Le preoccupazioni di chi attende l'entrata in vigore del Ddl Zan crescono, ma l'opinione pubblica sembra concentrata su altro. Il disegno di legge contro l’omotransfobia - che prende il nome dal deputato del Partito Democratico che l'ha proposto, Alessandro Zan - non verrà approvato neanche a settembre. La notizia è arrivata martedì pomeriggio dopo la conferenza dei capigruppo del Senato, che ha rimandato a dopo le elezioni amministrative (il 3 e 4 ottobre) l'approvazione della legge. Il rischio è che la fitta agenda parlamentare non consenta di approvare il Ddl neanche nei prossimi mesi, quando la riforma della giustizia e la legge di bilancio catalizzeranno l'attenzione politica fino a gennaio e oltre, dato l'avvicinarsi dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
La senatrice del PD Monica Cirinnà, tra i supporter della legge, ha definito saggia la decisione di rinviare il voto a dopo le elezioni amministrative: "dopo le elezioni il confronto sarà meno ideologico", ha specificato su Facebook. E a chi le ha ricordato di come a luglio l'approvazione del Ddl Zan venisse da lei considerata urgente, ha risposto: "urgente è fare una buona legge senza equivoci".
Lo stesso Alessandro Zan ha spiegato con una diretta su Instagram insieme alla senatrice Flavia Malpezzi, capogruppo del PD al Senato, i motivi del rinvio e i prossimi step per l'approvazione della legge:
Chi si aspettava l'approvazione del Ddl in tempi brevi rimarrà dunque deluso. E dopo le fiamme del dibattito primaverile - con Fedez al concerto del 1° maggio a rivendicare l'urgenza della legge e Chiara Ferragni a bacchettare Matteo Renzi - il silenzio di influencer e personaggi noti su questo tema diventa assordante. Ripercorriamo la storia del disegno di legge.
Ddl Zan, cosa prevede
Il disegno di legge Zan ha l'obiettivo di contrastare l'omotransfobia, prevedendo misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.
Sviluppato attraverso 10 articoli, si propone di estendere la Legge Mancino sui delitti contro l'eguaglianza e di modificare l’articolo 604-bis del Codice Penale che prevede “la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Il Ddl Zan aggiungerebbe all’articolo questa frase: “oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”. La legge punirebbe con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità, vietando inoltre ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza.
Nell'art 1, il disegno di legge definisce anche i termini delle categorie che devono essere protette, specificando che:
- per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico
- per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso
- per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi
- per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.
La legge istituirebbe inoltre una Giornata Nazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia, il 17 maggio.
Il tutto, tutelando la libertà di espressione attraverso la "clausola salva idee" dell'art 4, che specifica che "ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti". Verrebbe dunque tutelata la libertà di espressione di chi - per motivi ideologici o religiosi - si ritiene contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso o all'adozione omogenitoriale.
Ddl Zan, la parabola e le difficoltà
Approvato il 4 novembre 2020 alla Camera, il Ddl Zan ha provocato un intenso dibattito politico e non solo. Osteggiato dai partiti di destra (Fratelli d'Italia e Lega), è stato oggetto di centinaia di emendamenti. Il 17 giugno, il Vaticano ha chiesto ufficialmente di modificare il testo del Ddl Zan in quanto violerebbe l'accordo di revisione del Concordato tra Stato e Chiesa. Un'ingerenza pubblica inedita da parte del Vaticano, a cui Mario Draghi ha risposto sottolineando che "Il nostro è uno Stato laico, a tutela di pluralismo e diversità culturali". A far arenare definitivamente l'approvazione della legge è stato però a luglio Matteo Renzi, leader di Italia Viva, proponendo di cambiare il disegno di legge per trovare un compromesso con i partiti di destra e garantirne l’approvazione. Una proposta che ha suscitato le critiche del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, favorevoli alla legge, portando agli scontri in Senato che hanno fatto poi rinviare a settembre l'approvazione della legge.
Ddl Zan, i supporter famosi
A partire dalla nascita del Ddl Zan, sono stati tantissimi i personaggi famosi a schierarsi a favore della legge e a sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso la call-to-action sui social #diamociunamano: da Tiziano Ferro a Ermal Meta, passando per Maria Grazia Cucinotta, Alessio Boni, Patty Pravo e Marcelo Burlon, i loro post hanno creato un vero e proprio fenomeno social a favore della legge.
Veri protagonisti della campagna pro-Ddl Zan sono stati però i Ferragnez, con una presa di posizione netta sull'urgenza di approvare la legge in tempi brevi. Durante il concerto del 1° maggio, Fedez si è infatti lanciato in un discorso contro le forze politiche schierate contro il Ddl.
Chiara Ferragni, invece, ha risposto alla proposta di Matteo Renzi di modificare il testo della legge dicendo su Instagram: "Politici fate schifo". Un'esternazione a cui Renzi ha replicato con un tweet: "Da lei mi aspettavo qualcosa in più di una frasina banale e qualunquista". E poi: "Sono pronto a un dibattito pubblico con la dottoressa Ferragni, dove vuole e come vuole. Sono sempre pronto a confrontarmi con chi ha il coraggio di difendere le proprie idee in un contraddittorio. Se ha questo coraggio, naturalmente".
Il nuovo rinvio dell'approvazione della legge non ha però suscitato alcuna reazione di personaggi famosi e influencer. Chissà cosa ne pensa chi davvero attende questa legge per smettere di essere vittima di discriminazioni, odio e violenza.