Il senso di vuoto emotivo è un'esperienza che coinvolge sempre più persone. Sentirsi vuoti, stanchi e privi di uno scopo può avere un impatto significativo sulla nostra salute mentale e sul benessere generale. Può manifestarsi con un'assenza di emozioni o con un senso generale di apatia.
Può succedere che le attività che un tempo ci davano gioia o soddisfazione possano sembrare insignificanti e prive di valore. Questa sensazione di vuoto può portare anche ad una crescente stanchezza emotiva e mentale, lasciandoci con una sensazione persistente di sfiducia e disorientamento.
È fondamentale comprendere il significato profondo del vuoto emotivo per poter affrontare efficacemente questa condizione. Spesso, il senso di vuoto è un segnale che qualcosa non va nella nostra vita. Potrebbe essere una mancanza di scopo, una mancanza di connessione sociale o un conflitto interno non risolto. Identificare la radice del vuoto emotivo è il primo passo per poter trovare delle soluzioni efficaci.
In questo articolo, esploreremo i sintomi del vuoto emotivo, il suo significato profondo e proveremo a a definire alcune strategie che possano rivelarsi utili.
VEDI ANCHE LifestylePrendiamoci cura del nostro dolore emotivo cosìCos'è il vuoto emotivo
Da non confondere con l'insostenibile leggerezza dell'essere, il vuoto emotivo è quella sensazione di mancanza profonda, di assenza di stimoli, di isolamento che innalza muri così alti tra sé stessi e il resto del mondo da sembrare invalicabili.
Chi lo prova si ritrova a vivere in uno stato di insensibilità più o meno celata, che però non ha radici in sentimenti negativi nei confronti di ciò che lo circonda. Ma piuttosto è dovuta ad un'apatia di fondo che consuma dall'interno chi lo vive.
Non esistono gioie né dolori, ma solo vuoto. E, in poco tempo, il "niente" che si prova si traduce in assenza di fiducia prima nei confronti del prossimo e poi verso sé stessi. Il vuoto emotivo consuma così le energie del corpo e demotiva lo spirito.
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Da cosa dipende il vuoto emotivo
Il vuoto emotivo può manifestarsi dopo la morte di una persona cara, dopo una delusione o anche in seguito ad un fallimento. Da bravi esseri umani reagiamo cioè alla difficoltà nel modo più comprensibile: fuggendola. Anestetizzando il dolore per evitare la tristezza. Tuttavia non sempre è facile individuare il momento da cui tutto ha avuto inizio.
Spesso infatti i traumi che viviamo sono profondamente personali, e quindi hanno a che fare con le nostre esperienze e con l'educazione che abbiamo ricevuto. Questo è il motivo per cui alcuni rispondono alle prove che la vita ci pone in maniera proattiva, altri in modo distruttivo.
Nonostante a molti genitori non piaccia sentirlo, molti dei vuoti che proviamo da adulti dipendono da cosa abbiamo vissuto da bambini. L'infanzia è infatti la fase in cui diamo una struttura al nostro modo di essere e di agire in base agli stimoli che riceviamo dall'esterno. E, il modo in cui lo facciamo, dipende dagli strumenti che abbiamo a disposizione.
Una famiglia instabile, relazioni poco sane, un'invalidazione emotiva precocemente subìta contribuiscono inevitabilmente a privarci di quegli strumenti. E quello a cui da piccoli ci siamo adattati in maniera quasi naturale produrrà i suoi effetti da adulti.
Per il bambino infatti quella che lui vive è l'unica realtà che esiste. Di cui i genitori e le persone a lui più vicine detengono le chiavi e stanno a guardia.
Essere consapevoli delle diverse condizioni che caratterizzano il mondo è una conquista dell'età adulta. Dietro la quale sta la presa di coscienza, esplicita o meno, di tutto quello di cui avevamo bisogno ma che non sapevamo di volere.
Perché se quando sei piccolo e piangi quel pianto non viene accolto e restituito, quel pianto non sarà neanche legittimato. E non sentirsi legittimati a provare un'emozione ci porta a soffocarla, ma non elimina il motivo per cui la proviamo.
Le carenze affettive, i vuoti emotivi, i problemi relazionali sono apparentemente inspiegabili oggi perché dipendono da quello che ci è mancato ieri. Così come anche dalla responsabilità che abbiamo di superarli una volta raggiunta l'età della ragione.
Conseguenze del vuoto emotivo
Donne che mangiano troppo, adolescenti che bevono troppo, uomini che si arrabbiano troppo. Quando le piaghe che affliggono una società hanno come minimo comun denominatore "il troppo" in qualsiasi cosa, viene da pensare che alla base del problema ci sia una mancanza. Come ad esempio quella del vuoto emotivo.
Differentemente dalla depressione, ma secondo il medesimo modus operandi, il senso di vuoto amplifica il bisogno, di qualunque cosa. E necessita di essere riempito, da cose o da persone. Si inizia a comprare, a bere o anche ad amare in maniera compulsiva. Ci si aggrappa a qualunque cosa per provare un sollievo immediato.
Un sollievo che purtroppo si rivela solo momentaneo e che necessita di essere alimentato continuamente, dando inizio ad un circolo vizioso. Perché finché la soluzione ci sarà fornita dall'esterno, il vuoto continuerà ad essere presente.
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Quando la situazione è complessa, bisogna chiedere aiuto. Per colmare il vuoto emotivo che attanaglia la nostra esistenza è quindi necessario ricorrere ad una terapia psicologica e ad un professionista che indaghi nella profondità dei nostri abissi.
Come spesso accade infatti, quando la soluzione è difficile da trovare significa che è dentro di noi. E per riempire il nostro vuoto emotivo dobbiamo necessariamente restituirci quel qualcosa di cui siamo stati privati.
Dobbiamo superare l'invalidazione emotiva che abbiamo subìto da piccoli e che da adulti ci separa dalle nostre emozioni. Rendendole inaccessibili e difficili da elaborare.
Auto dotarci di un'educazione emotiva significa imparare a capire cosa ci manca e colmare il vuoto che quella mancanza crea. Significa riempirci di quell'amore, quell'accettazione e quella stima di cui in passato abbiamo avvertito l'assenza.
Perché siamo nati per essere amati, per sentirci amati e per amare. Per sentire tutto ciò che ci accade e per regalarlo a chi ci accompagna. Il vuoto non è tra le clausole del contratto che l'essere vivente sottoscrive quando viene al mondo. Dunque, riempiamolo.