Nadeesha Uyangoda è una donna italiana nera di 28 anni. A definirsi in questo modo è lei stessa, ponendo l'accento sulle sue origini srilankesi e sulla sua appartenenza all'Italia, Paese nel quale vive da oltre 20 anni.
Era solo una bambina, infatti, quando ha lasciato la sua terra per stabilirsi nel nostro Paese, che è diventato anche il suo.
Il suo, appunto. O almeno, così dovrebbe essere. Perché ciò su cui la stessa Nadeesha cerca di accendere i riflettori, collaborando con i media nazionali e internazionali, sono gli attualissimi temi del colorismo e del privilegio della pelle chiara.
Chi è Nadeesha Uyangoda
Ma andiamo per ordine: chi è Nadeesha Uyangoda? Ospite del Salone del Libro di Torino - OFF 2021, la Uyangoda è una giornalista e autrice freelance. Nata in Sri Lanka, si è trasferita in Brianza quando aveva 6 anni.
Ciò fa di lei un'italiana di seconda generazione. Una donna, dunque, nata da genitori non italiani ma che vive, studia e lavora nel nostro Paese praticamente da sempre. Su questa definizione Nadeesha cerca di attirare l'attenzione di chiunque la ascolti e la legga, rimarcandola con cura.
Perché? Perché ciò che non tutti comprendono è il senso isolamento che può provare. Con i suoi talk, le sue interviste e i suoi interventi acuti, la Uyangoda tratteggia con estrema chiarezza e lucidità l'immagine di un Paese che, consciamente o inconsciamente, tendiamo a respingere.
Un'Italia cruda, emarginante, che non concede sconti neanche ai bambini se sono ritenuti estranei o diversi. L'impegno di Nadeesha Uyangoda è quello di trasformare il dolore e l'amarezza in una riflessione continua sull'io e sull'identità.
Nadeesha Uyangoda e gli episodi di razzismo
Come abbiamo già lasciato intendere, Nadeesha ha vissuto sulla sua stessa pelle episodi di razzismo ed emarginazione. Coraggiosamente, però, la scrittrice ha deciso, sin da giovanissima, di non tacere.
Fiera di ciò che è, fiera delle sue origini e fiera di essere italiana, Nadeesha ha deciso di raccontare ogni singola esperienza con intento risolutorio. Come lei stessa ha più volte affermato, il suo non è un raccontare fine a sé stesso: è un condividere per combattere.
Così, ogni singolo momento che fin dalla sua infanzia l'ha costretta a sentirsi non integrata, un pezzo del puzzle fuori posto, diventa per lei e per chi la ascolta un punto di partenza.
Nadeesha ha raccontato il razzismo nei confronti dei suoi genitori e non ha risparmiato severe critiche all'ambiente scolastico. Un luogo che dovrebbe mettere i bambini sullo stesso piano si è trasformato, per Nadeesha, nel primo impatto con un retaggio ancora troppo becero, ancora troppo razzista.
E le critiche non sono state rivolte solo ai bambini. Ciò che spiazza di ciò che Nadeesha continua a raccontare è il ruolo dei docenti. Quegli adulti che dovrebbero fungere da guida hanno, invece, commesso soprusi prima ancora degli altri, dando ai compagni di classe il diritto di prenderla in giro.
Gli episodi di razzismo di Nadeesha Uyangoda non si sono però limitati all'infanzia. Crescendo, si è trovata ad avere a che fare con convinzioni xenofobe che andavano di pari passo con la politica.
In questo senso, la pelle in quanto discriminante è diventata per lei determinante per un'analisi approfondita della nostra società che esprime intolleranza. In modo, per altro, costante e neanche troppo silente.
Il libro L'unica persona nera nella stanza
Le esperienze di Nadeesha e il suo desiderio di contrastare un sistema marcio culminano nel succitato libro L'unica persona nera nella stanza (66thand2nd Editore).
Una vera e propria denuncia ad alta voce, coraggiosa e limpida, talmente trasparente da risultare a tratti spiazzante. Nel suo libro, l'autrice racconta l'umiliazione di controlli a sorpresa in aeroporto, della diffidenza alle casse automatiche seguite da ispezioni "casuali".
Ancora, parla a cuore aperto degli sguardi di superiorità che le vengono lanciati quando si trova per strada, dell'irrispettoso tu che le viene riservato anche quando si trova in situazioni formali.
E, in modo per molti versi desolante, spiega che questi atteggiamenti sono solo l'inizio di un lungo elenco di mancanze di rispetto divenute parte del suo quotidiano.
D'altra parte, ciò che è desolante può diventare pietra angolare per un cambiamento profondo, che deriva dalla correzione di gesti e idee che possono apparire "piccole" a chi non ha mai subito questo genere di torto.
Nel suo libro, infatti, Nadeesha sottolinea che quella società apparentemente libera e felice che gli italiani bianchi vivono è la stessa che la guarda con sfiducia e timore alle etnie differenze e che talvolta è proprio l'illusoria convinzione che vada tutto bene a non far muovere nulla.
Forse anche per questo L'unica persona nera nella stanza è un libro pieno di speranza, orgoglio e coraggio. In ogni passaggio, la Uyangoda sprona chi legge a ricordare i concetti di multiculturalità e integrazione e a smettere di astrarli, e invita tutti a essere sé stessi e a riflettere su cosa questo effettivamente possa significare.