"Ma quanto sei dimagrita!", "Ma quanti chili hai perso?!", "Ora sì che ha riconquistato la linea!". Sembrano complimenti, o perlomeno così tendiamo a percepirli. Eppure, dietro queste frasi apparentemente innocue si cela una vera e propria forma di discriminazione. Prende il nome di "fat shaming" ed è una tipologia di body shaming che riguarda nello specifico le persone grasse, i cui corpi non rispecchiano i canoni standard della nostra società. La cultura della dieta è infatti capillarmente diffusa, i corpi magri sono ovunque e ci vengono continuamente presentati come modelli da imitare. In questo contesto magro è bello e salutare, grasso è brutto e nemico del benessere.
Non stupisce quindi che di fronte a "complimenti" di questo genere, molte persone si sentano lusingate. E che con altrettanta disinvoltura rivolgano simili parole ad amiche e conoscenti. Non è facile uscire dal circolo vizioso ma, passo dopo passo, ci si può riuscire, cercando di capire innanzitutto cos'è il fat shaming.
VEDI ANCHE Lifestyle10 vip che si stanno battendo per il body positiveFat shaming e grassofobia
L'espressione fat shaming è legata a doppio filo alla grassofobia e indica una forma di discriminazione che colpisce le persone i cui corpi non rispecchiano gli standard imposti dalla nostra società. Che ne siamo o meno consapevoli, la nostra società è infatti fortemente grassofobica e non a caso le persone non magre vengono spesso etichettate in modi negativi e descritte come indisciplinate, pigre, ingorde, prive di forza di volontà, incapaci di prendersi cura della loro stessa salute.
A tal punto che lo stesso termine "grasso" è percepito in modo dispregiativo, come se fosse un insulto, motivo per cui tendiamo ad utilizzare sinonimi considerati meno offensivi, basti pensare a paffutella, morbida o plus size. Essere grassi, insomma, non è una caratteristica come tante altre, ma viene percepito come una colpa. Non a caso le attiviste della Fat acceptance ribadiscono spesso l'importanza di privare questo aggettivo della connotazione negativa che gli viene attribuita.
Nella nostra società è capillarmente diffuso
L'odio per il grasso si cela ovunque nella nostra società. Persino dietro commenti apparentemente innocui che, in modo più o meno consapevole, promuovono la cultura della magrezza. Da quelli classici che tirano in ballo la salute ai commenti riguardanti l'estetica.
Non è un caso che sia così diffusa l'ossessione per le diete dimagranti o la smania del peso forma. Siamo tutti più o meno grassofobici e spesso anche le persone grasse si vergognano dei loro corpi, influenzate da un contesto che le fa sentire continuamente sbagliate.
Fat shaming e senso di inadeguatezza fisica
Il fat shaming gioca sul senso di inadeguatezza fisica, alimentato da una società che premia la magrezza, mostrandola come un obiettivo a cui tutti dovremmo aspirare, costi quel che costi. D'altronde anche le trame di film e serie tv, come evidenzia Kristina Bruce nell'articolo "5 motivi per cui dovresti smettere di complimentarmi con le persone per la loro perdita di peso", spesso mostrano le persone magre in un'ottica di successo (sono i magri/le magre a ottenere il lavoro, la casa, il ragazzo o la ragazza, i soldi ecc.), e le persone grasse come i migliori amici divertenti, i nerd o i perdenti presi di mira dagli altri e/o vittime di bullismo. Spesso tristi, isolate e in generale "deboli".
In un simile contesto culturale, le persone grasse tendono a sentirsi inadeguate, sbagliate, incapaci di raggiungere determinati obiettivi, provando vergogna per il proprio corpo. Le stesse critiche rivolte loro, in merito al peso, si trasformano in una conferma di essere in errore, spiega Kristina Bruce.
VEDI ANCHE LifestyleBody Positivity e Body Neutrality: ecco perché dovremmo scegliere il secondoÈ un fenomeno molto diffuso anche sui social
Moltissime celebrities (e non solo) devono continuamente fare i conti con commenti inopportuni riguardanti la propria forma fisica. Si passa dal body shaming, forma di bullismo che consiste nel giudicare e criticare le forme del corpo di una persona con affermazioni poco gradite e in ogni caso non richieste, al fat shaming, che riguarda nello specifico il peso.
Britney Spears, Ashley Gram, Vanessa Incontrada, sono solo alcune delle vip messe sotto "accusa" per il loro peso, colpevolizzate per i loro corpi giudicati grassi in senso dispregiativo. Sì perché la parola "grasso", ribadiamolo, non è un insulto, ma è visto come tale a causa di una percezione errata, che lo vede come una caratteristica difettosa, sbagliata, negativa.
Aumenta il rischio di depressione e suicidio
L'articolo "The Scarlet F", pubblicato sulla rivista della Harvard Th Chan School of Public Health, spiega che lo stigma del peso comporta tutta una serie di pericolose conseguenze. Innanzitutto perché aumenta il rischio, fin da bambini, di essere vittime di bullismo, compromettendo addirittura le prospettive di istruzione, carriera e relazioni di coppia. Non solo, aumenta anche il rischio di depressione, suicidio e disturbi alimentari.
Per non parlare delle disfunzioni in più sistemi corporei che lo stress cronico derivante da questa forma di discriminazione può scatenare. Lo stress prolungato, specifica l'articolo, può addirittura aumentare il rischio di malattie cardiache, diabete di tipo 2 e morte prematura. E può portare al cosiddetto carico allostatico, impedendo al corpo di raggiungere la stabilità, o "allostasi".