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Perché non devi per forza scegliere adesso chi sarai “da grande”

Ragazza con braccia conserte si domanda chi sarà da grande
Scegliere adesso chi saremo da grandi può rivelarsi insidioso. Ecco perché, se non vogliamo, non siamo chiamati a farlo
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Diventare adulti è un percorso affascinate e non privo di ostacoli. Spesso, percorrendo la strada della crescita, ci si ritrova a fare i conti con l’ansia del futuro, l’incertezza e la convinzione di dover già sapere oggi ciò che saremo o che vorremmo essere domani. Scegliere adesso chi saremo da grandi, è un compito che la maggior parte di noi si carica sulle spalle troppo presto, senza avere in realtà gli strumenti e le condizioni necessari per poterlo sapere con certezza.

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La vita è un continuo mutamento, noi siamo in continuo divenire e ciò che siamo nel presente, ciò che proviamo e che ci appassiona, potrebbe non corrispondere a ciò che saremo, che proveremo e che ci appassionerà nel futuro. Questo è sufficiente a farci capire che no, non dobbiamo scegliere adesso chi saremo da grandi e che proiettarsi troppo in fretta nel futuro può avere diversi lati negativi, Ecco quali.

Scegliere adesso chi saremo da grandi: aspettative VS realtà

Crescere, che fatica! Titolava una celebre serie tv per ragazzi degli anni ‘90, ed è proprio vero. La crescita è un percorso per nulla lineare, una strada spesso sterrata fatta di domande, paure, pulsioni, pressioni e aspettative che possono avere un impatto importantissimo su ciò che siamo o pensiamo di dover essere. Sin dall’infanzia ci viene posta la fatidica domanda «Che lavoro ti piacerebbe fare da grande?» E forti dei nostri giochi d’infanzia in tanti davamo risposte più o meno simili: dottore, insegnante, astronauta, prestigiatore. Queste risposte non erano dettate da una particolare pressione, ma più da un contesto ludico.

Col passare del tempo però, soprattutto in età adolescenziale, le aspettative cominciano a diventare sempre più forti e anche la nostra esigenza di dover dare una risposta esaustiva a ciò che pensiamo che gli altri si aspettino da noi. Ed è qui che si innesca un meccanismo deleterio di ansia immotivata del futuro. Una ricerca strenua di ciò che ci appassiona e che dovremmo trasformare in una professione. Una professione sicura, che ci dia delle garanzie, che ci soddisfi e che al contempo venga ben vista dalla società e da chi ci ama.
Ma è proprio mentre percorriamo questa strada che perdiamo di vista noi stessi e ciò che proviamo qui ed ora. È proprio proiettandoci al futuro che ci lasciamo sfuggire dalle mani l’unica cosa di cui abbiamo davvero certezza, il presente.

Vivere il presente, assaporarlo, condirlo con la nostra unicità traendone i frutti migliori e lavorando per un futuro che non possiamo conoscere né prevedere è importante. L’ansia di ciò che sarà non può e non deve avere il potere di intaccare ciò che stiamo vivendo in questo momento, la nostra attuale quotidianità. Avere una passione e lavorare su di essa per trasformarla idealmente, domani, in un lavoro è un conto, improntare una vita alla ricerca spasmodica di ciò che saremo domani è un altro. Non siamo in gara con nessuno, nemmeno con noi stessi. Non dimentichiamolo mai.

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Ciò in cui eccelliamo non determina chi siamo

Quante volte ci è capitato, soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza, di essere etichettati in base a cose e situazioni nelle quali eccellevamo? Tante, sicuramente. Bambini e bambine bravi in matematica vengono chiamati «piccoli ingegneri». I piccoli talenti del ballo, della musica e del canto, vengono spinti nella carriera artistica, così come i «campioni» in erba dello sport vengono indirizzati all’agonismo. Appellativi e spinte più o meno incisivi, che possono fare una grande differenza nella vita di bambini, ragazzi e adolescenti. Succede spesso infatti che ciò in cui eccelliamo da piccoli, non si trasformi in nulla di più che una semplice passione come tante, quando cresciamo. E tutto questo in adolescenza e in generale durante la crescita può fare tanta paura e farci sentire smarriti.

Se non siamo più i piccoli talenti della danza e del pallone chi siamo? Se i piccoli ingegneri dell’infanzia scoprono di non essere poi così tanto attratti dalla matematica durante l’età dello sviluppo chi potranno mai essere da grandi? Tutto ciò che vogliono. Le etichette che inevitabilmente ci portiamo dietro sin dalla tenera età non sono che un subdolo stigma da cui liberarci senza timore. Noi non siamo le aspettative degli altri, non siamo ciò che ci ha identificato per un momento più o meno lungo della nostra vita. Siamo ciò che sentiamo di essere nel profondo. Siamo unici e irripetibili, siamo le nostre esperienze e le nostre passioni che possono cambiare radicalmente nel tempo. Scegliere adesso chi saremo da grandi non è un compito che siamo chiamati a svolgere e non può minare la nostra serenità quotidiana, mai.

L’importanza di costruire basi solide

Se è vero che non bisogna avere alcuna ansia del futuro e che la vita non è un quiz in cui vincere la consapevolezza di ciò che diventeremo in futuro, è anche vero che costruirsi basi solide per il domani è importante. Allenare l’empatia, rispettare il prossimo, impegnarsi nello studio e nel portare a termine i nostri compiti quotidiani, vuol dire porre fondamenta resistenti che avranno un grosso impatto nel nostro futuro, qualunque esso sia. Non dobbiamo scegliere adesso chi saremo da grandi, ma possiamo lavorare su noi stessi per essere la migliore versione del nostro più profondo io.

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