Quante volte vi è capitato di dire o di sentirvi dire la classica frase “ma tu vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto?!?”. Bene, se vi è successo o se magari è una costante della vostra vita sappiate che siete in buona compagnia. E il motivo è molto semplice. Concentrarsi o ricordarsi gli aspetti negativi della propria vita o ciò che è andato “male” è molto più facile rispetto al vedere o considerare ciò che, invece, è positivo o che ci dona gioia. Ma perché accade tutto questo?
Per una qualche forma di negatività e/o pessimismo insito dentro di noi? Perché le emozioni che si provano quando si soffre sono più forti rispetto alle altre? O magari perché sono molti di più gli avvenimenti poco piacevoli rispetto a quelli che ci rendono felici? Forse tutto ma forse niente di tutto ciò. Proviamo a scoprirlo insieme!
Aspetti negativi e cervello
Nonostante sia innegabile che esistono persone più orientate verso gli aspetti negativi delle cose e altre, al contrario capaci di vedere il bello in (quasi) ogni cosa, bisogna dire che non tutto arriva da una predisposizione caratteriale o dalla voglia personale di vedere il mondo in un certo modo.
Pare, infatti, che la tendenza a vedere e/o concentrarsi sugli aspetti negativi di ciò che si vive sia strettamente collegata al nostro cervello, che è programmato per focalizzarsi su questo lato della medaglia per uno scopo ben preciso, la sopravvivenza.
Certo, le condizioni di vita attuali, soprattutto per alcuni Paesi, sono lontanissime da quelle in cui si viveva migliaia di anni fa (ma anche molto meno) ma la predisposizione neurologica a ricordare o focalizzarsi sui pericoli, le minacce esterne, la necessità di proteggersi e tutto ciò che potremmo definire negativo è rimasta, fa parte di noi. Ed è anche grazie a questa e alla capacità di reagire e modificarsi che la nostra specie è riuscita ad arrivare fino a oggi, sopravvivendo negli anni ed evolvendo in ciò che siamo in questo momento.
Come funziona il cervello in presenza di un fatto negativo
Un procedimento mentale, quindi, al quale è difficile andare contro, proprio perché insito nel nostro cervello a cui di fatto, non importa altro che portarci a sopravvivere il più a lungo possibile.
Secondo alcuni studi, infatti, è stato dimostrato come in presenza di due fotografie che ritraggono una momenti di felicità e un’altra momenti di tensione o dolore, si è più propensi a ricordare la seconda. Tanto che si registra un’attività elettrica molto maggiore alla vista della fotografia più “negativa”.
Allo stesso modo, poi, nel caso in cui per esempio ci capiti una situazione di pericolo, di paura, ecc. anche se non succede nulla o si risolve prima che si crei qualsiasi tipologia di danno, saremo predisposti a ricordarci benissimo quell’avvenimento passato mancato, come risposta del nostro cervello alla possibilità di sopravvivere e proteggerci nel caso in cui ricapitasse.
Focalizzarsi sugli aspetti negativi per proteggersi oggi
Si potrebbe dire, quindi, che questa tendenza o caratteristica insita nell’essere umano si sia sviluppata (o ci sia sempre stata) come un aiuto a se stessi. Per dare la possibilità di sopravvivere il più a lungo possibile e imparare dalle esperienze vissute. Prestando maggior attenzione alle cose e adattando il proprio comportamento a seconda delle circostanze, ma sempre volto alla protezione personale verso ciò che può accadere e minare il proprio benessere.
Ma oggi, è ancora davvero così? Ovviamente non del tutto. Il nostro cervello, infatti, non è cambiato ma ciò che si è radicalmente modificato è il contesto in cui si vive. Di fatto, quindi, ciò che prima poteva essere considerato come sopravvivenza, oggi è diventato più una tendenza alla negatività, come una sorta di pregiudizio. Che ci si tramanda a anche a livello famigliare. Con la conseguente mancanza di aspettative, fiducia, ecc. Virando pericolosamente verso una maggior tendenza all’ansia, allo stress, alla giudizio e all’aspettarsi minacce o pericoli che in realtà non esistono. Ma che modificano il nostro comportamento, portando a vedere il classico e già citato bicchiere mezzo vuoto.
Come risolvere questo “problema”?
Un circolo vizioso senza uscita? Possiamo dire di no. Ovviamente non si possono modificare i complicati ingranaggi del nostro cervello, ma quello che si può fare è vivere in modo più consapevole ogni cosa che ci accade. Imparando a godersi ogni cosa positiva che si vive, assaporandone ogni minima sfaccettatura nel qui e ora, senza pensare a ciò che sarà e che poteva essere.
Imparando anche a modificare i nostri pensieri in qualcosa di positivo. Trovando un equilibro nel proprio modo di vedere e vivere le cose e di fatto, trasformando il proprio sentire in qualcosa di più salutare e volto al bello che c’è in ogni cosa. Basta decidere, giorno dopo giorno, di volerlo vedere e di metterlo in primo piano rispetto a tutto il resto. Migliorando anche la qualità della vita stessa.