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L’importanza di essere tristi e di esprimerlo con le parole giuste

Donna cerca le parole per esprimere la tristezza
Esistono le parole giuste per esprimere la nostra tristezza? Ecco cosa dire quando viviamo un momento di disagio

Esprimere la tristezza

L’importanza di essere tristi è ormai universalmente nota. Per troppo tempo percepita come un’infelice manifestazione di disagio che porta la mente a occludersi in pensieri negativi e malinconici, la tristezza è in realtà un’emozione che racchiude in sé un corollario di sensazioni e sentimenti da sviscerare che, se abbracciati e non scacciati, possono esserci davvero utili per elaborare la nostra interiorità e migliorare l'autoconsapevolezza. Quello che però spesso dimentichiamo è l'importanza di esprimere la tristezza.

Sentirsi tristi, può infatti spingerci, più di ogni altra cosa, a fare delle scelte che migliorano la nostra esistenza e quella delle persone che ci circondano e a riprendere in mano ciò che credevamo perduto. Al contrario reprimere o ignorare i nostri pensieri tristi è spesso un modo di ignorare anche l'origine del nostro malessere.

Per questo è importante non nascondere la tristezza, ma anche trovare le parole giuste per esprimerla e farsi comprendere dagli altri, ma soprattutto da noi stessi. Perché raccontare a se stessi e a chi ci è vicino i propri disagi e saper dare loro un nome, senza remore e senza vergogna, può rappresentare una svolta importante per il proseguo futuro sereno, della nostra vita. Ecco quali sono le parole giuste per esprimere la nostra tristezza.

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Sì alla vulnerabilità

«Mi sento vulnerabile». Cosa c’è di male ad esprimere la propria vulnerabilità? Spesso capita di sentirsi in balia degli eventi, senza armi o scudi che possano proteggerci preventivamente dalle onde del mare magnum dell’esistenza. E tutto ciò ci porta a pensare che la vulnerabilità sia qualcosa da associare a sentimenti di incertezza, vergogna o paura. Niente di più sbagliato. Sentirsi vulnerabili e ammettere di esserlo, vuol dire entrare in connessione profonda con il proprio inconscio, riscoprire la propria essenza più intima e nascosta e tornare ad abbracciare la propria autenticità.

Tutto questo può essere vissuto difficilmente senza abbassare per un attimo la guardia e abbattere quei paletti che spesso, senza accorgercene, ci opprimono. Lasciarsi andare per un po’ alla vulnerabilità, senza vergogna e senza giudizio può renderci più empatiche, più emotivamente connesse con noi stesse e può portarci alla scoperta e alla riscoperta di emozioni nascoste e dettagli di vita che avevamo accantonato per troppo tempo. Quindi sì, alla vulnerabilità e sì, alla libertà di dirlo espressamente.

Metti da parte la vergogna

«Sono triste e non me ne vergogno». Affrontare momenti di profonda tristezza durante tutto l’arco della vita è assolutamente fisiologico. Molte persone però tendono a vivere questi momenti con profondo imbarazzo e senso di inadeguatezza. Celano il più possibile tutto ciò che possa rivelare al mondo esterno che stanno provando un momento di sconforto. Lo stigma che circonda tutti quei sentimenti ben lontani dall’euforia, dalla felicità e dalla serenità ha portato per troppo tempo, troppe persone, soprattutto donne, a sentirsi in imbarazzo nel provare sentimenti associati alla tristezza.

Tutto ciò è profondamente sbagliato. Sentirsi tristi non è una vergogna, anzi, avere il coraggio di manifestare i nostri momenti di disagio, vuol dire dare valore anche ai propri momenti no, riconoscerli, non farsi spaventare da loro e accoglierli per superarli in maniera serena. Vivete la vostra tristezza senza restarne prigioniere, ma con il coraggio di affrontarla a testa alta parlandone in maniera libera e senza paure.

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Non utilizzare il termine “depressione”

Tra le parole giuste per esprimere la nostra tristezza, ce n’è una molto semplice: tristezza, appunto. Succede spesso, infatti, di utilizzare un termine diverso per esprimere la tristezza, ovvero depressione. Pronunciare frasi come «mi sento depressa» o «vivo un periodo di depressione», in maniera leggera, può essere deleterio. La tristezza non può e non deve essere confusa con una patologia seria, specifica e spesso invalidante, come è la depressione. Essere tristi ha a che fare con la sfera delle nostre emozioni e per questo è molto distante da tutto ciò che comporta essere depresse.

La depressione riguarda infatti la sfera dell’umore, non quella delle emozioni e non ha una limitata durata nel tempo, con un inizio e una fine ben definite, ma può protrarsi a lungo arrivando a durare anni. Per questo definirsi depressi, quando si è tristi è sbagliato. È sbagliato nei confronti di chi affronta davvero il mostro della depressione ed è sbagliato per se stesse. Perché fa perdere la focalizzazione su ciò che stiamo davvero provando, facendoci vivere un momento di tristezza in maniera totalmente negativa, senza riconoscerne le potenzialità per la nostra empatia e il nostro bagaglio emotivo.

Descrivi la ragione della tua tristezza

Qual è il motivo della tua tristezza? Pensaci, dalle una forma, visualizzalo, descrivilo, parlane. Dare un nome a ciò che scatena la propria tristezza vuol dire guardare negli occhi il problema alla base del nostro disagio. Difficilmente la tristezza non ha una causa scatenante specifica, ammetterla a se stessi e avere il coraggio di parlarne è un modo per affrontarla e liberarsene. «sono triste perché ho discusso con un’amica» oppure «sono giù di corda perché sono lontana dai miei affetti più cari», sono solo alcune delle tipiche frasi con cui poter esprimere liberamente il nostro periodo no.

Le parole giuste per esprimere la nostra tristezza sono quelle che ci vengono dal cuore, quelle che non si ha paura di sviscerare e che con coraggio, ci guidano verso l’uscita da un periodo buio, senza scacciare un sentimento così profondo, ma affrontandolo in maniera libera e soprattutto senza vergogna.

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