Le persone transgender vivono una condizione molto particolare: la loro identità di genere non corrisponde al sesso assegnato alla nascita. E spesso questa condizione si trasforma in un disagio profondo, una sofferenza viscerale e difficile da sopportare che viene chiamata disforia di genere.
Questo disagio psicologico che deriva, appunto, dall'incongruenza tra il sesso assegnato alla nascita e la propria identità di genere di solito compare durante l'infanzia, ma non è sempre così. Alcune persone, infatti, potrebbero non sperimentare la disforia di genere fino a dopo la pubertà o persino molto più tardi.
Disforia di genere, definizione e diagnosi
È facile far confusione su termini e parole spesso molto lontani da noi ed è proprio per questo motivo che dobbiamo impegnarci a comprendere a fondo un concetto, un argomento o - come in questo caso - quello che per definizione è un disturbo. La disforia di genere, infatti, non ha a che vedere con l'orientamento sessuale come si potrebbe erroneamente pensare. È una condizione psicologica che può manifestarsi nei bambini o negli adulti indifferentemente e che, per essere diagnosticata, richiede la valutazione clinica e il parere di un esperto.
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5 - American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders: 5th edition) riporta in maniera molto specifica i criteri con cui lo psicologo o lo psichiatra possono diagnosticare la disforia di genere. Sono il punto di partenza per decifrare il disturbo in modo dettagliato e variano a seconda della fascia d'età del soggetto interessato.
Sia nei bambini che negli adolescenti e negli adulti, la diagnosi tiene conto anche (se non soprattutto) di come questo disagio e questa sofferenza influenzino negativamente ogni ambito della vita. Significa che appare, quindi, evidente come comprometta la vita sociale, lavorativa e affettiva di queste persone.
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Come si fa a capire se un bambino o una bambina soffrono di disforia di genere? Certamente il primo segnale è l'evidente disagio nei confronti del proprio corpo, sentirlo estraneo, come se non gli appartenesse. Questo profondo malessere, l'impossibilità di riconoscersi in quel determinato sesso biologico compaiono spesso tra i 2 e i 3 anni di età.
I primi anni di vita sono cruciali per qualsiasi bambino, perché è lì che si inizia a conoscere sé stessi e a prender consapevolezza di ciò che si è. La disforia di genere mette a repentaglio tutto questo. Il piccolo vive con disagio la propria crescita fisica, fino alla pubertà. Nasce il desiderio sempre più acceso di volersi sbarazzare dei propri genitali, di volersi comportare a tutti i costi come le persone del genere opposto al proprio. Ecco perché, ad esempio, un bambino con disforia di genere spesso si rifiuta di far pipì in piedi, preferendo farla "come le bambine".
E poi c'è la volontà di "interpretare" anche nel gioco e nell'abbigliamento il sesso a cui si sente realmente di appartenere. Non è un vezzo, né un capriccio. È la richiesta di aiuto di un bambino o una bambina che non sentono di appartenere al corpo dentro il quale stanno crescendo.
La disforia di genere negli adolescenti e negli adulti
Gli studi sulla disforia di genere sono piuttosto recenti ma ci danno già un quadro chiaro sulla casistica del disturbo, oltre che sui "sintomi" che ci consentono di individuarlo. Sappiamo, ad esempio, che può manifestarsi intorno ai 2 anni di età, ma anche che meno di un terzo di questi bambini e bambine (che hanno ricevuto la diagnosi di uno specialista) mantiene il disturbo da adolescente.
I dati ci dicono anche che, se la disforia di genere compare nel periodo della pubertà, a quel punto è davvero molto difficile che scompaia. Ed è per questo che permane negli adolescenti, accompagnando questi ragazzi fino all'età adulta.
Crescendo la disforia di genere assume tratti nuovi e sempre più incisivi per la vita di queste persone. C'è sempre il rifiuto del proprio sesso anatomico, con la consapevolezza che non sia in linea con quello psicologico (identità di genere). Questo rifiuto si trasforma in odio verso sé stessi e il modo in cui si è fatti, al punto da provare disgusto per il proprio corpo e da volere a tutti i costi cambiare genere.
È molto difficile comprendere fino in fondo una simile condizione, se non la si prova in prima persona. Ma al contempo è facile capire come nel tempo possa provocare ansia e depressione in questi bambini, adolescenti e adulti. Patologie che se non seguite e curate, purtroppo, possono sfociare in autolesionismo e pensieri suicidi. Sentirsi "sbagliati" è una delle esperienze più dure da affrontare, per chiunque. Specialmente per chi sente di non avere il controllo del proprio corpo.
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Dal punto di vista psicologico, può essere d'aiuto ricorrere a uno specialista, mentre dal punto di vista fisico è possibile intraprendere una terapia ormonale cross-sex, che si inizia (ovviamente) solo dopo accurati e approfonditi esami medici. La persona inizia ad assumere regolarmente i farmaci analoghi dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (o GnRH) che bloccano la produzione degli ormoni sessuali e impediscono i cambiamenti fisici altrimenti naturali. L'effetto di questi farmaci è del tutto reversibile.
Si può poi decidere se intraprendere una transizione chirurgica o riassegnazione chirurgica del sesso. Ciò consente alle persone transgender e che soffrono di disforia di genere di allineare l'identità di genere al sesso assegnato alla nascita e a un corpo che sentano finalmente proprio.