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Quando la nostra vita ci fasentire in gabbia: come se ne esce?

sentirsi in gabbia
Sentirsi in gabbia può dipendere da una relazione sbagliata, da un lavoro che non ci piace, da impegni che ci opprimono. Questa sensazione è superabile, ma dobbiamo contare prima di tutto sulle nostre forze, e poi non temere di chiedere aiuto.

Un senso di oppressione latente, sentirsi in gabbia nella vita di tutti i giorni, provare una sensazione di privazione: sono fattori comuni a chi soffre d’ansia e di attacchi di panico, ma possono colpire tutti, anche solo una volta nella vita. L’impressione di essere ingabbiati può scaturire da vari fattori, legati alla nostra vita sentimentale, lavorativa, affettiva, e spesso non si sa come uscirne.

Riconoscere di vivere questo momento di blackout è un passo importante, perché è il primo passo per capire quali sono le cause e come superarle. Ovviamente si tratta di un pensiero creato dalla nostra mente, ma è innegabile che ci sono situazioni, piuttosto che altre, che danno vita a questo disagio interiore, che può diventare un vero e proprio ostacolo nel vivere la nostra vita.

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Una relazione che non funziona ci tiene in gabbia

L’amore ci sorprende e non sempre in positivo. Una relazione che non funziona è tra le prime cause del sentirsi in gabbia. Sentimenti non corrisposti, comportamenti lontani dal nostro ideale di relazione, litigi, sensi di colpa, e oppressione. Un rapporto sentimentale sbagliato, in alcuni casi tossico, ci imprigiona in un mondo fatto di insicurezze e paure, spesso razionali, più di quanto possano sembrare agli altri.

Per noi restare in questo luogo emotivo è come finire in prigione, ma non abbiamo la forza di uscirne. In una relazione sana la prima arma sarebbe il dialogo, la comprensione, la ricerca di una strada giusta per entrambi, che sia insieme, lavorando sugli ostacoli emotivi, o separatamente, se non c’è più nulla da fare. Quando però si tratta di una storia malsana, andare via è l’unica vera soluzione: non dobbiamo spiegazioni a nessuno se non a noi stess*, dobbiamo riprenderci la nostra vita e l’unico modo è voltare pagina.

Il lavoro ci imprigiona nelle insicurezze

Un discorso molto differente è quello che riguarda il mondo lavorativo. Una prima causa molto diffusa potrebbero essere le insicurezze che spesso sfociano nella celebre sindrome dell'impostore. Non ci sentiamo all’altezza del nostro impiego, temiamo di non svolgere al meglio le nostre mansioni, abbiamo paura di fare brutte figure e di essere ripresi dai nostri superiori. Non temete, sono timori che accomunano molti di noi, specie quando ci interfacciamo con un nuovo lavoro.

Credere in noi stess* è un tassello indispensabile: non dobbiamo sempre temere di non essere in grado di svolgere il nostro impegno lavorativo, non dobbiamo sminuire le nostre capacità, i nostri titoli di studi, l’esperienza acquisita. Tutto ha un valore, il segreto è nel saperlo usare.

Se invece parliamo di un lavoro che non ci piace, perché non è quello dei nostri sogni, perché il capo è prepotente e non ci fa lavorare in armonia, perché l’ambiente è tossico e abbiamo subito attacchi o molestie andiamo via. Dobbiamo trovare la forza e il coraggio di farlo: in alcuni casi ci sembrerà impossibile, abbiamo bisogno di quel lavoro, non possiamo lasciarlo, ma dobbiamo sempre ricordare che la nostra salute mentale viene prima di tutto, e dobbiamo prendercene cura. Avere un lavoro ma morire dentro ogni giorno è peggio di non averne uno e dover ricominciare tutto dall’inizio.

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Siamo in gabbia perché non ci piace la nostra vita

Se la nostra vita non ci piace cambiamola: a farci sentire in gabbia è spesso l’oppressione della quotidianità. Oltre al lavoro e all’amore, c’è il problema delle amicizie, della famiglia, del nostro aspetto, della noia che porta all’ansia. Riempiamo le nostre giornate, allieviamo questo peso, in maniera molto semplice.

Prima di tutto condividiamo con qualcuno il motivo di questa oppressione: parliamo, raccontiamo la nostra storia, e soprattutto chiediamo aiuto quando crediamo di non farcela. Da questo punto scaturisce il secondo: socializziamo, superiamo la paura del confronto con l’altro, creiamoci una rete di amicizie e di porti sicuri, mettiamo in atto fasi di divertimento e distrazione, che ci allontanino dalle ansie, aiutandole via via ad andare via.

La noia può essere combattuta: ci sentiamo in trappola perché tornando a casa non abbiamo nulla da “vivere”? Puntiamo sullo sport, su un corso di cucina, facciamo ogni giorno una passeggiata, accogliamo nella nostra casa un animale di compagnia, prendiamoci del tempo solo per noi. Se non c’è la noia ci sono i tanti impegni familiari, e la soluzione è sempre quella di dedicarci ad attività che allievino il peso della quotidianità.

Possiamo superare il sentirsi in gabbia?

La risposta a questo quesito è sì, nei modi in cui vi abbiamo elencato, ma anche facendo una vera analisi su noi stessi (anche con l’aiuto di un professionista), per capire davvero cosa ci crea questo malessere. Non siamo soli, l’ingabbiamento è ormai una sensazione diffusa nel mondo odierno, dettata dalla società che procede a ritmi ingestibili e i rapporti personali sempre più virtuali. Ogni situazione di disagio interiore può essere superata lavorandoci, essere sotto pressione accomuna molte persone, ma i primi passi per uscire da questa gabbia immaginaria, che sembra così reale, dobbiamo farli noi.

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