In Italia, oltre 3 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari. Nonostante ciò, i disturbi dell'alimentazione e della nutrizione (DNA) sono ancora avvolti da numerosi tabù e pregiudizi, con una generale mancanza di consapevolezza riguardo le loro effettive cause, che sono di natura sia biologica che psicologica e sociale.
Per sensibilizzare su questo tema, nasce, grazie alla lunga esperienza del Gruppo KOS e dei suoi centri psichiatrici accreditati con il SSN, l’iniziativa "Disordini nascosti", realizzata a partire dall'ascolto delle storie dei pazienti da parte del suo team medico multidisciplinare (psichiatri, psicologi, dietisti, nutrizionisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica). Proprio a partire dalle loro storie, dalle loro sensazioni e dal loro malessere, è nata una collezione di 6 piatti, che raccontano come le cause dei disturbi alimentari scaturiscano dalla mente.
L'iniziativa "Disordini Nascosti"
Ogni piatto realizzato per l'iniziativa "Disordini nascosti" ci racconta i pensieri di chi ha un disturbo alimentare, mostrandoci come il rapporto patologico con il cibo sia legato a un profondo disagio interiore.
Il 13 marzo, nella settimana della Giornata Nazionale dei Disturbi Alimentari, i tavoli del ristorante "Pastificio" Roma sono stati apparecchiati con i piatti realizzati per l'iniziativa "Disordini nascosti". Si tratta di una collezione sviluppata grazie al contributo dei professionisti di KOS e illustrata dall'art director Francesca Tucci. Lo scopo è portare in tavola simbolicamente i pensieri che si nascondono dietro ai disturbi alimentari, andando a rivelare boccone dopo boccone le reali cause del problema. Lo scopo è creare informazione e sensibilizzazione relativamente alla complessità dei percorsi di cura e riabilitazione che un paziente con DNA deve affrontare.
I DNA oggi in Italia
Parlare di più e nel modo giusto dei DNA è una necessità sempre più impellente. Le statistiche rivelano un abbassamento dell'età di insorgenza di queste patologie, che ora vedono diagnosi già a partire dagli 8/10 anni, con ricoveri per bambini e bambine di soli 12 anni, in un momento cruciale del loro sviluppo evolutivo.
Mentre l'età media dei pazienti si riduce, i casi registrati sono in aumento: ad oggi si stimano 8/10 casi per 100.000 abitanti in Italia. La diagnosi, tuttavia, tende ad arrivare tardi, spesso a 2-3 anni dall'inizio della patologia, e si scontra con una notevole resistenza alle cure. Dal 2019 al 2023, i nuovi casi sono saliti da 680.569 a 1.680.456, con una diminuzione dell'età mediana dei pazienti e un aumento dei casi tra la popolazione maschile, in particolare tra i ragazzi dai 12 ai 17 anni.
Nonostante la prevalenza dei DNA, la conversazione pubblica rimane ostacolata da numerosi tabù e stereotipi, con una scarsa comprensione delle vere origini di questi disturbi, che sono profondamente radicate in complessi fattori biologici, psicologici e sociali. Questi disturbi non solo minano la salute mentale ma hanno ripercussioni anche sul benessere fisico.
Il numero di decessi correlati ai disturbi alimentari nel 2022 è stato di 3.158, con una maggiore incidenza nelle regioni dove mancano strutture di cura specializzate. La maggior parte delle vittime aveva meno di 25 anni.
Le cause dei Disturbi Alimentari
KOS, gruppo sanitario privato italiano specializzato in riabilitazione psichiatrica e assistenza sociosanitaria, è fortemente impegnato nella cura dei disturbi alimentari, e offre percorsi clinici specializzati e un approccio multidisciplinare. Offre servizi sia nei suoi centri terapeutici che tramite telemedicina, collaborando stretto con il Servizio Sanitario Nazionale e fornendo supporto a un ampio numero di pazienti attraverso la sua rete di strutture specializzate.
Il dott. Adolfo Bandettini di Poggio, Direttore Medico Psichiatria Gruppo KOS, spiega quali sono le principali cause dei DNA:
“Ad incidere sulla comparsa di questi disturbi sono la disregolazione emotiva, il perfezionismo, la tendenza al sottopeso e al sovrappeso, la presenza di disturbi alimentari in famiglia. Queste patologie colpiscono prevalentemente soggetti giovani e i danni non si limitano solo alla psiche ma coinvolgono tutto il corpo."
In altre parole: origini multifattoriali e complesse, che richiedono quindi un approccio multidisciplinare.
"I percorsi clinico-riabilitativi si articolano in diversi interventi terapeutici e coinvolgono psichiatri, pediatri, terapisti, dietisti, psicologi e educatori. - continua il dottor Bandettini di Poggio - Le cure mirano non solo al recupero fisiologico e nutrizionale, volto al ripristino delle corrette abitudini alimentari, ma anche a quello sociale grazie a un intervento riabilitativo con il coinvolgimento della famiglia. Il trattamento nei centri KOS è intensivo e riabilitativo e può durare dai 2 ai 6 mesi. Successivamente, il paziente può proseguire un percorso diurno e ambulatoriale. Ai due percorsi si aggiunge un servizio di telemedicina per i follow-up a distanza.”
L'approccio multidisciplinare
L'importanza di un approccio multidisciplinare alla cura dei disturbi alimentari è sottolineata sia dalla leadership di KOS nel settore sia dall'iniziativa collaborativa avviata con la Fondazione Policlinico Universitario "Agostino Gemelli" IRCCS, mirata a potenziare i percorsi di riabilitazione. Questi sforzi congiunti tra il settore pubblico e privato, insieme all'impegno nella comunicazione pubblica per combattere lo stigma e promuovere una diagnosi precoce, sono vitali per affrontare efficacemente la crescente incidenza di questi disturbi tra i giovani.
Ecco le parole del prof. Gabriele Sani, Responsabile del Dipartimento di Psichiatria della Fondazione Policlinico Universitario "Agostino Gemelli" IRCCS.
“I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione sono disturbi complessi e frequenti negli adolescenti e nei giovani adulti. Le ripercussioni sulla vita fisica, psichica e relazionale delle persone possono essere gravi e compromettere un normale sviluppo psicofisico, creando a volte alterazioni mediche anche croniche. L’anoressia, la bulimia, il binge eating disorder sono problemi di salute pubblica che stanno colpendo ragazzi sempre più giovani di ambo i sessi. Una diagnosi chiara e precoce aumenta notevolmente la possibilità di cura. Il trattamento deve essere multidisciplinare e comprendere la figura dello psichiatra, dello psicologo, del tecnico della riabilitazione psichiatrica, dell’internista e di eventuali altri specialisti a secondo della necessità individuali – prosegue Sani - inoltre vanno coinvolti i MMG e i pediatri di base per arrivare ad una diagnosi il più precoce possibile. Infine, ma non ultimo, coloro che sono coinvolti nella comunicazione pubblica devono essere in grado di veicolare messaggi corretti, che abbattano lo stigma ed escludano messaggi potenzialmente patogeni. In questa difficile battaglia, siamo tutti coinvolti e la chiara collaborazione tra strutture sanitarie e riabilitative pubbliche e private e tra esperti delle diverse professioni è di centrale importanza.”