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Anastasiya Petryshak e l’energia del violino: “La mia musica è ciò che sono”

Si è guadagnata l’appellativo di “ragazza degli Stradivari” e la sua carriera, a soli 27 anni, ha già raggiunto traguardi apicali. Abbiamo fatto una chiacchierata con Anastasiya Petryshak alla vigilia di un concerto importante

Nel suo album di esordio (Amato bene, Sony) ha suonato uno Stradivari del 1690, e da oltre dieci anni collabora con Andrea Bocelli. Giovanissima, Anastasiya Petryshak è tra le violiniste più celebri e affermate in Italia e non solo. Una passione, quella per il violino, nata in modo fulmineo e bruciante quand’era bambina, in Ucraina, e maturata in Italia, dove si è trasferita con i genitori all’età di 10 anni. Da qui, un percorso in continua ascesa che l'ha portata a esibirsi come solista in alcuni dei teatri più importanti del mondo e a collaborare con grandi musicisti come Salvatore Accardo, Gianluigi Gelmetti e Bruno Giuranna. Da anni lavora con gli strumenti storici della collezione della Fondazione Antonio Stradivari di Cremona, ed è stata la più giovane violinista a esibirsi con il celebre “Cannone” di Paganini.

Da sempre sensibile alle tematiche sociali, Anastasiya ha più volte prestato la sua musica a eventi di beneficenza. Il 25 ottobre 2021 suonerà all’Auditorium di Milano per Casa Sollievo Bimbi di VIDAS, primo hospice pediatrico della Lombardia e uno dei pochissimi in Italia, insieme ai Solisti del Covent Garden, ensemble formato da musicisti della Royal Opera House, una delle orchestre più famose al mondo. Qui tutte le informazioni.

Quando hai capito che il violino sarebbe entrato nella tua vita?

A 5 anni suonavo già il pianoforte. Poi ricordo che un giorno, camminando per Ivano-Frankivs'k, la mia città, ho sentito qualcuno suonare il violino. Ne sono rimasta affascinata, completamente assorbita. Da quel momento ho abbandonato il pianoforte e ho iniziato a studiare il violino.

Una scelta molto consapevole per l’età.

La passione per la musica l’ho sempre avuta nel sangue, l’ho ereditata dai genitori: in famiglia tutti suonavano uno strumento. In Ucraina, non è inusuale che bambini molto piccoli siano già consapevoli delle proprie passioni: ognuno viene spinto a provare varie discipline per trovare la propria. La mia è sempre stata la musica.

Perché i tuoi genitori hanno scelto di farti proseguire gli studi proprio in Italia?

L’Italia è il Paese della cultura, dell’arte, di Stradivari. I miei genitori sono stati molto coraggiosi a lasciare tutto per trasferirsi con me in Italia. Abbiamo vissuto prima a Bologna, poi a Parma, a Milano, a Cremona, ho studiato un po’ ovunque. Il mio punto di riferimento è rimasto però sempre il maestro Salvatore Accardo, con cui ho studiato all’Accademia Internazionale di alto perfezionamento per violino “Walter Stauffer" per 8 anni. Devo dire che i primi tempi, in Italia, non sono stati facili: avevo circa 10 anni e a quell’età i bambini possono essere un po’ cattivi, soprattutto se non conosci l'italiano. Poi, una volta imparata la lingua, mi sono ambientata bene.

Cosa rappresenta per te il violino?

È come se fosse un prolungamento del mio corpo, un arto in più che mi completa. Se succede che per un giorno non lo suono, ne sento la mancanza. La musica è per me un’amica, c’è sempre stata, ha accompagnato i momenti brutti e belli della mia vita, è sempre stata di supporto. Era l’unica amica che avevo quando sono arrivata in Italia.

Come descriveresti la tua musica?

La musica è ciò che sono, non la separerei da me. Tutto ciò che ho vissuto e imparato si rispecchia nella mia musica. Per quello dico sempre: migliore è il musicista, migliore è la sua musica. Ho sempre cercato di migliorarmi, anche come persona, proprio perché so quanto il suono del violino rifletta ciò che siamo.

Il violino come strumento di crescita interiore, quindi.

Esattamente. La musica ci permette di entrare in contatto con la nostra dimensione spirituale. Quando passo ore a studiare un passaggio, per me significa proprio questo: migliorarmi come violinista e come persona.

Non ti ha mai scoraggiata questa continua ricerca della perfezione?

No, anzi, è proprio questo a rendere appassionante il mio lavoro. Puoi studiare lo stesso pezzo per 80 anni e ogni volta scoprirai sfumature e interpretazioni diverse, non si finisce mai di imparare. È una scoperta continua.

Da tempo offri la tua musica a eventi di beneficienza e sei impegnata nel sociale. Quanto può aiutare la musica ad alleviare le sofferenze?

Tantissimo. Prendo molto a cuore gli eventi benefici a cui partecipo. Ora sto iniziando una collaborazione con un’associazione che organizza workshop e classi di musica per bambini orfani in Ucraina. Anche al concerto del 25 ottobre a Milano tengo moltissimo: aiuterà l'equipe della Casa Sollievo Bimbi di VIDAS a rendere più serene le giornate di bambini gravemente malati.

A 27 anni, sei già riuscita a raggiungere traguardi importanti. Cosa ti auguri per il futuro?

Ho un bambino di 3 mesi e sento la responsabilità di insegnargli ciò che è la vita senza smettere mai di imparare e di migliorarmi. Ho tanti piccoli sogni nel cassetto, ma quello più importante è diventare una persona più completa possibile, la versione migliore di me.

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