Mai sentito parlare di mentalizzazione? Si tratta di una capacità poco conosciuta, ma che tutti dovremmo sviluppare. Permette infatti di comprendere sia i nostri stati mentali che quelli degli altri, legati a sentimenti e pensieri. Un super potere che potrebbe diventare fondamentale nelle tue relazioni e aiutarti a gestire le emozioni al meglio, incanalando nel modo giusto le tue energie.
Cos’è la mentalizzazione
Definita anche come la capacità di sviluppare una “teoria della mente”, la mentalizzazione consiste nella capacità di comprendere gli stati mentali, sia propri che altrui, individuandoli e analizzandoli. Ogni volta che sei totalmente consapevole di cosa provi e pensi, dunque, stai mentalizzando, anche se non te ne accorgi.
VEDI ANCHE LifestyleQuando il sesso ti coinvolge “troppo”: pro e contro dell’empatia sessualeQuesto processo è essenziale per la conoscenza di sé ed è essenziale per poter gestire le emozioni, ma anche per instaurare delle relazioni sane e mantenerle, imparando a cogliere il punto di vista dell’altro e la sua interiorità. Una sorta di “versione estesa” dell’empatia che ti permette di riconoscere le intenzioni, i bisogni, i desideri e i sentimenti che si nascondono dietro i comportamenti di un’altra persona. Aiutandoti a “sintonizzarsi” sulla sua lunghezza d’onda, per una comprensione totale.
Il termine deriva dalla Teoria della Mentalizzazione, creata da P. Fonagy, psicoanalista inglese che ha definito questo fenomeno come la “capacità di tenere la mente a mente”. Dunque di riflettere e comprendere lo stato d’animo proprio e degli altri. In sostanza se usi la mentalizzazione sai perfettamente come ti senti e soprattutto perché.
Da cosa deriva la mentalizzazione
Da cosa deriva la capacità di mentalizzazione? Questa abilità nasce e si sviluppa nell’infanzia in funzione del legame con i propri genitori. Da questo punto di vista il lavoro degli adulti è essenziale per insegnare al bambino a mentalizzare, seguendo il loro esempio.
I genitori, in sostanza, dovrebbero comprendere attivamente gli stati mentali del bambino per imparare a tradurli in emozioni e connetterli con dei comportamenti. Solo in questo modo, in un gioco di specchi e di rispecchiamenti, il bambino capirà come dare un nome a quello che prova lui e a ciò che percepisce intorno a sé.
Come funziona
Tutti, nella vita quotidiana, usiamo la mentalizzazione, spesso senza accorgercene. Accade, ad esempio, quando una mamma sente il figlio piangere e immagina cosa voglia comunicare con quel pianto, riconoscendo un’emozione del piccolo e attivandosi per lui.
La mentalizzazione dunque presuppone un lavoro fatto di step mentali. Il primo è quello che presuppone di percepire le emozioni, si passa poi a immaginare da dove derivino. Gli stati d’animo vengono descritti nella propria mente, infine ci si riflette su prima di agire. Mentalizzare in modo esplicito e consapevole dunque è essenziale per costruire legami sani e forti sia d’amicizia che d’amore.
VEDI ANCHE LifestyleAutoempatia: quanto è importante e come ci salvaQuesta capacità può essere esplicita. Ciò avviene quando, ad esempio, parliamo apertamente dei nostri stati mentali e di quelli degli altri, tentando di dare una spiegazione e un senso alle emozioni per elaborarle. Può inoltre essere implicita quando, anche in modo del tutto inconsapevole, agiamo prendendo in considerazione lo stato mentale degli altri.
Migliorala così
Migliorare la mentalizzazione dunque è essenziale per garantirti una vita affettiva e relazionale piena e soddisfacente. La prima cosa da fare – semplice, ma per nulla scontata – è quella di imparare ad ascoltarti. Ogni giorno dedicati qualche minuto per riflettere su di te e concentrarti su cosa provi. Osservati, in silenzio e da sola, cercando di dare un nome allo stato d’animo che hai.
Una volta che avrai lavorato su di te inizia a fare lo stesso con chi hai intorno, provando a identificare le emozioni oppure le intenzioni che si nascondono dietro un dato comportamento. Anche un percorso psicologico può rivelarsi utile per esplorare le emozioni e migliorare la capacità di mentalizzare, scoprendo, grazie allo specialista, nuovi strumenti per conoscersi e rapportarsi al mondo.
E l’empatia?
La mentalizzazione e l’empatia sono due concetti molto simili e sono entrambi importantissimi nella nostra esistenza, ma non vanno confusi. La parola empatia infatti deriva dal greco “en-pathos” che significa letteralmente “sentire dentro”. Si tratta infatti della capacità di mettersi “nei panni dell’altro”, provando a comprenderlo meglio.
Questa condizione dunque prevede l’abilità di avvertire le emozioni dell’altro, di interpretarle e mettersi nella sua prospettiva al fine di fornire una giusta risposta. L’empatia dunque presuppone di comprendere chi si ha di fronte e agire per realizzare uno scambio, mettendo la percezione dell’altro e la sua visione della realtà in primo piano. Tutto senza confonderla in alcun modo con la propria, ma facendolo sentire comunque apprezzato e compreso.
Ciò che rende differente, almeno in parte, l’empatia dalla mentalizzazione, è la sua dimensione fortemente emozionale. La maggioranza delle persone empatiche infatti percepiscono l’emozione dell’altro e la condividono in pieno. In sostanza se sei empatico “senti ciò che sente lui”, coinvolgendo non solo la mente, ma anche il cuore.