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Che cos’è e come si supera la Sindrome di Cassandra?

sindrome di cassandra
01-08-2023
Previsioni funeste e negatività sul futuro. Ecco cos'è la Sindrome di Cassandra, un problema che condanna all'infelicità, ma che si può risolvere.
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Aspettarsi il peggio fino a che non lo si riceve davvero. No, non è solo pessimismo o la tendenza a vedere il bicchiere mezzo vuoto. In psicologia, questo mood nel vedere catastrofi ovunque, sia per sé che per gli altri, ha un nome specifico, la sindrome di Cassandra. Una vera e propria patologia che porta chi la vive a formulare in modo regolare quasi come fosse un’abitudine, profezie avverse sul proprio futuro ma anche su quello degli altri.

Un disturbo che, in effetti, denota problemi “nascosti” come la depressione, la tendenza al controllo o una mancanza importante di autostima. E che prende il suo nome dal mito greco di Cassandra. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta. Cos’è e quali sono i “sintomi” della Sindrome di Cassandra e, soprattutto, come fare per superarla e tornare a vedere le cose positivamente.

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Cos'è la sindrome di Cassandra

Per prima cosa, quindi, è importante specificare che, con il termine “Sindrome di Cassandra”, si intende la tendenza sistematica e ripetuta (diciamo anche abitudinaria) di chi ne soffre, a formulare delle "previsioni” (ovviamente senza nessuna valenza di credibilità) per lo più a tendenza negativa, sul futuro proprio o degli altri.

Previsioni che tendono a non essere credute, per ovvie ragioni. E che portano il soggetto a non avere fiducia in se stesso, al sentirsi non capito, escluso e costantemente svalutato da parte degli altri.

Un nome che deriva direttamente dalla mitologia greca e in particolare dal Mito di Cassandra, la giovane e bellissima figlia di Ecuba e Priamo, re di Troia. La sua bellezza, infatti, era tale che perfino il dio Apollo ne fu rapito, invaghendosi e innamorandosi di lei. Come incentivo per convincerla a cedere alle sue lusinghe il dio le diede il dono della profezia ma, dopo i continui e netti rifiuti di lei, come punizione decise di rendere il dono fatto inefficace. Cassandra, quindi, pur continuando ad avere visioni funeste e a comunicarle a gli altri, non venne mai più creduta.

La tendenza a fare previsioni negative sul futuro a livello patologico, quindi, è stata chiamata proprio Sindrome di Cassandra in riferimento alla storia della donna e delle sue visioni funeste e mai più credute.

I “sintomi” di chi ne soffre

Un nome preso in prestito dal mito nel 1949, da parte del filosofo francese Gastón Bachelard, il quale definì delle caratteristiche specifiche di coloro che soffrono della sindrome, stilando una lista dei sintomi collegabili a questa patologia.

Questo disturbo, infatti, si manifesta attraverso la bassa autostima da parte del soggetto e il costante tentativo di mettersi alla prova. Ma anche attraverso una maggior predisposizione a cadere in atteggiamenti depressivi e fino alla paura (sia a livello personale che nei rapporti con gli altri).

Ma non solo. Perché chi soffre della Sindrome di Cassandra può sviluppare anche una maggior difficoltà ad amarsi e ad accettarsi e un profondo senso di inadeguatezza, arrivando anche alla ricerca quasi ossessiva dell'approvazione altrui.

Chi soffre di questa sindrome è spesso guidato dalla volontà di voler appagare gli altri e di ricevere il loro apprezzamento, generando una sensazione di inutilità e sconfitta quando questo non accade (cosa che avviene nella maggior parte dei casi). E portando a una condizione continua di infelicità e scontentezza.

Una serie di sintomi che, a lungo andare, possono portare a veri cambiamenti psicologici nel soggetto che li vive e vere e proprie distorsioni cognitive, come una sorta di effetto Cassandra.

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Le donne e la Sindrome di Cassandra

Questa condizione si manifesta in modo particolare nelle donne, che in genere sono molto più inclini all'autosvalutazione, al non sentirsi prese in considerazione da parte di chi hanno di fronte e alla ricerca di approvazione esterna. Tutti aspetti che arrivano dal dover vivere in una società ancora troppo spesso basata su stereotipi di genere e pregiudizi.

Al punto che spesso, proprio per questo complesso e intricato reticolato di aspettative "negative" che ci si trova davanti (e che in ogni caso non dovrebbero interessare nessuna di noi) si arriva a provare ansia nel fare le cose. E portando, come conseguenza, alla realizzazione delle aspettative stesse e all'avverarsi dei preconcetti che vengono associati al genere femminile. Anche se privi di fondamento e concretezza.

Proprio come una sorta di profezia che si avvera, generando in chi le vive, un atteggiamento rinunciatario, arrendendosi passivamente al proprio destino.

Come superare la sindrome di Cassandra

Un problema che però, non deve durare in eterno. Ma che anzi, può essere risolto, ritornando a godersi la vita e le sue gioie e a vedere il futuro (e se stesse) con positività e non come fosse un nemico.

Prima di tutto è importante andare alla radice del proprio modo di pensare. Farlo richiede un lavoro accurato su se stessi: la cosa fondamentale da fare è cercare di capire qual è la vera origine del nostro schema mentale e le ragioni per cui si è generato. Si tratta di un lavoro estremamente delicato e complesso, e nel farlo può essere estremamente utile chiedere aiuto a uno specialista.

Poi, è importante cominciare subito a mettere in pratica una modalità alternativa, allenarsi a modificare il proprio modo di vedere le cose, sostituendo le “profezie catastrofiche” con dati oggettivi e reali. Dati che si basano sulla realtà, su ciò che è davvero e che accade nel concreto, prendendo in considerazioni ogni possibile epilogo e non solo quelli negativi.

Cosi facendo, chi sta cercando di risolvere la sua sindrome di Cassandra, potrà avere una visione diversa degli eventi presenti e delle immagini del suo futuro, aumentando la sua capacità di osservazione, acquisendo nuove competenze, evitando di cedere al controllo e imparando a gestire meglio le situazioni della vita. Un percorso che necessita di motivazione e di aiuto, se serve, ma che permette di uscire dallo stallo della negatività e di vivere più serenamente la propria vita.

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