Fin da bambini impariamo a riconoscere e vivere di emozioni; fanno parte della nostra vita da subito e sicuramente hanno un ruolo importante nella nostra crescita e nello sviluppo della nostra identità. Inserire tra le competenze da insegnare a scuola l’educazione emotiva è un passo che andrebbe fatto per permettere fin da piccoli la comprensione e il riconoscimento di ciò che proviamo e percepiamo così da agire di conseguenza. Negli ultimi anni l'argomento è molto sentito, e in molt* sostengono che un'educazione sentimentale diffusa in tutte le scuole potrebbe essere il primo passo per agire alla radice contro la violenza sulle donne. Ma perché l'educazione è così importante in questo senso?
L’educazione emotiva diventa una risposta ai piani di studi ordinari che trascurano invece esigenze, bisogni e stati d’animo degli studenti. Tra le esigenze più comuni che saltano all’occhio troviamo ansia, stress, depressione ma anche stati più gravi che possono portare a dipendenze di droghe, suicidi e comportamenti a rischio, alto livello di problematicità nelle relazioni. Ma sai qual è il motivo che porta verso queste strade? Il più delle volte si tratta di analfabetismo emotivo. L’educazione emotiva potrebbe diventare lo strumento ideale per sviluppare competenze emotive, prendere consapevolezza, sapersi esprimere e controllare le proprie emozioni.
Cosa si intende per educazione emotiva
La situazione sanitaria di emergenza ha sottolineato più volte quanto sia necessario virare su competenze extra-scolastiche. Non solo nozioni, compiti, interrogazioni e libri da studiare per sviluppare competenze utili a livello di cultura e percorsi lavorativi, ma anche un’educazione emotiva, in grado di aiutare i più giovani a sviluppare competenze in ambito personale e sociale.
La DAD, l’isolamento e la pandemia hanno evidenziato quanto un contesto delicato possa mettere a repentaglio il benessere dei più giovani, fascia particolarmente fragile che ha necessità di un supporto nel gestire le emozioni quotidiane.
Gli esperti dell’educazione hanno evidenziato come quella emotiva nelle scuole possa fare la differenza; il trasmettere insegnamenti legati alla gestione delle emozioni, potrebbe diventare un aiuto concreto non solo nello sviluppo della personalità ma anche un ottimo supporto per le famiglie. La scuola può così diventare uno spazio dove poter gestire le proprie emozioni, facendo in modo che il processo di apprendimento sia facilitato.
Competenze emotive
L’educazione emotiva nelle scuole potrebbe aiutare a sviluppare competenze relative al campo delle emozioni. Tra queste troviamo non solo la consapevolezza, fondamentale per il proprio benessere, ma anche il controllo delle emozioni, l’indipendenza emotiva e la capacità di garantire il proprio benessere.
Sviluppare queste competenze richiede non solo un’educazione ma anche una pratica costante; secondo gli esperti è necessario iniziare ben prima dei 6 anni d’età e continuare ad andare in questa direzione per tutto il ciclo di vita. Secondo il parere degli esperti dovrebbe essere tra le discipline scolastiche fin dall’asilo, diventando poi un pilastro sia delle scuole elementari che delle superiori. Ovviamente non si tratta di un lavoro da delegare interamente agli insegnanti, anche a casa e in famiglia è necessario praticarla.
Perché è importante nelle scuole
Imparare a controllare le emozioni, soprattutto in situazioni stressanti è assolutamente necessario: serve fin da piccoli per poter iniziare ad affrontare i problemi che si manifestano durante la giovinezza, ma è necessario poi come competenza anche negli anni a venire quando i problemi potranno diventare più grandi e pesanti da gestire.
La scuole, come contesto d’apprendimento, può aiutare a sviluppare competenze non solo in ambito culturale ma anche in ambito sociale. Non a caso, chi si è scagliato contro la DAD ha lamentato proprio la mancanza di contatto e di socialità. A scuola si potrebbe lavorare su due fronti principalmente: da una parte sull’assunzione di consapevolezza del proprio stato d’animo per poterlo manifestare adeguatamente con linguaggio verbale e non verbale, dall’altra sulla gestione delle emozioni regolando quelle sgradevoli senza sopprimerle.
I casi in Europa
In alcune nazioni europee l’educazione emotiva è già realtà; basti pensare al progetto Eumoschool con cui sono stati seguiti progetti triennali per contrastare l’abbandono scolastico precoce. Attraverso questo esperimento che ha coinvolto l’Italia, il Regno Unito, l’Ungheria, la Romania, l’Austria e la Turchia è stato possibile creare un elenco di 103 indicazioni che possono servire come linee guida per tutelare il benessere degli studenti e sviluppare la dote dell’empatia.
Oltre a questo progetto però anche l’insegnamento che segue la filosofia Montessori è d’aiuto. Questo metodo è apprezzato da molti insegnanti e genitori poiché ribalta il concetto tradizionale di scuola; in questo caso si fa in modo che sia il bambino ad imparare e non l’adulto ad insegnare. Al centro di questa tipologia di insegnamento c’è un processo di condivisione dell’esperienza; si fa in modo di prestare attenzione alle singole esigenze, alle emozioni e alla consapevolezza.
Quello che preme a chi si occupa del settore sottolineare è che nasciamo imparando a conoscere alcune emozioni base ma l’intelligenza emotiva va allenata . Questo può evitare la malagestione dei propri stati d’animo che può sfociare in tantissime problematiche differenti come l’ansia, la depressione, la rabbia incontrollata.
Lavorare su questa dimensione può aiutare gli adulti, ma anche gli adolescenti in età scolastica, ad orientarsi verso uno sviluppo sociale che generi benessere. Si tratta di uno strumento utilissimo per controllare l’impulsività e imparare a comunicare come ci si sente in modo costruttivo e non distruttivo.