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Chi era Lella Lombardi, straordinaria pilota di Formula Uno

Lella Lombardi con la tuta da pilota
24-12-2021
Lella Lombardi fu una stella della Formula Uno e un esempio di tenacia e determinazione per le donne dell’epoca e per quelle delle generazioni future
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Pilota di Formula Uno in un’epoca in cui per le donne era tutt’altro che semplice affermarsi, soprattutto in un mondo prevalentemente maschile. Classe 1941, piemontese, Lella Lombardi fu la prima e unica donna (ad oggi) ad affermarsi nella massima categoria delle competizioni automobilistiche. La sua tenacia e la sua determinazione le permisero di eccellere e di diventare ‘immortale’.

Un destino già scritto

All’anagrafe Maria Grazia, ma conosciuta dai più come Lella, lasciò un segno indelebile in uno sport in cui fu difficile anche per gli uomini affermarsi e dimostrare di essere i migliori.

Talento e voglia di riscatto furono i suoi punti di forza. La svolta arrivò una domenica, il 27 aprile del 1975, a Montjuïc. Una giornata come tante, destinata a entrare nella storia della Formula Uno, in cui Lella Lombardi ebbe un ruolo da protagonista.

Un traguardo doppiamente meritato

Lella Lombardi al gran premio di spagna
Lella Lombardi nel 1975, al Gran Premio di Spagna

Gran Premio di Spagna a Barcellona, la cosiddetta montaña mágica a creare un’atmosfera unica, e una donna. Fu la prima a conquistare punti in un GP. Un dettaglio che trasformò un giorno come tanti in un punto di non ritorno. Non solo per Lella, ma per tutto il mondo automobilistico e per le donne che, come lei, avevano voglia di affermazione.

Un risultato che profumò di doppia vittoria, visto l’atteggiamento dimostrato dagli altri piloti il giorno prima delle prove. I colleghi di Lella Lombardi, infatti, minacciarono di non partecipare alla gara a causa di una disposizione errata di alcune barriere di sicurezza.

Quando la competizione giunse al suo 26° giro, l’auto di Rolf Stomelen andò a sbattere con violenza contro le barriere, le stesse per cui qualche giorno prima nacque la polemica. Le conseguenze furono tragiche: cinque morti e 12 feriti. Iniziò un andirivieni di mezzi di soccorso, e gli organizzatori decisero di sospendere la competizione al 30° giro. In quel momento Lella Lombardi si trovava al sesto posto, l’ultimo utile che le permise di guadagnare punti.

Un grande traguardo che però non riuscì a godersi pienamente. La corsa, infatti, venne sospesa prima del completamento del 75% del totale e venne assegnata la metà del punteggio ai primi sei classificati. Nonostante ciò quella rimase una giornata storica, un momento indimenticabile per la pilota della March e per chi visse insieme quegli attimi straordinari.

La gavetta e il successo meritato

Lella Lombardi arrivò in Formula Uno dopo anni di gavetta nelle categorie automobilistiche inferiori. A spingerla verso una carriera prettamente maschile fu una grande passione per i motori e l’ambizione tipica di chi sta bene solo in contesti di competizione. Aveva una grande sensibilità meccanica e le idee chiare circa il suo futuro.

Sguardo serio e determinato, mentalità testarda e pratici capelli corti che non le tolsero mai un fascino innato. Dimostrò sempre di essere molto riservata, indossava una corazza che le permise di farsi rispettare in un ambiente tutt’altro che semplice. Nulla le fu mai regalato. Nascose la sofferenza comune a qualsiasi pilota senza mai lamentarsi, perché - da donna – dovette dimostrare il doppio. Doppia fatica, ma anche doppia soddisfazione a ogni traguardo raggiunto.

La passione per i motori sempre e comunque

Lella lombardi con la sua auto da corsa
Lella Lombardi nel 1974, sullo sfondo il Tower Bridge di Londra

Soffriva come qualsiasi altro pilota ma non si lamentò mai. Di lei si diceva che avesse una grande sensibilità meccanica e che fin da piccola fosse chiaro che la sua vocazione sarebbe stata quella delle corse.

Anche se Lella Lombardi si ritirò dalla Formula Uno nel 1976, il suo viaggio nel mondo automobilistico non subì nessun arresto. Si concentrò sulle gare di durata e partecipò a eventi rappresentativi come le 6 Ore di Silverstone, i 1000 chilometri di Monza e la madre di tutte le gare: la 24 Ore di Le Mans.

Una fine che non giunse mai

La pilota entrata nella storia morì a causa di un tumore nel 1992, all’età di appena 51 anni. La sua fu una vita breve, ma intensa: vissuta con il piede sempre sull’acceleratore, praticamente e metaforicamente.

Fu in grado di trovare il proprio posto in un mondo dominato dagli uomini e si dimostrò all’altezza dei suoi colleghi, mandando un messaggio importantissimo alle donne dell’epoca (ma anche a quelle che sarebbero nate successivamente).

Dimostrò con i fatti che basta avere un sogno e la volontà di perseguirlo – anche andando contro tutti e tutto – per farcela. Indipendentemente dal risultato finale questo significa vincere e Lella Lombardi lo sapeva bene. Fu un esempio e continua a esserlo.

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