Bropropriating, quando il successo femminile viene “rubato” dagli uomini
Che la vita delle donne, specie in ambito professionale, non sia sempre una passeggiata non è certo un mistero. Un mondo come quello attuale, ancora non del tutto costruito sulla parità di genere, ci ha purtroppo costretto in più occasioni ad assistere, direttamente o indirettamente, a manifestazioni sessiste che contribuiscono in modo più o meno subdolo a penalizzare carriere e frenare promozioni e successi sul lavoro, con conseguenze tutt’altro che insignificanti sull’autostima e la percezione che le donne hanno di sé.
Nella maggior parte dei casi si tratta di manifestazioni subdole e non proprio eclatanti, atteggiamenti sessisti che sfruttano quel principio silenzioso, ma in larga parte condiviso, per cui, specie sul lavoro, le donne dovrebbero chiedere sempre il permesso prima di entrare e, possibilmente, farlo in punta di piedi. In ogni caso, non certo prima dei colleghi uomini.
Uno di questi fenomeni è il bropropriating, o bropriating. Nato dalla combinazione del prefisso bro, “brother” - usato in questo caso per indicare genericamente gli uomini - e “propriating”, appropriazione, questo termine indica un certo atteggiamento maschile che si verifica perlopiù in ambito professionale, che vede un uomo appropriarsi dell’idea di una donna e prendersene il merito.
Il fenomeno viene così definito per la prima volta dalla giornalista americana Jessica Bennet, nel suo articolo How Not to Be Maninterrupted in Meetings, pubblicato sulla rivista Time nel gennaio 2015. Ma già molti anni prima, nel 1988, la fumettista Riana Duncan tratteggiava il fenomeno, senza nominarlo, con una iconica vignetta pubblicata sulla rivista Punch, in cui Miss Triggs, unica donna presente in una riunione di lavoro, si sente così rispondere da uno dei presenti dopo aver condiviso con loro un’idea: "È un'ottima idea, signorina Triggs. Forse uno degli uomini qui presenti vorrebbe proporla". Una breve frase piuttosto esplicativa che riassume in maniera efficace il senso del bropropriating.
La dinamica del bropropriating può essere varia. Può verificarsi ad esempio a seguito dell’interruzione del discorso di una donna da parte di un uomo – altro fenomeno noto con il nome di manterrupting – il quale prosegue la conversazione attribuendosi la paternità dell’idea che la collega stava enunciando.
Può anche succedere che un’idea avanzata da una donna non trovi consenso tra i presenti e che poco dopo venga riproposta in forma simile nella sostanza e non nella forma da un collega uomo e accolta con grande entusiasmo.
Il fenomeno ha però radici molto lontane. Nella storia delle scoperte scientifiche del passato, ad esempio, sono state moltissime le donne scippate delle proprie idee e derubate di meriti e successi, che sono stati accreditati a più fortunati e spesso ingrati colleghi e partner. Questo antichissimo esempio di bropropriating prese il nome di effetto Matilda.
Bropropriating ed effetto Matilda
L’espressione è stata coniata dalla scienziata Margaret W. Rossiter che si ispirò al nome di Matilda Joslyn Gage, attivista americana del XIX secolo, che per prima individuò il fenomeno documentando la difficoltà di riconoscere contributi e meriti alle donne nell’ambito della ricerca scientifica e la conseguente usanza di attribuire il loro lavoro, con tanto di premi e riconoscimenti, ai colleghi uomini.
Rossiter continua quanto iniziato molti anni prima dalla collega: prendendo in esame più di mille pubblicazioni in diverse riviste scientifiche nel periodo compreso tra il 1991 e il 2005, realizza che in questi articoli le citazioni di studi e lavori di scienziate donne erano di molto inferiori rispetto a quelle dei colleghi uomini. Un dettaglio non da poco se si considera che il numero di citazioni di uno studio scientifico rappresenta uno dei valori principali per stabilirne la validità e autorevolezza, nonché uno dei criteri per l’attribuzione di riconoscimenti ufficiali, menzioni e meriti.
E sono stati molti i casi di bropropriating nel passato che hanno visto figure autorevoli e scienziate di primo piano private della paternità, o meglio della maternità, di scoperte importantissime e rivoluzionarie, i cui meriti, e premi, sono andati a colleghi uomini passati alla storia.
Esempi storici di bropropriating
Il caso più famoso è senza dubbio quello di Rosalind Franklin, la fisica britannica che negli anni Cinquanta ebbe il merito di individuare in modo chiaro i singoli filamenti del DNA, scoprendone la caratteristica forma ad elica con cui lo conosciamo oggi. Purtroppo, però, i colleghi James Watson e Francis Crick si assunsero la paternità della scoperta e nel 1962, quando vinsero il Nobel, il nome di Franklin restò nell’oblio. Fortunatamente la storia rese onore alla donna.
Anche Lise Meitner, fisica austriaca che nel 1939 individuò le basi teoriche della fissione nucleare fu derubata del suo successo. Ma in questo caso, il chimico che contribuì alla scoperta insieme a lei, Otto Hahn, quando vinse il Nobel nel 1944, sottolineò il contributo fondamentale della donna ringraziandola per ben nove volte durante il suo discorso alla cerimonia di premiazione.
Alice Augusta Ball, che a inizio Novecento scoprì il più efficace trattamento contro la lebbra, si vide rubare la paternità della scoperta dal presidente dell’Università delle Hawaii presso la quale lavorava, Arthur L. Dean. Il trattamento, noto come “metodo Dean”, venne poi modificato in “metodo Ball” grazie all’intervento di un dottore che collaborò con lei negli anni della sua scoperta, Harry T. Hollmann.
A fine anni Sessanta, l’astrofisica Jocelyn Bell, che all’epoca era una dottoranda all’Università di Cambridge, scoprì che le stelle di neutroni emettevano dei segnali. La sua intuizione venne accolta dal suo supervisore e relatore, Antony Hewish, che rese nota la scoperta nel ’68 con il nome di pulsar. Fu però l’uomo nel 1974 a vincere il Nobel per la fisica.
Un altro esempio più recente è quello di Candace Pert, neuroscienziata e farmacologa statunitense che a metà anni Settanta, all’età di 26 anni, quando era una dottoranda alla Johns Hopkins University, dimostrò l'esistenza del recettore degli oppiacei, il sito di legame cellulare per le endorfine nel cervello. Una scoperta fondamentale di cui però si appropriò il suo professore, il dottor Solomon Snyder. Fu lui, infatti, insieme ad altri due ricercatori, ad essere insignito di un celebre premio. Ancora una volta il nome femminile responsabile della rivoluzionaria scoperta scientifica passò sotto silenzio.
Bropropriating e pregiudizi di genere
Non è un caso che la maggior parte di esempi di bropropriating di cui si ha testimonianza nel passato si siano verificati perlopiù in ambito scientifico, un settore che per convenzione è sempre stato considerato maggiormente “maschile”. Una pesante eredità che ancora oggi scontiamo, frutto di pregiudizi di genere duri a morire, nonostante i progressi culturali ottenuti e i passi compiuti negli ultimi anni nell’ottica dell’uguaglianza.
Da sempre, infatti, vi è questa (infondata) credenza per cui le materie STEM, acronimo inglese che indica le discipline di scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, si addicano maggiormente ai maschi. Negli anni si è sempre pensato che i maschi fossero più portati per la matematica e le scienze e che le femmine, al contrario, riuscissero meglio nel campo delle lettere, nelle materie umanistiche e nei lavori che richiedessero empatia, ascolto e spirito di assistenza. Ecco dunque che lo scienziato, il medico e l’ingegnere diventavano automaticamente lavori da uomini, e mentre ciò accadeva, le donne, inconsciamente, si convincevano di non essere all’altezza, vedendosi spesso precluse carriere e vite professionali solide e promettenti.
Non è un caso del resto che oggi, dopo molti anni, le donne iscritte a facoltà STEM siano ancora nettamente inferiori rispetto ai colleghi maschi, nonostante le loro indiscusse capacità e sebbene queste discipline siano ad oggi quelle che garantiscono un più alto tasso di occupazione e stipendi più remunerativi.
Il bropropriating è dunque conseguenza di una cultura maschilista ancora fortemente fondata sui pregiudizi di genere, specie nel mondo del lavoro. Questo fenomeno è poi ulteriormente agevolato dal fatto che nella maggior parte delle realtà professionali, soprattutto di ambito STEM, i vertici e le posizioni apicali sono perlopiù presieduti da uomini. Questo crea un pesante circolo vizioso che si autoalimenta e che porta a una sempre più difficile rottura di quel soffitto di cristallo che tiene lontane le donne dal successo e da ruoli decisionali e di potere.
Come evitare il bropropriating
Sebbene la situazione, come descritto, non sia semplice, sono diversi i modi che abbiamo a disposizione per contribuire a creare un ambiente lavorativo più inclusivo e meno tossico per le donne.
La prima risorsa a cui le donne possono fare ricorso è il proprio atteggiamento: sicurezza di sé, un portamento sicuro e una comunicazione non verbale assertiva sono infatti degli aspetti fondamentali per affermarsi sul lavoro e non lasciarsi sminuire dalla controparte maschile.
Per evitare di essere vittime di bropropriating può essere utile infatti adottare alcuni di questi comportamenti:
- Parlare in modo chiaro e assertivo e usare un tono di voce forte e sicuro, esprimendo il proprio punto di vista con fermezza e senza esitazioni, e soprattutto senza mai scusarsi.
- Evitare di tenere lo sguardo basso e continuare a mantenere il contatto visivo. Si tratta di un semplice atteggiamento che denota sicurezza di sé e comunica autorevolezza, rispetto per se stessi e determinazione.
- Evitare frasi incerte, che denotino insicurezza e mancanza di autostima, come “Non sono sicura sia giusto, ma”, “Non sono un’esperta in materia ma”, “Non so se può essere utile, ma”. Sono tutte esche perfette per degli attacchi di bropropriating da manuale.
- Laddove si venga interrotte o zittite, continuare a ribadire la propria opinione con risolutezza, senza lasciarsi intimorire, anche di fronte a sguardi perplessi o distratti.
Ma le donne molto possono fare anche tra di loro per sostenersi a vicenda e limitare episodi sessisti come il manterrupting e il bropropriating: intervenire a sostegno di una collega in difficoltà, sottolineando e ripetendo il punto di vista o l’idea da questa enunciata, e magari snobbata o fatta propria dai presenti, può essere un ottimo modo per scoraggiare l’usanza tutta maschile di faticare a riconoscere meriti e successi della controparte femminile. A giovarne saranno tutti. Uomini compresi.