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Le ferite affettive possono avere conseguenze serie: ecco come prendercene cura

ferite affettive
12-04-2023
Ci sono dei dolori che non guariscono facilmente e che nemmeno il tempo può lenire al 100%. Stiamo parlando delle ferite affettive e del modo in cui influenzano in maniera permanente il nostro modo di essere

Cosa sono e come si curano le ferite affettive?

Le ferite affettive non sono sempre evidenti e non sempre sono riconducibili a una causa precisa e univoca. Sono dolori silenziosi che non parlano ad alta voce, che non possono essere espressi con le parole che usiamo abitualmente. Si tratta spesso di periodi in cui la voglia di fare e di progettare è poca, o pari a zero.

E che si fa allora quando il dolore si trasforma in silenzio, e ci si allontana piano piano dalle cose che contano? La vita nel suo insieme è fatta di momenti deliziosi e di giornate meno piacevoli. Imparare a capire queste ferite, a integrarle nella propria vita, è un processo che può durare anni e per ogni passo avanti fatto, può provocarne due all’indietro. È un’idea scoraggiante, ma è anche una verità da fronteggiare.

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Come si riconosce una ferita affettiva?

Le ferite affettive sono un insieme di emozioni e sentimenti che di solito vengono innescati da un evento esterno, spesso reale o comunque percepito come tale. Fanno parte del vissuto di tutte le persone: le forgiano, e fanno di noi ciò che siamo davvero.

Proprio come quando, per esempio, ci rompiamo una gamba, quando si percepiscono i morsi di una ferita emotiva cerchiamo in qualche modo di trovare sollievo dal dolore. Ci vuole tempo prima di rendersi conto che è necessaria una cura. Purtroppo per noi, la cura per una gamba rotta è quella di andare in ospedale. La cura per una ferita emotiva non dipende solo dalle competenze del dottore e dai progressi tecnologici della medicina: dipende prima di tutto da noi stesse.

Una ferita affettiva è un dolore che non si può spiegare con parole semplici e per cui non basta una medicina presa a orari regolari. È quella cosa per cui tutti dicono che ci vorrà “tempo”. Il tempo, tuttavia, non è sufficiente da solo per sedare il dolore. È il nostro modo di reagire che, grazie proprio al tempo, e alla forzata convivenza col dolore, farà la differenza.

Non esiste un modo “giusto” per guarire da una ferita emotiva, ma di sicuro esiste quella che può essere considerata una convivenza più serena col dolore, e quella che invece risulterà tormentata per tanto tempo.

Un circolo vizioso

Una ferita emotiva ha delle conseguenze concrete sul modo in cui ci relazioniamo con la vita e con le altre persone. Quando questo dolore è fresco, è più facile gettarsi a capofitto in altre situazioni problematiche per dimostrare a se stesse di non essere mai state in errore. Quando il dolore sedimenta, invece, può farlo in due modi: nel bene o nel male.

La ferita emotiva che non guarisce bene ci porta spesso a formulare pensieri come “poteva succedere solo a me”, oppure “attiro sempre il solito tipo di persone tossiche”. Si tratta di lamentele perfettamente accettabili, purché si faccia qualcosa per affrontarle di petto.

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Quando un dolore guarisce in maniera corretta ci fortifica, ci rende migliori e, soprattutto, ci rende persone più capaci di affrontare la vita in maniera sana e avvincente. Quando una ferita non guarisce bene, lascia segni sul nostro corpo e sulla nostra salute. Lo stesso vale per quelle emotive, come ad esempio ciò che proviene dal rifiuto, dall’abbandono, dall’umiliazione, dall’ingiustizia o dal tradimento.

Si tratta di circostanze che prima o poi toccheranno tutti, più o meno a fondo. La ferita emotiva guarisce più o meno facilmente in base a un mix di tre fattori principali:

  • Le risorse personali dell’individuo, cioè le nostre
  • La capacità di gestione emotiva
  • L’esperienza di vita e la storia familiare

Questi tre elementi messi insieme ci aiutano a superare il trauma di una ferita affettiva in maniera più o meno efficace.

Come si curano?

Le persone cambiano e, talvolta, vengono sconfitte dalla vita. Succede ma, come dice il saggio, bisogna rialzarsi. Che fare dunque quando la voglia di rialzarsi non torna affatto? Siamo creature che possono tollerare solo una certa quantità di dolore, con il fattore aggiuntivo che non tutti i periodi sono uguali. Una persona piena di risorse può imbattersi in periodi tremendi, e perdere gli strumenti che pensava di avere.

A questo punto, quando il futuro è buio, incerto, e soprattutto ha perso ogni attrattiva ai nostri occhi, è giunto il momento di chiedere aiuto. L’assistenza psicologica non è paragonabile a un cerotto, né a un interruttore che accende la luce in fondo al tunnel.

È un percorso lungo e complesso fatto di domande difficili e risposte dolorose, offensive, e di tempo che ci aiuta ad elaborare. Alla fine non c’è la rivelazione, l’epifania, e bisogna dire anche che le cose non torneranno mai ad essere quelle che erano prima. Saranno nuove, trasformate, diverse e più mature. Una nuova versione di noi.

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