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Doomscrolling e doomsurfing: come difendersi dal flusso incessante di brutte notizie

Doomscrolling e doomsurfing
02-03-2022
Restare informati è importante, ma allo stesso tempo l'overload di cattive notizie non è sempre facile da gestire: ecco come difenderci dagli effetti negativi che doomscrolling e doomsurfing possono provocare 

Avete mai sentito parlare di doomscrolling e doomsurfing? Sembra che questi due termini siano stati utilizzati per la prima volta a marzo 2020 dal New York Times, anche se probabilmente la loro origine è precedente e arriva dai social.

Si tratta ad ogni modo di una tendenza consolidata, che consiste nel dedicare ingenti porzioni del nostro tempo a "scrollare" tra le cattive notizie, nonostante queste abbiano effetti deleteri sul nostro umore e sulla nostra salute mentale.

Chiariamo: tenersi informati è molto importante, ma allo stesso tempo la drammaticità dei fatti di questo momento storico non è sempre ben gestibile. Negli ultimi due anni è successo davvero a ognuno di noi di trascorrere troppo tempo a crogiolarsi nella preoccupazione, tenendosi costantemente aggiornati frequentando i feed dei social network e consultando articoli allarmanti provenienti dai siti di informazione, veri e propri portatori di bad mood.

Non possiamo ignorare quello che ci succede intorno, così come è normalissimo partecipare emotivamente alla drammaticità di quanto accade; ma allo stesso tempo dobbiamo anche imparare a gestire il modo in cui fruiamo le notizie.

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La pervasività delle cattive notizie

Il fatto è che questa abitudine può avere ripercussioni poco rassicuranti sulla nostra salute. E, a dirla tutta, la pandemia globale non ha fatto altro che anticiparne, prima di amplificarne negli ultimi anni, gli effetti, e le cose sono forse peggiorate con l'attacco russo in Ucraina.

Le bad news sono sempre a portata di mano e l'impatto del lockdown, con conseguente parte della popolazione che ha sempre più identificato casa come l'unico luogo sicuro continuando a comunicare con il mondo solo per mezzo del web, ha accentuato il fenomeno: è sempre più difficile limitare la curiosità morbosa. 

Le modalità con le quali ci si approccia alla rete si intensificano e peggiorano, specie in momenti in cui l’ansia collettiva si sublima. Ciò che ne deriva è una sorta di isteria, dettata dalla continua necessità di rimanere aggiornati sulle ultime notizie, che ci spinge verso una costante dipendenza da dispositivi digitali, naturali generatori di engagement e dell’incapacità di scollarcisi.

Che cos'è il doomscrolling?

Eccoci dunque a doomscrolling e doomsurfing. Partiamo dal primo: il doomscrolling è la tendenza a trascorrere una quantità eccessiva di tempo all'assorbimento di notizie negative, scrollando nei feed di news.

Il termine nasce dell’unione dei termini dall’inglese doom, cioè catastrofe, e scrolling, cioè l’operazione che induce a scorrere sullo schermo. Si tratta di un modo compulsivo di muoversi tra le brutte notizie trovate online, saltando da un articolo all'altro e collezionandole.

Che cos'è il doomsurfing?

Il doomsurfing viene anche utilizzato come sinonimo di doomscrolling, ma il termine surfing sottende un'informazione aggiuntiva, ovvero il surfare, il muoversi consapevolmente tra una cattiva notizia e l'altra.

Il doomsurfing, in sostanza, è l’azione indagatrice e d'approfondimento effettuata dagli utenti nell’atto di incappare in contenuti negativi. Questi neologismi sono stati battezzati su Twitter tra il 2018 e il 2019, e da quel momento sono frequentemente in uso.

A partire dal 2020, a causa dell’ondata pandemica, la tendenza dei navigatori a ricercare continuamente fonti da cui attingere per approvvigionarsi affannosamente di aggiornamenti sul numero di contagi e vittime si fa sempre più incessante. Non ultime le sorti del conflitto russo-ucraino, o il crollo delle borse internazionali, il caro vita, la crisi climatica e qualsiasi altro versante che stimoli la nostra curiosità morbosa è ad alto rischio dell’effetto ‘doom’.

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Gli effetti nocivi di doomscrolling e doomsurfing

Se un’abitudine diventa un vizio, non è mai una transizione positiva, perché è facile che sfoci in un’ossessione. E da lì al patologico il passo è breve, dato che può indurre a quel punto nelle persone depressione e insoddisfazione. Ed è poi così che si crea una spirale da cui è arduo divincolarsi per cui si innesca una forma di dipendenza da comunicati drammatici dei quali non si riesce più a far a meno: si intravede la catastrofe anche dove non è presente, la si avverte come imminente, e non si fa altro che ricerca per legittimare questa teoria.

Da alcuni studi sulla materia diversi psicologi ritengono che questo genere di prassi nasca dalla necessità primordiale dell’uomo di guardarsi dalle minacce, così da crearsi l’illusione di essere preparati di fronte al pericolo imminente e di essere in grado di poterlo controllare. Le ripercussioni negative inoltre sembrano sortire un impatto maggiore sul benessere mentale rispetto a quelle positive, con l’aggravante che le brutte notizie attirano di più l’attenzione dell’utente, incrementando, di fatto, anche il grado di stress che il nostro corpo è chiamato a sopportare. 

Se ci si limita a indagare sulla rete col fine dell’aggiornamento fine a sé stesso, senza lasciarsene ossessionare, doomscrolling e doomsurfing non costituiscono un problema. Lo diventano invece se si trasformano in dipendenza incontrollata che genera uno stato di tensione psicofisica costante, che insiste su di noi causando duri contraccolpi.

Come imparare a gestire doomscrolling e doomsurfing

Cosa fare per evitare gli effetti negativi di doomscrolling e doomsurfing? Se è impensabile rinunciare all'informazione e tantomeno diventare impermeabili a qualsiasi sentimento, quello che possiamo fare è imparare a gestire in modo più oculato il modo in cui fruiamo le notizie. Lo scopo principale è cercare di trascorrere il minor tempo possibile imbottigliati tra i feed di news e social. Le soluzioni possibili sono tre. 

  • Limitare l’accesso allo smartphone

La prima soluzione è sforzarsi di utilizzare il meno possibile lo smartphone, in modo da non cadere in tentazione. Soprattutto è importante farlo durante i momenti distensivi e i pasti, e a maggior ragione prima di andare a dormire, per regalarsi un sonno riposante, rinvigorente e alieno dall’ossessione per le brutte notizie. Il sistema migliore per abbracciare il relax è quindi il detox. Scegliamo un preciso momento della giornata (o al massimo due) da dedicare all'informazione, scegliamo accuratamente le fonti più serie e affidabili, e lasciamo confinati a quei momenti le cattive notizie.

  • Immergersi nel benessere digitale

Una valida alternativa è ricorrere alla tecnologia in chiave ‘positive’, sfruttandola per favorire il nostro benessere digitale, a partire ad esempio dal blocco di alcune funzioni dello smartphone per un periodo specifico di tempo impostato direttamente da noi. Sarà così possibile disabilitare l’ingresso di messaggi, chiamate o notifiche in fasce prestabilite della giornata.

In extremis si potrebbe anche ricorrere persino alla disinstallazione di app social dai nostri dispositivi: questa soluzione è però adottabile solo se prima gli altri tentativi si sono rivelati inefficaci e quindi, per effettuare con sistematicità l’accesso a un browser, l’utente è via via disincentivato ad effettuare la stessa operazione ogni volta, scoraggiandosi e disabituandosi progressivamente allo scrolling selvaggio.

  • Prendiamoci cura della nostra salute mentale

Quello che sta accandendo nel mondo è tutt'altro che rassicurante e dobbiamo farci i conti. Restare indifferenti è quasi impossibile, a meno di azzerare completamente la nostra empatia. Se possibile cerchiamo un modo per dare un nostro apporto positivo (ad esempio: fare beneficenza o volontariato), ma ricordiamoci che il nostro malessere non sarà di aiuto a nessuno. Prendiamoci cura della nostra salute mentale per quello che è possibile, non perdiamo di vista quello che ci fa stare bene e le persone che abbiamo vicino. Sicuramente la condivisione - anche e soprattutto delle nostre paure - con le persone che amiamo è molto più positiva rispetto all'isolarci con il doomscrolling. E in conclusione: se il malessere è importante chiediamo aiuto a uno specialista.

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