Anche quando siamo mossi dalle migliori intenzioni, ci sono momenti in cui i pregiudizi impliciti possono prendere il sopravvento sul nostro modo di valutare gli altri. Il pregiudizio o “bias” implicito è un un pregiudizio inconscio, e assolutamente non intenzionale, nei confronti degli altri basato sulla loro razza, genere, stato socio-economico o orientamento sessuale.
Per spiegare cos'è il pregiudizio implicito, dobbiamo partire dal fatto che nessuno di noi si definirebbe razzista, sessista o omofobo, eppure senza rendercene conto siamo immersi in dinamiche comportamentali, e linguistiche, che portano il nostro cervello, in modo del tutto inconscio, a prediligere o, all'inverso ad avere un preconcetto negativo, nei confronti di un gruppo di persone con un tratto in comune, che può essere la loro religione, la loro etnia, o l'orientamento sessuale.
Che cos’è il Bias Implicito
In psicologia viene definito come bias implicito il meccanismo tramite il quale la nostra mente, in maniera implicita appunto, ci porta a prediligere o meno un gruppo di persone con un tratto in comune, che può essere la loro religione, la razza o il ceto sociale. Possiamo dire di avere un pregiudizio implicito nei confronti di qualcuno, quindi, quando sulla base delle informazioni in nostro possesso la nostra mente associa determinate caratteristiche che abbiamo precedentemente associato ad una razza o a un genere sessuale alla persona in questione, e ciò ci rende inclini a trattarla favorevolmente o sfavorevolmente.
È importante capire che questi pregiudizi non sono totalmente sotto il nostro controllo, ma sono modellati dal nostro condizionamento sociale, a partire dall'infanzia: il bias implicito non è una scelta che facciamo ma se diciamo, ad esempio, che stiamo lavorando come “negri”, le conseguenze della nostra frase saranno comunque escludenti e discriminanti.
Il nostro cervello tende a generalizzare
Il nostro cervello, quando si tratta di prendere piccole decisioni quotidiane, si affida a una forma di pensiero automatico che calcola le probabilità che un evento che è già accaduto si ripeta e che riconosce quali gruppi di persone ci piacciono e quali no. È proprio questa modalità di pensiero la principale responsabile dei nostri pregiudizi impliciti. Il nostro cervello, in pratica, tende a fare economia e generalizzare portandoci ad avere, ad esempio, giudizi negativi di un’intera categoria perché si hanno avuto esperienze dirette o indirette spiacevoli con un singolo individuo di quella categoria. Per questo motivo, spesso, diciamo che le donne non sanno guidare, che i gay sono femminucce e gli stranieri inaffidabili o, ancora peggio, pericolosi.
Alcuni esempi di pregiudizi impliciti
Il modo migliore per comprendere bene di cosa parliamo quando tiriamo in ballo i pregiudizi impliciti è fare degli esempi. Uno dei pregiudizi impliciti più diffuso è quello che ci porta a pensare che un uomo o una donna con tratti somatici ben definiti (africani, asiatici, sudamericani) non siano cittadini italiani, quando magari sono nati e cresciuti nel nostro stesso Paese. Va chiarito ancora una volta che tutti noi possiamo essere portatori di questo genere di pensiero, anche quando le intenzioni sono le migliori. Anche chi sostiene la piena parità di genere, infatti, spesso si trova a dare per scontato che una donna in camice dentro un ospedale sia un’infermiera mentre un uomo sicuramente un dottore, che una ragazza in uno studio legale sia la segretaria e che una bambina piccola preferirà ricevere come regalo una bambola invece che un set di costruzioni.
Il test di associazione implicita
Il pregiudizio implicito è stato oggetto di numerose ricerche, tra cui forse la più famosa è stata quella condotta dagli psicologi sociali Mahzarin Banaji e Tony Greenwald che hanno coniato per la prima volta il termine pregiudizio implicito negli anni '90. Gli scienziati, nel 1998, hanno sviluppato anche il noto Implicit Association Test (IAT) o Test dell'Associazione Implicita, che serve per valutare la forza dei pregiudizi inconsci attraverso un programma specifico progettato per misurare la forza delle associazioni.
Il test si basa su una serie di associazioni tra parole positive e negative e gruppi di persone appartenenti a gruppi razziali e generi diversi: tanto più il soggetto coinvolto risponde rapidamente, maggiore sarà l'associazione inconscia tra tra il pensiero positivo (o negativo) e quella specifica razza (o genere).
Gli effetti dei pregiudizi impliciti sul luogo di lavoro
I pregiudizi impliciti possono condizionare non solo le relazioni ma anche la sfera professionale. Pensiamo, ad esempio, a chi si occupa di selezionare personale per un’azienda e che nonostante la sua professionalità, potrebbe essere condizionato dal proprio vissuto, e quindi dai suoi pregiudizi impliciti, preferendo un candidato piuttosto che un altro perché più vicino al suo modo di pensare o a quelli che per lui sono i valori aziendali.
Il pregiudizio implicito si può dunque manifestare, ad esempio, quando durante un colloquio si finisce col preferire un candidato ad un altro perché culturalmente più adatto all’azienda o in generale con la tendenza a trarre conclusioni su una persona sulla base di propri pregiudizi, desideri o convinzioni invece che su elementi oggettivi e imparziali.
Inoltre, la psicologia sociale ci insegna che siamo naturalmente attratti dalle persone simili a noi e tendiamo a valutarle positivamente, mentre siamo portati a discriminare coloro che percepiamo come diversi e questa attitudine può creare problemi di esclusione. Per questo è importante capire che i nostri pregiudizi inconsapevoli possono essere alla base di molte forme di discriminazione sociale che pur non passando per la nostra intenzione, possono essere contrastati solo con sforzo culturale che ci permetta di decategorizzare le persone e iniziare a percepire i membri di alcune categorie esclusivamente come singoli individui.