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Tutti i buoni motivi per normalizzare la tristezza piuttosto che reprimerla

L'importanza di normalizzare la tristezza
Non si tratta di sottovalutarla o di dare per buono che tutti dobbiamo soffrire, ma è bene sapere che normalizzare la tristezza è importante: ognuno di noi ha bisogno di questa emozione

Non è sicuramente fra le emozioni che scalpitiamo di più per provare e di certo non è quella a cui pensiamo quando vogliamo elencare qualcosa di positivo, ma attenzione: normalizzare la tristezza è essenziale per avere una vita piena, per dare legittimità a ciò che sentiamo e per capire meglio cosa succede dentro di noi.

Nessuno è sempre felice: partendo da questa basilare ma grandissima verità bisogna dunque dare alla tristezza la giusta dignità e non condannarci (né condannare gli altri) quando questa emozione viene alla luce. Quelle legate alla tristezza possono essere sensazioni spiacevoli, ma la verità è che sono fondamentali. E non sono mai sbagliate.

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L'importanza di essere tristi

Ma andiamo per ordine. A fianco di questa emozione possiamo mettere una serie di sentimenti e micro sensazioni, tutte uniche a loro modo: angoscia, perdita, dispiacere, sgomento, abbattimento, nostalgia, malinconia e molte altre ancora. Ognuno di questi stati si può verificare per una molteplicità di cause (da situazioni negative a drastici cambiamenti della vita) e la tristezza è la risposta, il processo che ci porta a elaborare, a capire, a spiegare cosa ci sta succedendo davvero.

È per questo che la tristezza è importante: manifestandosi, in un primo momento questa emozione ci impone di fermarci, di mettere in pausa la nostra quotidiana routine per dare spazio all'introspezione e all'analisi. Il bisogno di trovare una "soluzione" alle sensazioni scatenate dalla tristezza ci permetterà non solo di cercare un senso, ma anche, eventualmente, di cercare conforto.

Essere tristi è normale, è fisiologico ed è anche costruttivo. La tristezza nasce per mettere insieme tutto ciò che ci mette in difficoltà, per sollecitare una reazione e per stimolare il pensiero: cerchiamo di non dimenticarlo.

Come vivere la tristezza e comprenderla appieno

Purtroppo, se da una parte stiamo vivendo un periodo di enormi progressi riguardo ai modi per vivere in modo sano le emozioni, dall'altra parte ci ritroviamo a muoverci all'interno di una società digitalizzata che talvolta sembra "imporci" la felicità a tutti i costi. È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di passare un momento difficile e di sentire frasi desolanti come "Dai, fai un sorriso" oppure "Però tu provaci a essere felice": si tratta di positività tossica ed è fondamentale non cadere nelle sue trappole.

Infatti, indossare un sorriso o reprimere le emozioni negative non migliorerà né come ci sentiamo né ciò che siamo. Il modo migliore per vivere la tristezza è darle peso e valore, che sia nostra o degli altri: normalizzare la tristezza, appunto, senza scacciarla via o senza necessariamente farsi in quattro per rimuoverla da noi o da chi ci sta attorno.

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Una volta dato il giusto peso a questa emozione, è possibile passare alla fase successiva, ovvero quella in cui si indagano i motivi, si chiede come si può ritornare a uno stato di calma, se è possibile fare qualcosa o se ciò che dobbiamo fare è andare avanti, passare al prossimo capitolo sapendo di aver in qualche modo imparato qualcosa. La tristezza va capita, elaborata e metabolizzata: solo così la si può vivere serenamente.

Perché è dannoso inibire la tristezza?

Inibire, reprimere o scacciare la tristezza, per altro, è assolutamente dannoso. Si tratta di un'emozione, e come tutte le emozioni fa parte della natura umana. Spingerla in un angolo e reputarla "brutta" o superflua significa non andare avanti, non crescere, non accogliere e non superare il momento che l'ha scatenata. Significa non dare spazio all'elaborazione di quello che è un dispiacere o un dolore emotivo o fisico, non riuscire ad affrontare sofferenze e delusioni.

Normalizzare la tristezza, invece, permette a noi stessi e agli altri di aprire una finestra su una parte intima, profonda, molto più articolata di quanto possiamo immaginare. Per questo è essenziale capire che, specie quando si tratta di tristezza, la convalida emotiva è essenziale: occorre accettare quello che sta capitando (ripetiamolo: a noi e agli altri) per riuscire ad affrontarlo.

Capire la tristezza per prevenire la depressione

Normalizzare la tristezza e capirla, per altro, è fondamentale per prevenire o affrontare i primi sintomi della depressione. C'è infatti differenza tra la "semplice" tristezza e quella patologica, e solo accettando e comprendendo la prima è possibile individuare la seconda.

Per altro, convalidare la tristezza e affrontarla evita di andare incontro a un pericolo molto insidioso: l'apatia. Coloro che sono abituati a reprimere la tristezza e le altre emozioni potrebbero infatti sviluppare una sorta di "sistema di sicurezza" che impedisce di provare qualcosa ogni giorno, dando vita a interazioni poco sane o rendendo scarsi o assenti sentimenti ed emozioni.

Dunque, quando proviamo tristezza o abbiamo a che fare con qualcuno che la sta provando, non minimizziamo, non additiamo, non costringiamoci o non costringiamo a reagire in maniera "positiva": apriamo invece braccia e mente, accogliamo questa emozione e lavoriamo per destrutturarla in maniera sana, senza invalidarla e riconoscendone tutto il potere.

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