Avere paura è assolutamente normale. Una condizione ed emozione considerata di base e che permette a chi la prova di evitare situazioni che potrebbero essere pericolose, attivando dentro di sé una risposta immediata a livello profondo, sia emotivo che fisico. Ma cosa fareste se sapeste che le cose che tanto vi terrorizzano non sono altro che paure apprese?
In poche parole, timori assorbiti e imparati da altri. Da chi, prima di noi, le ha provate e/o vissute. Esattamente come qualsiasi altra azione o reazione. E in particolare questo avviene all’interno della propria sfera affettiva e familiare. E da coloro che ci danno il primo esempio di vita, i nostri genitori. Ma cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.
Cosa sono le paure apprese
Come ci suggerisce il termine stesso, le paure apprese non sono altro che paure acquisite e imparate nel corso del tempo. Generalmente nei primi anni di vita.
A differenza della capacità di provare paura e della risposta che mente e corpo mettono in atto in una circostanza in cui la si sente, e che sono innate e parte di un processo evolutivo volto alla protezione personale da possibili attacchi esterni, l’oggetto delle nostre paure non nasce con noi ma ci viene passato e insegnato da chi abbiamo di fronte.
Non a caso, infatti, i bambini molto piccoli, fino a circa un anno di vita, non provano paura. E questo lo si vede molto bene quando sono in presenza di estranei. Se sono in braccio alla loro mamma o comunque in un ambiente che conoscono, la presenza o interazione con un estraneo gli passerà quasi del tutto indifferente. Ma cosa accade dopo?
Come nascono le paure
Crescendo, aumenta sia la nostra capacità di apprendimento (per esempio quando si inizia a parlare, a giocare, a interagire, ecc.) e di sperimentazione.
Nel secondo caso una paura si può sviluppare in modo autonomo come conseguenza a un fatto vissuto (si pensi a un bambino che riceve un morso da un cane o un graffio doloroso da un gatto, ecc.) o come condizionamento alla paura di un altro (vedere qualcuno che viene morso e si spaventa o anche solo osservare l’espressione di un adulto di riferimento nel vivere una determinata situazione).
Nel primo caso, invece, ciò che accade è che, così come ci viene insegnato a usare nel modo corretto una forchetta, allo stesso modo ci vengono passate delle paure che sono parte del bagaglio di chi abbiamo vicino, i genitori per lo più. Diventando di fatto delle paure apprese ma, allo stesso modo, parte della nostra personalità.
Per esempio, se nostra mamma ha paura dei ragni e ci insegna con i suoi comportamenti che questi piccoli animali sono brutti e paurosi, è chiaro che quello che ci verrà passato come insegnamento è quello di considerare i ragni e simili allo stesso modo. Avendo paura, ribrezzo e tutte le diverse emozioni che ci verranno trasmesse a riguardo.
E questo non accade solo per le paure rivolte a oggetti, animali, travestimenti (per esempio i clown), ecc. Le paure apprese, infatti, nascono anche verso ciò che si sente. Come il timore di non piacere, di non essere abbastanza, di fallire, di essere traditi o abbandonati, di non avere amici, di restare soli, ecc. E di tutto ciò che può interessare la propria sfera sociale. Minando la propria sicurezza e limitando la vita di chi le prova.
Come ci limitano le paure apprese
Un danno doppio se si pensa che le paure apprese non fanno nemmeno parte del nostro essere ma vengono imparate nel tempo. Come una risposta a processi del tutto irrazionali e non parte di un’evoluzione utile. E oltretutto dalle quali è difficili liberarsi.
Le paure apprese, infatti, fanno parte del nostro patrimonio cerebrale. Esistono aree del nostro cervello (l’amigdala, la corteccia prefrontale mediale e il solco temporale superiore) che sono preposte alla cognizione sociale della paura. E proprio per questo liberarsene richiede tempo e un lavoro su di sé concreto e reale, per evitare che questi timori limito la propria vita. Come?
- Impedendoci di affrontare determinate situazione;
- limitando la conoscenza personale di cose nuove;
- riducendo la possibilità di sperimentare;
- abbassando la propria autostima e fiducia in se stessi;
- limitando la propria capacità relazionale;
- inculcando il pensiero che il mondo sia un luogo ostile e che nasconda pericoli in ogni dove, portando ad avere un atteggiamento di difesa costante;
- impedendoci di uscire dalla propria comfort zone e lasciarsi andare a nuove opportunità e conoscenze;
- ecc.
Rappresentando, quindi, (più o meno consapevolmente) un vero e proprio peso a livello psicologico.
Come superarle?
Ecco perché è importantissimo imparare a riconoscere le paure apprese, lavorando su se stessi e su di loro, per liberarsene una volta per tutte. Alleggerendo la propria vita.
Appurato, che il nostro cervello non fa alcuna differenza tra le paure apprese e quelle che derivano dalle proprie esperienze dirette, ciò che bisogna fare è capire la natura della paura stessa. La sua origine. Per farlo è necessario fermarsi e domandarsi da dove arriva la “nostra” paura. Verificando se la stessa coinvolge qualcuno a noi molti vicino (in primis i genitori) o se, invece, l’abbiamo vissuta in prima persona in età infantile.
Una volta compresa la natura del timore e appurato che si tratta di una paura appresa, si dovrà fare uno sforzo di osservazione della stessa. Guardandola e gestendola esattamente per quello che è. Qualcosa che non fa parte di noi ma che ci è stata data gratuitamente da altri. Analizzandola dall’esterno in modo distaccato e senza giudizio personale. Provando poi gradualmente ad affrontarla per quello che è. Esponendosi alla “minaccia” con sicurezza e consapevolezza che quando abbiamo davanti o che stiamo vivendo per noi è assolutamente neutro. E questo anche grazie all’aiuto di persone preparate e specializzate nel campo.
Insomma, avere paura fa parte di noi. Scegliere di cosa e quanto farsi limitare da questa emozione, invece, dipende da noi. Ecco perché è bene lasciare che le paure apprese restino con il loro legittimo proprietario. Imparando a non farsene carico (e a non trasmetterle a nostra volta). Liberando se stessi e chi verrà dopo da un fardello non richiesto e di cui si può fare assolutamente a meno.