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Ecco cosa c’è dietro all’essere così dure con noi stesse (e come smettere di esserlo)

Perché ci succede di essere dure con noi stesse?
Giudizi impietosi, severe considerazioni, momenti di intransigenza: ma quali sono i motivi per cui siamo così dure con noi stesse? Che cosa ci porta a ossessionarci con i nostri difetti?
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Ce lo hanno detto in molti e adesso ce ne rendiamo conto anche da sole: c'è un momento in cui realizziamo di essere troppo dure con noi stesse, ma nonostante questa presa di coscienza non riusciamo a capirne i motivi né a trovare una via d'uscita.

La verità è che purtroppo non è facile: anche se non per tutti è così, quando si è dotate di estrema autocritica il rischio è di essere molto meno compassionevoli nei nostri confronti di quanto lo siamo in genere con gli altri. Per cercare di migliorare le cose occorre fare una serie di riflessioni: ecco da dove partire.

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Gli sguardi all'esterno, gli sguardi all'interno

La prima cosa da fare è sicuramente cominciare a distinguere come ci comportiamo con gli altri e come, invece, ci comportiamo con noi stesse. La prima riflessione da fare implica un lungo momento dedicato a guardarci dentro, per capire su quali basi riusciamo a esercitare empatia e a provare compassione e comprensione nei confronti delle persone che ci circondano ma non riusciamo a dedicarci la stessa cura.

Questo momento di introspezione non sarà breve e non sarà sicuramente facile da affrontare: essendo abituate a vivere con noi stesse e avendo in qualche modo fatto nostri e immagazzinato i comportamenti e le abitudini mentali che applichiamo nei nostri stessi confronti, potremmo non notare, almeno all'inizio, i gesti di scarsa considerazione che ci riserviamo.

Ci vorrà qualche tempo (e se volete un consiglio, un po' di sana meditazione) per capire se gli sguardi che rivolgiamo all'esterno e quelli che rivolgiamo all'interno, a noi stesse, differiscono per ragioni complesse come una scarsa autostima, impatti di relazioni tossiche, traumi legati all'infanzia o se sono il frutto di qualcosa di più "semplice", che non per questo però non va affrontato con la dovuta attenzione.

L'impatto dei verbi servili

Fatta luce su quelle che possono essere le ragioni che ci portano a essere dure con noi stesse, è ora di spostarci su qualcosa di altrettanto importante: la nostra organizzazione delle priorità e l'impatto e il peso che diamo ai verbi servili. Dovere, potere, volere: quanto il loro uso influisce su ciò facciamo, su ciò che desideriamo, su ciò che ci piacerebbe o che troviamo giusto essere?

Molto spesso quando siamo dure con noi stesse applichiamo dei rimproveri che partono dal fatto che "dobbiamo" o "dovevamo" fare qualcosa, che "possiamo" o "potevamo" fare la differenza, che "vogliamo" trasformarci in qualcosa di diverso, più operativo, più performante, più... qualsiasi cosa riteniamo essere consono al momento che stiamo vivendo.

Concentrandoci sul nostro linguaggio, su quello che diciamo e su come formuliamo i nostri pensieri, potremmo avere le risposte al nostro livello di intransigenza nei nostri confronti e non solo: potremmo anche allenarci a comprendere se effettivamente quella inflessibilità che ci riserviamo è davvero motivata o se è il momento di lasciarci andare.

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Sogni e bisogni

Attenzione, è fondamentale fare una piccola precisazione. Quando parliamo di lasciarci andare non intendiamo che occorre avere a priori paura del successo o rinunciare a eventuali parti di noi consacrandoci a una continua (e altrettanto dannosa) indulgenza. Intendiamo che dopo aver riflettuto sul linguaggio che ci imponiamo e dopo aver guardato al nostro interno, imparando a riservarci le stesse attenzioni che riserviamo agli altri, dovremmo anche imparare a distinguere tra sogni e bisogni.

I sogni possono essere meravigliosi e possono diventare delle valide motivazioni, ma se inseguiti alla cieca, giudicando impietosamente e con una sensazione di fretta e urgenza, possono essere deleteri. Occorre dunque "sceglierli" imparando in primis a riconoscere i nostri bisogni, per non ritrovarci intrappolate in situazioni che possono portarci a sminuirci, svilirci e a cedere all'insoddisfazione.

Il peso delle aspettative e della frustrazione

Infine, dopo aver parlato di sogni e bisogni, chiudiamo con una delle ragioni per cui spesso finiamo per essere così dure con noi stesse: le aspettative. Se è vero che non sempre fanno male, le aspettative possono essere un'arma molto affilata, da gestire con estrema cautela e da ridimensionare in molti, moltissimi casi. E stiamo parlando non solo di quelle che gli altri hanno nei vostri confronti, ma anche e soprattutto di quelle che avete verso voi stesse.

Le aspettative (sia in ambito personale che professionale e romantico) vanno spesso di pari passo con la fissazione di obiettivi e traguardi che richiedono fatica, sudore e a tratti disperazione. Il fatto di non riuscire a raggiungere quegli obiettivi porta a una forte frustrazione che, in qualche modo, conduce a una severità nei nostri confronti, a pensare di non essere state all'altezza e di non aver fatto abbastanza.

Quello che spesso non realizziamo è che il vero problema non è non aver raggiunto quegli obiettivi. Probabilmente il nostro errore è stato piuttosto aver definito obiettivi troppo ambiziosi e difficili da raggiungere. Non c'è niente di male in questo, anche perché nulla è scritto nella pietra, e la nostra abilità dovrebbe stare nel ridefinire quegli stessi obiettivi o trovarne altri che siano più realistici. Si tratta di un lavoro di rimodulazione continuo, ma che vale la pena fare per vivere con maggiore serenità.

In conclusione il pensiero che dovremmo fissare è che nessuno è perfetto, che siamo tutti fallibili e che dopo una caduta non dobbiamo fare altro (sì, non è facile) che rialzarci. Alleniamoci a gestire la frustrazione e impareremo a essere decisamente meno dure con noi stesse.

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