Vedere il proprio naso come mostruoso è qualcosa che ha a che fare con la dismorfofobia. Questo è un disturbo molto, molto comune che può colpire le persone, in particolare le più giovani (ma anche gli adulti).
Si tratta di una condizione in cui la preoccupazione verso i propri difetti fisici (veri o presunti) diventa davvero ossessiva. Non si tratta semplicemente di essere critici verso il proprio aspetto fisico: la dismorfofobia è qualcosa di più complesso e articolato.
Cos’è la dismorfofobia
L’espressione completa è «disturbo da dismorfismo corporeo», ma si usa più spesso il termine dismorfofobia per indicare «un'eccessivapreoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico, che può essere totalmente immaginario, oppure, se è presente una reale piccola anomalia fisica, la preoccupazione del soggetto è di gran lunga eccessiva al normale», come riporta il sito di psicologia Ipsico. Il termine arriva dall’unione di due parole in greco antico, cioè «dis –morphé» (che significa «forma distorta») e «phobos» (cioè «paura, timore»).
Perciò il termine dismorfofobia viene usato anche per indicare quando una persona ha una visione distorta della propria immagine corporea e dei propri difetti (per esempio, vedersi grassi quando invece si è normopeso). In un certo senso, fa body shaming a sé stessa.
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In medicina esiste una specie di “Bibbia”, che si chiama Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche come DSM-5. Secondo questo testo di riferimento, la dismorfofobia rientra tra i disturbi ossessivi compulsivi. Il manuale, inoltre, prevede quattro criteri di diagnosi:
- il soggetto manifesta preoccupazione riguardo alcuni difetti fisici (inesistenti o minimi agli occhi degli altri).
- si possono individuare comportamenti ripetitivi. Per esempio, l'ossessione per lo specchio e il confronto con gli altri, la svalutazione del proprio aspetto, etc. (Vedi sotto nel paragrafo dei "sintomi comportamentali").
- Le preoccupazioni per i difetti fisici (veri o presunti) provocano alti livelli di stress e condizionano la vita quotidiana a livello sociale, professionale, etc. In altre parole, chi soffre di dismorfofobia può evitare gli eventi sociali, ma anche di andare al lavoro o a scuola, per il disagio del proprio corpo.
- I problemi relativi a peso e forme del corpo non sono limitati a quelli dei disturbi alimentari.
Incidenza
A livello di epidemiologia, stando a quanto riportato nel DSM-5 la dismorfofobia è un disturbo molto comune, di cui spesso soffrono più persone di quelle a cui è stato diagnosticato. Non colpisce solo le donne, ma anche gli uomini, con una lieve differenza (minore incidenza). In genere, l'adolescenza è il periodo in cui comincia a insorgere questa malattia.
La dismorfofobia ha delle correlazioni (in termini di incidenza) con altri disturbi mentali, come afferma la versione online del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5): «Molti soggetti con disturbo di dismorfismo corporeo soffrono anche di altre malattie mentali, come il disturbo depressivo maggiore, il disturbo da uso di sostanze, il disturbo d’ansia sociale o il disturbo ossessivo-compulsivo»
Come riconoscere la dismorfofobia?
La dismorfofobia, essendo un'eccessiva preoccupazione per alcuni difetti fisici minimi o totalmente assenti, che però vengono percepiti dal paziente e causano grave disagio, si manifesta con comportamenti ossessivi.
Sintomi comportamentali
Per esempio, chi soffre di disturbo da dismorfismo corporeo potrebbe avere questi comportamenti ossessivi:
- si osserva allo specchio per molte ore al giorno; oppure, al contrario, potrebbe evitare di scorgersi, coprendo qualunque superficie riflettente;
- può convincersi che le altre persone lo osservino in maniera giudicante; si confronta con l'aspetto fisico altrui (con la convinzione di risultare esteticamente inadeguato);
- usa cosmetici e/o vestiti coprenti per mascherare il difetto in questione;
- è a disagio in mezzo alla gente e rispetto a riferimenti (o complimenti) rispetto al difetto fisico;
- eccessivo ricorso a trattamenti di bellezza, terapie ormonali (per esempio, chi teme il diradamento della chioma) e operazioni di chirurgia estetica che possono essere rischiosi e che non risolvono mai il problema;
- segue diete e allenamenti eccessivi se il “problema” riguarda la forma fisica;
Chi soffre di dismorfofobia, può nutrire preoccupazioni eccessive (per non dire ossessive) riguardo qualsiasi parte del suo corpo. In genere, anche in rapporto alle richieste di interventi estetici, i "difetti" meno sopportati sono dettagli della testa e del corpo. Quindi: il naso, la pelle del viso e la chioma (i capelli non sono abbastanza folti, etc). Poi, i problemi più comuni del corpo, sono l'addome (la pancia), il sedere, le cosce (e le gambe), e perfino le braccia e i piedi.
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Secondo gli psicologi e i medici (psichiatri), la dismorfofobia potrebbe insorgere per effetto di una combinazione di fattori di natura diversa, tra cui quelli genetici, fattori psicologici, fattori sociali, fattori culturali e fattori legati allo sviluppo. Secondo alcune ricerche, la dismorfofobia sarebbe più comune in presenza di:
- Insicurezza;
- Tendenza al perfezionismo;
- Visione negativa della propria immagine estetica;
- Accresciuta sensibilità estetica;
- Abusi e/o episodi di abbandono durante l'infanzia.
Senza voler demonizzare i social, a proposito della dismorfofobia bisognerebbe riflettere sull’uso di questi mezzi, soprattutto quelli costituiti da immagini come Instagram (ma non solo) che consentono l’utilizzo di filtri di ogni tipo. Per quanto chiunque preferisca mostrarsi (in foto o in video) al meglio, è bene ricordarsi che la perfezione non è umana. Anche se i filtri permettono a tutti di avere una pelle senza pori, ombre, occhiaie, etc, la realtà è ben diversa. Ammalarsi per raggiungere un ideale che non esiste non ne vale la pena.
Come si cura
Si può guarire dalla dismorfofobia, che quindi è un disturbo non permanente. Certo, per guarire è necessario ammettere di avere un problema di percezione della propria immagine e decidere di intraprendere un percorso di guarigione.
Secondo gli esperti, la dismorfobia ha come trattamento psicologico elettivo la psicoterapia cognitivo-comportamentale (che combina terapia cognitivo comportamentale e psicoanalisi). A volte, può essere utile anche un trattamento farmacologico, che naturalmente è il medico a valutare.