Il 1° Dicembre è la Giornata Mondiale della lotta all'AIDS, un giorno dedicato alla riflessione e alla consapevolezza dell'epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV. Anno dopo anno, la ricerca scientifica ha compiuto passi da gigante ma c'è ancora molta strada da percorrere.
Nel 1981 si parlò per la prima volta di un inspiegabile aumento di polmoniti e, nell'arco di 40 anni, nel mondo si contano più di 35milioni di vittime causate dall'AIDS. Oggi si celebra la necessità di perseguire tutti gli obiettivi fissati dalla ricerca, e soprattutto quello di sconfiggere l'epidemia entro il 2030.
Le origini e il significato della Giornata
Nel 1988 venne istituito un Summit dei ministri della sanità sui programmi per la prevenzione dell'AIDS. In questa sede vide la luce la Giornata Mondiale della lotta all'AIDS e l'idea venne presto adottata anche da governi, associazioni e organizzazioni internazionali.
L'Unaids, l'organizzazione delle Nazioni Unite che si dedica alla lotta all'AIDS, ha organizzato questa giornata dal 1987 al 2004. Ma dal 2005 è stata la Wac, un'organizzazione indipendente, a prenderne le redini. Ad oggi, questa giornata è dedicata alla riflessione e alla celebrazione della ricerca che non si è mai fermata.
Si tratta di una delle epidemie più aggressive della storia, rilevata nel 1981 quando venne segnalato un aumento anomalo di polmoniti fra i giovani omosessuali. La paura e la discriminazione, soprattutto nei confronti della comunità LGBTQ+, presero il sopravvento distruggendo la vita di molte persone.
Il virus venne identificato da Robert Gallo tre anni dopo la sua prima apparizione, ma questo fu solo l'inizio di un difficile percorso. In meno di sei anni arrivò il primo farmaco per controllare l'infezione e dopo dieci anni arrivò la HAART, una terapia in grado di abbattere la mortalità dell'AIDS.
La Giornata Mondiale della lotta all'AIDS ha fra i suoi obiettivi quello di ricordare l'esistenza di questa malattia, soprattutto in questo momento in cui l'attenzione mondiale è concentrata sul Covid-19. Essere completamente consapevoli dei rischi e riflettere sulla prevenzione e sull'esistenza delle terapie attualmente in corso non smette infatti di essere importantissimo.
A che punto siamo con la ricerca?
La ricerca non ha mai smesso di dedicarsi a questa epidemia. Hans Kluge, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che negli ultimi anni molti paesi europei hanno lavorato per aumentare i test e le cure.
Tuttavia, c'è ancora qualcosa che non va: «Stigmatizzazione, discriminazione e disinformazione intorno a questo virus sono ancora troppe, con enormi disparità nella diagnosi e nel trattamento all’interno della regione europea», ha spiegato Kluge.
Ma se l'obiettivo di tutti è quello di porre fine all'AIDS entro il 2030, la pandemia Covid-19 non solo ha distolto lo sguardo delle persone verso l'AIDS, ma ha reso più difficile l'accesso ai servizi per la prevenzione. E nei paesi più in difficoltà, i vaccini contro il Covid per i malati di AIDS fanno fatica ad arrivare. Ridurre le diseguaglianze geografiche e sociali sarebbe quindi un passo fondamentale per fermarne la diffusione ed è proprio questo uno dei temi centrali della Giornata mondiale della lotta all'AIDS.
Attualmente, in tutto il mondo si contano circa 37milioni di persone, tra sieropositivi e malati, mentre in Italia 130mila persone convivono attualmente con l'HIV. Dal 2012 quest'ultimo dato è in calo, nonostante le cifre degli ultimi anni siano state condizionate dalla pandemia.
Conoscere e prevenire
La consapevolezza dell'esistenza dell'HIV ha permesso a molte persone di ridurne la diffusione, grazie alla prevenzione. L'AIDS è ancora mortale, ma rispetto al passato è più facile controllarlo ed effettuare delle terapie più efficaci. Leggendo i dati degli ultimi anni, si possono notare i grandi passi fatti in questi 40 anni.
Attualmente infatti, ben 26 milioni di persone accedono alla terapia antiretrovirale, che ha permesso di abbattere la mortalità dell'AIDS. Inoltre, questo tipo di terapia somministrata alle donne incinte sieropositive limit il rischio che il feto contragga il virus. Uno dei canali migliori per rendere tutti più consapevoli è di certo l'educazione sessuale tra i giovani. Le scuole sono il luogo perfetto per poter affrontare tali argomenti, educando gli studenti all'uso del preservativo e alla prevenzione dell'AIDS.
Nonostante in Italia non ci sia l'obbligo di formare i giovani su questo tema, è indispensabile che tutto questo avvenga al più presto. I più giovani devono identificare i comportamenti sessuali rischiosi che potrebbero portarli a contrarre il virus dell'HIV, così da prevenirlo e forse, nel futuro, sconfiggerlo definitivamente.