Si chiudono definitivamente le porte dell'Aeronautica per la giovane Giulia Schiff, che sognava di pilotare un giorno le Frecce tricolori. La sergente 21enne non sarà reintegrata nel corpo militare dopo la sua espulsione, avvenuta a seguito di alcuni atti di nonnismo che lei aveva poi deciso di denunciare.
La pronuncia del Consiglio di Stato, che ha respinto il suo ricorso, mette fine ad ogni speranza di tornare a solcare i cieli con la divisa dell'Esercito.
Giulia Schiff, tra ambizioni e speranze
Classe 1999, veneziana d'origine, un grande sogno che coltiva sin da ragazzina: quello di diventare pilota e, magari, di salire addirittura a bordo delle Frecce tricolori. Il desiderio di entusiasmare migliaia di persone con gli occhi puntati al cielo per ammirare quello spettacolo si è però infranto duramente. Giulia Schiff aveva deciso di dedicare la sua vita all'Aeronautica Militare, probabilmente anche per inseguire le orme di suo padre che è un pilota civile.
La tenacia non le è mai mancata: appassionata di atletica leggera, gli ostacoli non l'hanno di certo spaventata mai. E così aveva studiato duramente all'Istituto tecnico aeronautico, per poi partecipare al concorso per l'ammissione di dieci allievi ufficiali di complemento dell'Aeronautica, arrivando quarta classificata su quasi duemila iscritti. Un risultato incredibile, che le aveva dato grande carica. Per lei si erano aperte le porte dell'Accademia di Pozzuoli, dove aveva dato anima e corpo per essere sempre tra i migliori.
Fin quando non era arrivata alla soglia della Scuola di volo, a Latina. Uno dei passi più importanti della sua vita, che Giulia aveva affrontato con entusiasmo. È lì infatti che aveva davvero capito come sarebbe stato il suo futuro da pilota militare, solcando per la prima volta il cielo azzurro. Ma qualcosa stava per cambiare per sempre, segnando profondamente il suo futuro.
Il "battesimo del volo": la prova più dura
Il 7 aprile del 2018, la Schiff era giunta alla fine del suo percorso, ormai ad un passo dal guadagnarsi il sudatissimo brevetto di pilota e dal veder così realizzato il suo sogno. Solo una prova le restava da superare, e non era quella del volo da solista, bensì il tradizionale "battesimo" che i commilitoni sono soliti riservare agli ultimi arrivati.
Dapprima Giulia era stata sollevata di peso e sbattuta contro l'ala del velivolo, quindi aveva ricevuto violenti colpi sul fondoschiena e infine era stata gettata in piscina, nonostante la sua palese contrarietà. Un video aveva immortalato tutta la scena, e i lamenti della ragazza, i suoi singhiozzi e la sua paura sono palpabili.
La Schiff aveva inizialmente deciso di passare sopra al trattamento subito, soprattutto perché non voleva assolutamente rinunciare al suo brevetto. Però, in Accademia le cose erano cambiate: lei aveva cominciato a parlare dell'esperienza che le era stata riservata, e in un attimo aveva visto l'atteggiamento dei sergenti trasformarsi completamente.
Secondo il suo racconto, continue punizioni e lettere di biasimo avevano reso la sua permanenza a Pozzuoli un inferno, tanto che il suo stesso comportamento era diventato ormai fuori controllo, non riuscendo ad accettare questo improvviso nonnismo.
L'espulsione dall'Accademia
Nonostante tutto, Giulia aveva continuato a stringere i denti. Ma la doccia gelata doveva arrivare: il 6 settembre 2018, la sergente era stata espulsa per "numerose mancanze nel rispetto delle vigenti regole dell'Istituto, delle norme di vita interna dell'Accademia, nonché di quelle impartite dal Comando". La decisione era sembrata sin da subito inappellabile: "Espulsa per insufficiente attitudine militare". Una delusione immensa, una ferita che ancora oggi non si è del tutto cicatrizzata. E la Schiff aveva dunque deciso di fare l'ultimo passo, denunciare quello che aveva subito.
Portando tutto il materiale in suo possesso alla Procura Militare di Roma, la sergente aveva raccontato la sua incredibile storia. Nel contempo aveva fatto ricorso al Tar del Lazio contro l'espulsione, ritenendolo un provvedimento intrapreso solo come ritorsione per non aver condiviso il rituale "battesimo" cui era stata sottoposta. Il Tar aveva però rigettato la sua richiesta, e lei aveva deciso di fare appello al Consiglio di Stato. L'ultimo gradino, l'ultima speranza per tornare a volare come pilota militare.
La decisione finale
Ora è arrivata anche la decisione dell'organo supremo, e non è quella che Giulia desiderava. Il Consiglio ha infatti confermato la sentenza del Tar, ritenendo l'espulsione della sergente la "conseguenza diretta dell'insufficiente voto in attitudine militare e professionale", ed escludendo alcuna "volontà ritorsiva" nei suoi confronti. La Schiff non verrà reintegrata nell'Accademia, e sarà anche costretta a pagare le spese processuali.
Tutto ciò che le resta è la possibilità di chiedere un risarcimento dei danni morali e materiali, che secondo il suo difensore non potrà essere inferiore ai 70mila euro. Per questo dovrà attendere il processo, che si terrà il 5 novembre a Latina, nel corso del quale otto sergenti compariranno davanti al giudice. Secondo l'accusa, avrebbero inflitto violenza a Giulia e per questo devono rispondere di lesioni personali pluriaggravate in concorso.
Tuttavia, Giulia non si perde d'animo: lei, che è un vero concentrato d'energia, ha continuato a inseguire i suoi sogni. E ha preso la licenza di parà, superata a pieni voti, per iniziare un nuovo percorso che, siamo certi, le riserverà onori e soddisfazioni.