Non è certo un mistero: quando si parla di Britney Spears si pensa immediatamente alla cantante, performer e artista che tra la fine degli anni Novanta e la prima decade del 2000 ha fatto ballare, sognare e chiacchierare un'intera generazione.
Tuttavia, negli ultimi anni il suo nome è stato legato a una vicenda più oscura e macchinosa, la battaglia legale contro il padre Jamie Spears, che ha trasformato la parola tutela in qualcosa di opprimente.
L'intera vicenda si è trasformata in un documentario, Britney contro Spears, che arriverà su Netflix il 28 settembre. E che, in realtà, lascia intendere che ci siano ancora poche risposte a fronte di un infinito numero di domande.
(Tra le uscite di settembre non perdere Squid Game)
Britney contro Spears: creato da donne, per una donna
Britney contro Spears (Britney vs Spears in lingua originale) non è un semplice racconto. È l'atto di solidarietà da parte di due donne, la regista Erin Lee Carr e la giornalista Jenny Eliscu, nei confronti di un'altra donna, Britney Spears, divenuta fragile, ostaggio della fama e del suo status legale.
La Lee Carr e la Eliscu hanno lavorano per ben 13 anni al caso, dando vita a un documentario curato, a tratti doloroso. Un documentario che si avvale di fonti finora tenute private, interviste esclusive, audio e intercettazioni.
Il lungometraggio si allontana dai toni drammatici e pietosi con cui Britney è stata dipinta negli ultimi anni. Scaccia le immagini drammatiche e ricerca il vero, senza artifici o espedienti narrativi mirati a far passare l'icona pop per una donna che si limita a galleggiare nel mare in tempesta della sua esistenza.
Mette in fila, in sequenza temporale, vecchi e nuovi attori che hanno giocato un ruolo chiave nella vita della Spears. E spiega senza troppi giri di parole che ciò che è successo davvero non è ancora noto a nessuno.
LEGGI ANCHE - Britney Spears contro il body shaming dei paparazzi
La tutela legale di Britney
Ma facciamo un passo indietro ed esaminiamo quanto è accaduto. Correvano i primi anni 2000 e Britney era all'apice della sua carriera. Qualcosa però in lei si è rotto: la cantante ha in effetti cominciato a condurre una vita sregolata.
Ha inanellato una serie di azioni e comportamenti non equilibrati (compreso un matrimonio con l'amico d'infanzia Jason Allen Alexander, annullato dopo solo 58 ore) che avevano fatto intendere che non fosse più del tutto in sé.
La situazione degenera fino a quando, nel 2007, la Spears decide di entrare in una clinica di riabilitazione dove, però, rimarrà solo per 24 ore. Non appena uscita, si rasa i capelli a zero. Agli occhi del grande pubblico sembra aver perso il controllo.
È a questo punto che entra in gioco la conservatorship, la tutela legale che il padre ha richiesto facendo in modo che il tribunale ritenesse Britney inadatta a prendersi cura di sé o di gestire le proprie finanze.
Tutto ciò che era di Britney doveva necessariamente passare sotto il controllo di Jamie Spears. Tuttavia, quella che doveva essere una procedura d'emergenza si è trasformata in una storia infinita.
Il movimento #FreeBritney
Jamie Spears ha avuto il diritto legale di supervisionare e prendere decisioni in merito alle finanze, alla salute, agli affari e persino alla vita personale di Britney, in ogni momento.
Se già i fan della cantante erano tutto fuorché convinti di questa tutela legale, la vicenda divenne ancor più urgente quando un episodio del podcast di Britney's Gram diede voce a un avvocato anonimo.
Quest'ultimo espresse profonda preoccupazione per Britney e per il suo rapporto con il padre, che aveva letteralmente preso possesso di ogni cosa. È nata così una petizione ad hoc per liberare la cantante del controllo del padre.
A rafforzare l'urgenza della liberazione di Britney ci sono state delle prove inattaccabili del fatto che fosse ben più che indipendente: dal 2008 al 2020, infatti, la Spears ha ripetutamente girato il mondo, pubblicato diversi album e si è mostrata in pubblico lucida e capace d'intendere e di volere.
La liberazione
Per anni, Britney non ha mai voluto commentare la campagna #FreeBritney. Al contrario, sui social media si mostrava felice e ottimista. A giugno del 2021, però, le è stato (finalmente) permesso di rivolgersi direttamente alla Corte.
Ciò ha portato a delle rivelazioni esplosive: la Spears, perfettamente lucida, ha dichiarato di essere stata privata di moltissime libertà e di aver avuto bisogno di chiedere il permesso persino per vedere i figli. Ancora, Jamie Spears si sarebbe opposto a un suo nuovo matrimonio e a eventuali gravidanze.
Dopo un discorso emozionante di ben 20 minuti, Britney ha chiuso dicendo soltanto: Questa tutela mi sta facendo molto più male che bene. Io merito di avere una vita.
Il padre ha semplicemente dichiarato che gli dispiaceva di vederla soffrire così tanto e aggiungendo che avrebbe lasciato volentieri il posto a "un'altra persona che garantisse tutela", non considerando affatto la possibilità che Britney riprendesse in mano la sua vita.
In agosto, il tribunale ha revocato la tutela e Britney è stata dichiarata libera. Si è anche presa una pausa dai social network dopo aver annunciato il tanto atteso matrimonio con il personal trainer di origini iraniane Sam Asghari, che è al suo fianco dal 2016.
Pare però che la storia non sia ancora finita: Jamie Spears ha infatti fatto ricorso. La battaglia è ancora lunga, ma Britney ce la sta mettendo tutta per rinascere.