degli Hikikomori

Come abbiamo già spiegato, gli Hikikomori evitano ogni contatto sociale e sono considerati tali - secondo i parametri giapponesi - se si isolano per un periodo i tempo che supera i 6 mesi.

In più, questo comporta anche altri disturbi. Il ritmo sonno-veglia non è naturale e tendono a preferire gli ambienti bui e la propria camera da letto. Prevalentemente, svolgono attività solitarie.

La comunicazione avviene su internet, con persone che non necessariamente sono classificate come Hikikomori. Il web rappresenta l'unica finestra con il mondo ma non è automatico che ne siano dipendenti. Viene però usato come mezzo di comunicazione.

Chi è più a rischio

I soggetti più colpiti da questo fenomeno sono i giovani, sia maschi che femmine. Secondo le ricerche condotte da Hikikomori Italia, proverrebbero da famiglia della classe media e medio-alta.

L'età media di chi ne soffre si sta abbassando in maniera preoccupante anche se si stabilisce sui 31 anni. Non è comunque raro che, tra gli Hikikomori, ci siano anche adolescenti.

Dov'è più diffuso

Il fenomeno è stato riconosciuto in Giappone ma gli Hikikomori sono diffusi anche negli altri paesi. Ci sono in Italia, Corea del Sud, India, Finlandia, Francia, Stati Uniti, Oman.

Per i tratti che sta assumendo, questo problema dovrebbe richiamare l'attenzione di tutti e un cambio di prospettiva rapido, soprattutto da parte di chi sta vicino ai giovani colpiti da questo disturbo.

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