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Come assecondiamo gli stereotipi senza accorgercene (e come smettere)

stereotipi
13-06-2023
Perché, senza nemmeno rendercene conto e quasi come una malattia invisibile, cadiamo negli stereotipi? E come fare per evitarlo? Scopriamolo insieme

Non ce ne accorgiamo, quasi fosse un modus operandi automatico della nostra vita. E che, nonostante le tante battaglie e le convinzioni personali a supporto della tesi, spesso fa cadere in errore anche i meno sospettabili. Parliamo di stereotipi, e del modo in cui si è soliti assecondarli anche senza accorgersene (cosa che evidenzia ancora di più il motivo per cui sarebbe bene fare attenzione a ciò che si dice e si pensa).

Frasi che riguardano cosa e come una persona dovrebbe essere, come dovrebbe comportarsi a cosa dovrebbe aspirare, ecc. Una serie di condizionali che trovano la loro ragione d’essere unicamente in ciò che la società ha deciso debba essere, in ciò che culturalmente viene portato avanti da secoli e insegnato di generazione in generazione, quasi come fosse un modello prestabilito. Ma che, di fatto, pur riguardando ognuno di noi, non dovrebbe riguardare nessuno. Ma cerchiamo di capire meglio cosa sono gli stereotipi, quando fanno bene (se lo fanno) e quando no e perché tendiamo ad assecondarli senza accorgerci di farlo.

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Cosa sono gli stereotipi

Prima di tutto, quindi, ripassiamo cosa significa stereotipo che no, non è la stessa cosa del pregiudizio. Seconda la psicologia sociale, quando si parla di stereotipi, si intendono una o più credenze per le quali, un gruppo di individui, attribuisce determinate caratteristiche specifiche a un altro gruppo di persone. 

Analizzando l’etimologia greca del termine, stereotipo significa rigido o fermo. Cosa che descrive perfettamente le caratteristiche di stabilità dello stesso e la conseguente difficoltà a sradicare le convinzioni basate sugli stereotipi e che, di fatto, sono il terreno fertile e la base di partenza su cui si fondano  e sviluppano i pregiudizi.

Perché si usano

Pensieri e credenze molto diffuse ma che non nascono dalla superficialità della persona che li “segue”, come spesso si pensa. Ma piuttosto da una mancanza di informazioni che porta a sviluppare giudici poco accurati e rapidi e che permette di agire velocemente nel corso della propria quotidianità.

Eliminare uno stereotipo, infatti, richiede tempo, ricerca, informazione e un’elaborazione approfondita delle informazioni che si è raccolto durante la propria vita. Elementi chiave per poter dare una valutazione più consapevole e realistica e che permetta di non cedere all’uso, molto più semplice, degli stereotipi.

Gli stereotipi più comuni

Un esempio? Se ci chiedessero di pensare all’immagine di un/una insegnante dell’asilo, con molta probabilità ci verrebbe subito alla mente una donna, così come se ci dicessero di pensare a un manager, una persona a capo di un’azienda, ecc. penseremmo subito a un uomo, magari anche vestito con un abito elegante. Allo stesso modo, poi, se si pensa a un insegnante di scuola si fa riferimento più al genere femminile che maschile ma se si sposta l’attenzione sullo sport (e sempre di insegnanti si tratta) ecco che è la figura maschile a dominare (ovviamente solo come pensiero).

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E così via, fino ai più classici e diffusissimi stereotipi di genere secondo i quali è la donna a doversi occupare della casa e dei figli, rispetto invece all’uomo, che si occupa di mantenere la famiglia. Secondo alcuni studi, proprio riguardo gli stereotipi genere, è emerso che quelli più comuni in ordine decrescente sono che:

  • per l’uomo è molto importante avere successo nel lavoro rispetto alla donna;
  • gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche
  • è l’uomo a dover provvedere alle esigenze economiche della famiglia;
  • fino alla responsabilità maschile nel dover (e poter) prendere le decisioni importanti che riguardano la famiglia.

Allo stesso modo, poi, altri stereotipi diffusissimi riguardo l’amore delle donne per lo shopping, le capacità multitasking del genere femminile rispetto a quello maschile, la maggior indole a preoccuparsi delle donne rispetto agli uomini. E ancora l’amore indiscusso degli uomini per le auto o per lo sport, la maggior inclinazione degli stessi al tradimento, il minor senso dell’orientamento del sesso maschile rispetto a quello femminile e chi più ne ha più ne metta. Ma con il risultato finale di categorizzare, sottovalutare e incasellare le persone, formando dei grandi gruppi di individui tutti uguali. E fidatevi, ne siamo tutti vittime.

Come smettere di pensare per stereotipi

E questo sia da una parte che dall’altra. Ovvero tutti cadiamo in qualche stereotipo, chi più chi meno e tutti veniamo stereotipati e muniti di una o più etichette volte a definirci. Un meccanismo di pensiero che, però, si può sradicare, con pazienza, consapevolezza, con il dialogo e la conoscenza dell’altro e di chi è diverso da noi e con una sana educazione alla diversità, con la messa in atto di cambi di ruolo a livello sociale e riducendo la distanza tra le parti.

E capendo, una volta per tutte, che ognuno è diverso, che non esistono comportamenti o attitudini predefinite e obbligate e che, così come a noi non piace essere descritti o relegati a ciò che non sentiamo di essere, allo stesso modo dovremmo trattare chi abbiamo di fronte. “Giudicandolo” come individuo unico e inimitabile e non come un insieme di credenze e di modelli prestabiliti a cui deve necessariamente rispondere.

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