Quante volte, chiacchierando del più o del meno, si parla anche di rimpianti e di rimorsi. Magari tirando in ballo il classico adagio che recita così "Meglio avere rimorsi che rimpianti" , o viceversa. Spesso non sapendo esattamente la differenza tra gli uni e gli altri e scambiandone i significati senza troppa difficoltà. Ma attenzione, perché questi due termini in realtà indicano cose molto diverse tra loro, che vengono percepite in modo diverso e che hanno ruoli e impatti differenti nella vita di chi li prova.
Di fatto, si tratta in entrambi i casi di un qualcosa di legato al passato. Una sensazione che ci riporta indietro nel tempo a qualcosa che è avvenuto o che non è mai accaduto, causando nostalgia, amarezza, rammarico e tutta una serie di emozioni ben precise a cui si deve far fronte. Ma cos’è che differenzia davvero rimorsi e rimpianti e perché, tutto sommato, si dice siano “meglio” i primi?
Rimpianti e rimorsi, le differenze
Nel corso della vita capita a tutti di vivere situazioni, relazioni, rapporti, ecc., in cui vengono dette o fatte cose che lasciano, sia chi li esprime sia chi le riceve, con una sorta di amaro in bocca. Allo stesso modo, poi, capita di non riuscire a dire o fare qualcosa. Perdendo l’opportunità di esprimere ciò che si pensa o si prova o di vivere a pieno la situazione in corso. Vedendola di fatto sfumare di fronte a sé, senza la possibilità di acciuffarla e di riprovarci.
Bene, in entrambi i casi ciò che si prova è una sorta di rammarico per ciò che è stato o che avrebbe potuto essere. Ed è proprio questo che differenzia i rimpianti dai rimorsi.
I primi, infatti, sono tutte quelle cose che avremmo voluto fare e/o dire ma che non si è avuto il tempo, il coraggio, il tempismo, ecc. di esprimere. Causando di fatto un sentimento di tristezza o angoscia in chi li vive. Il tutto in riferimento a ciò che avrebbe potuto essere ma che, per il proprio non agire, non ci sarà mai più. In poche parole, i rimpianti nascono nel momento in cui non si fa nulla per indirizzare il proprio destino nella direzione che si desidera e per ciò che si è perduto (cose, azioni o persone).
Quando si parla di rimorsi, invece, accade esattamente il contrario. In questo caso, infatti, si agisce eccome, ma in un modo errato (e questo naturalmente lo si scopre dopo), e a posteriori le nostre azioni ci provocano pentimento e sentimenti negativi. Chi ha rimorsi, infatti, vive nell’impossibilità di tornare indietro per evitare di fare o dire qualcosa che ha causato dolore e sofferenza a se stesso e agli altri, e che col senno di poi non farebbe. Il rimorso lascia un pieno di pensieri, anche sensi di colpa a volte, e una sensazione di rammarico.
Davvero è meglio il rimorso che il rimpianto?
Meglio i rimpianti o i rimorsi, quindi? Se la differenza tra i due sta nel fatto di avere o non aver agito, allora potremmo dire che è meglio avere rimorsi che rimpianti. Perché per lo meno significa che si è vissuto, che ci si è mossi cercando di fare qualcosa, seppur (col senno di poi) sbagliata. Oltretutto, poi, nulla vieta di fare qualcosa anche per recuperare all’errore commesso, chiedendo scusa, tanto per cominciare. E cercando di cambiare strada.
Chi ha rimpianti, invece, non può appianare nulla, perché ciò che è stato è passato e non esiste più, come dire, ogni lasciata è persa davvero.
Entrando più nel dettaglio della cosa, però, è bene ricordare che entrambe le cose sono legate al passato. E se è vero che per vivere sereni e in pace è solo il qui e ora che conta, sarebbe meglio lasciare andare sia i primi che i secondi. Permettendosi di andare avanti consapevoli del percorso fatto ma senza che questo condizioni in alcun modo quello che ancora si deve fare. Del resto tutti abbiamo un vissuto, e tutti abbiamo fatto o non fatto cose. Ciò che conta però è come si decide di proseguire, facendo tesoro delle esperienze e puntando a fare sempre meglio.