Un profilo aperto in sordina, con l’eleganza e la classe che la contraddistinguono e soprattutto con uno scopo. Angelina Jolie, attrice, regista e attivista per i diritti umani (e non solo) sbarca su Instagram, e lo fa per sensibilizzare sull’importanza di aiutare il popolo afghano, ripiombato nell’incubo dopo che Kabul à tornata in mano ai talebani.
Jolie, 46 anni, si definisce nella bio “Mamma, regista e inviata speciale per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati”. Tre i profili che lei stessa segue: Medici senza frontiere, la National Association for the Advancement of Colored People, associazione che si batte per i diritti civili, e ovviamente l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati. In 10 giorni ha condiviso appena tre post, ma ha già un seguito di oltre 10 milioni di persone: il primo post è una lettera, nello specifico la lettera che le ha scritto un’adolescente afghana, diffusa su Instagram per aiutare lei e tutta la popolazione a “far sentire la loro voce”.
“In questo momento, il popolo afghano sta perdendo la capacità di comunicare sui social media e di esprimersi liberamente" - ha scritto Jolie - "Quindi sono arrivata su Instagram per condividere le loro storie e le voci di coloro che in tutto il mondo stanno lottando per i loro diritti umani fondamentali”.
“Ero al confine con l’Afghanistan due settimane prima dell’11 settembre, e lì ho incontrato rifugiati fuggiti dai talebani" - ricorda poi la diva americana - "È disgustoso vedere gli afghani sfollati ancora una volta a causa della paura e dell'incertezza che hanno attanagliato il loro paese. Spendere così tanto tempo e denaro, avere versato sangue e perso vite solo per arrivare a questo è un fallimento quasi impossibile da capire. Anche guardare per decenni i rifugiati afghani - alcune delle persone più capaci al mondo - trattati come un peso è disgustoso. Sapendo poi quanto farebbero per loro stessi se avessero gli strumenti e il rispetto. E anche incontrare tante donne e ragazze che non solo volevano un'istruzione, ma lottavano per essa”.
Angelina Jolie e l’impegno per i rifugiati
L’impegno di Jolie per i rifugiati è noto: il suo interesse esplose nel 2001, quando per le riprese di Tomb Raider, il film in cui interpretava la tosta e affascinante archeologa Lara Croft, visitò la Cambogia e vide la drammatica situazione vissuta dalla popolazione. Nei mesi successivi l’attrice visitò diversi campi profughi e partecipò a numerose missioni umanitarie incontrando appunto anche i rifugiati afghani in Pakistan.
A loro donò un milione di dollari e parole di stima: “Il coraggio, la forza, e la quieta dignità di queste famiglie che tornano a ricostruire le proprie vite contro ogni sorta di avversità sono il più bell'esempio di ciò che può fare lo spirito umano”, aveva detto. Jolie diventò a 26 anni Ambasciatrice dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e nel corso degli ultimi vent’anni la sua missione è diventata quella di mettere popolarità e competenze di attrice e regista (oltre che il suo patrimonio) al servizio di chi è in difficoltà.
L’impegno di Jolie ha contagiato anche l’ormai ex marito Brad Pitt, con cui ha portato a termine diverse missioni umanitarie e a cui ha fatto conoscere da vicino la situazione di molti rifugiati. Nel 2013 ha vinto il Premio Umanitario Jean Hersholt per avere partecipato a più di 40 spedizioni, in particolare in Cambogia e in Siria. E sempre nel 2013 ha partecipato a sorpresa al G8 di Londra, catalizzando l’attenzione e spostandola poi sul dramma degli stupri nelle zone di guerra.
Regista per denunciare gli orrori della guerra
Una vocazione, quella umanitaria, che Jolie ha portato anche sul grande schermo nei panni di regista e produttrice in film come “Nella terra del sangue e del miele”, che ha segnato il suo esordio dietro la macchina da presa e che racconta le atrocità della guerra in Bosnia Erzegovina attraverso la storia d’amore di Ajla, una donna bosgnacca prigioniera in un campo di concentramento, e Danijel, soldato serbo. Era il 2011, e nel 2017 è arrivato “Per primo hanno ucciso mio padre”, adattamento della biografia “Il lungo nastro rosso”, che racconta il genocidio cambogiano da parte dei khmer rossi basandosi sulla storia della scrittrice Loung Ung. Il film è stato scelto per rappresentare la Cambogia agli Oscar del 2018 nella categoria Migliori film in lingua straniera.
Il terzo e per ora ultimo post è invece un video che l’attrice, regista e attivista ha prodotto con la Bbc intitolato “Ragazze afghane: un futuro incerto”, e che si concentra sulle giovani under 25 intrappolate nei conflitti globali: “Non sono un giornalista" - ha chiarito - "La mia passione è sempre stata quella di fare luce sulle problematiche relative ai giovani e di sostenerli. Speriamo che produrre questi video possa aiutare i giovani a entrare in contatto tra loro e a condividere le loro grandi storie”.