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LGBTQIA+: dall’acronimo alla storia del movimento, tutto quello da sapere

comunità LGBTQIA+
Sette lettere (e più) che racchiudono un intero mondo. La storia e il significato del movimento LGBTQIA+ è qualcosa che tuttə noi dovremmo conoscere

Ogni parola racchiude una storia, se poi parliamo di un acronimo come LGBTQIA+ si spalancano le porte di un intero mondo. Di un mondo fatto di idee, diritti, lotte ma soprattutto di persone.

Oggi questo acronimo è entrato a far parte a tutti gli effetti dell'Enciclopedia Treccani, cosa mai avvenuta prima. E le ragioni sono tante, innanzitutto il bisogno di far chiarezza sul suo reale significato e su tutto ciò che ha portato alla sua creazione. Che di casuale ha davvero ben poco.

Viviamo un'epoca di cambiamenti, un tempo in cui abbiamo l'esigenza di comprendere fino in fondo quanto sia approssimativo (e non inclusivo) limitarci a una visione binaria del mondo, dove tutto è bianco o nero. Nel mezzo ci sono mille sfumature, le stesse che hanno portato alla creazione di un acronimo come LGBTQIA+, di un movimento che da decenni lotta per i propri diritti, che poi sono quelli di tutti. Anche i nostri.

Significato dell'acronimo LGBTQIA+

Sentiamo parlare continuamente di LGBTQIA+ ma spesso non approfondiamo del tutto il suo significato. Essendo un acronimo, ciascuna delle sue lettere (incluso il +) sono l'abbreviazione di altrettante parole: Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender (o Transessuali), Queer, Intersessuali e Asessuali. Il + finale fa riferimento a ulteriori specificità di genere di questa "comunità", orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano nella sigla.

Non siete ancora soddisfatti? Ormai non abbiamo più scuse perché l'acronimo è entrato a far parte a tutti gli effetti dell'Enciclopedia Treccani. E ha la propria definizione (piuttosto dettagliata):

"Designa tutte le persone che per orientamento sessuale, identità e/o espressione di genere, caratteristiche anatomiche non aderiscono agli standard del binarismo cisessuale e dell’eterosessualità."

In sostanza è una sigla che si discosta dalla suddivisione netta tra maschi e femmine, limitante e povera se consideriamo la grande varietà che l'identità di genere mette sul tavolo. Ed è proprio questo il punto: non possiamo limitarci a un binomio dettato dalla corrispondenza tra identità di genere e sesso biologico, cose che non necessariamente vanno a braccetto. E non possiamo neanche partire dal presupposto che l'attrazione sessuale valga solo ed esclusivamente per il sesso opposto al proprio.

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La definizione, però, aggiunge un ulteriore significato all'acronimo:

Esso conferisce quindi coesione ai movimenti delle minoranze sessuali, veicolando l’idea che esse costituiscano un unico gruppo sociale. Ma evidenzia anche la molteplicità delle soggettività che tiene assieme, per evitare che alcune ottengano un eccesso di visibilità e occultino le altre. L’unità evocata dalla sigla non impedisce quindi, e anzi incoraggia l’emergere di divisioni interne a quella che può essere considerata una comunità soltanto in senso contingente e pluralistico.

Unità nella molteplicità, che poi è quel che siamo: un'umanità talmente vasta e variegata da non poter essere etichettata a tutti i costi, sotto l'egida di standard che escludono a priori tanti di noi.

Sesso biologico e identità di genere

Abbiamo accennato a due termini chiave: sesso biologico e identità di genere. Vale la pena aprire una parentesi, vista la confusione che ancora oggi si crea a tal proposito. Le persone che si dichiarano parte della comunità LGBTQIA+ pongono l'accento sulla distinzione e la non necessaria corrispondenza tra questi due elementi. E di fatto è così.

L'identità di genere è una componente fondante dell'identità di ciascuno di noi e deriva dalla consapevolezza di sé. Consapevolezza che va ben oltre le "classiche" categorie e gli standard imposti dall'esterno e che poggia solo ed esclusivamente sulla percezione (e poi l'espressione) di sé.

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Il sesso biologico è, invece, un dato più oggettivo. Patrimonio genetico, ormoni, apparato genitale sono gli elementi che ci portano a definire il genere di una persona, non soltanto maschio o femmina ma quelli che derivano da tutte le possibili combinazioni di cromosomi. Perché sì, a differenza di quanto credono in molti anche la natura non si limita al binomio maschio/femmina ma prevede altro.

Per molte persone, probabilmente la gran parte, l'identità di genere è coerente con il sesso assegnatogli alla nascita (i cosiddetti cisgender), per altre ciò non accade e non si identificano con il proprio sesso (transgender). Altre ancora, infine, non si identificano esclusivamente come uomini o donne (non binary).

Cosa vuol dire essere Queer

Nell'acronimo LGBTQIA+ spicca la parola Queer. L'avrete sicuramente sentita (o letta) decine di volte, restando però sempre col solito dubbio: che significa esattamente?

La storia della parola Queer è piuttosto controversa e in poco meno di un secolo ha subito profondi cambiamenti, anche per ciò che ne concerne il significato. Pensate che originariamente nella lingua inglese era un termine dispregiativo, che veniva usato per denigrare gli omosessuali. "Eccentrico", "insolito", "strano", per elencare le traduzioni più gentili.

Oggi il termine Queer è tutt'altro che irrisorio o discriminatorio, anzi è il vessillo portato orgogliosamente in alto da chi ha deciso di dire "Basta!", una volta e per tutte, alle convenzioni imposte dagli altri. E non soltanto in merito alla "classica" distinzione uomo/donna (rigorosamente etero), ma anche - se non principalmente - contro gli stereotipi diffusi nella comunità gay. Non ve lo aspettavate, eh?

Chiunque si dichiari Queer non ha etichette, appellativi, definizioni. Non è soltanto uomo o donna, omosessuale o eterosessuale, pansessuale o chissà che altro: è semplicemente se stessə, qualcuno che si rifiuta di rientrare nelle definizioni comuni. Un "termine-ombrello" che non specifica, ma accoglie sotto la sua ala chiunque non voglia avere vincoli. Molte persone amano indicarsi così, senza specificare a quale lettera di LGBTQAI+ appartengano.

Storia del movimento LGBTQIA+

Come riporta la Treccani, quella LGBTQIA+ è una comunità immaginaria in cui soggetti differenti che subiscono forme di discriminazione derivanti da uno stesso impianto normativo (patriarcale, binarista, cissessista, eterosessista) si uniscono in nome di obiettivi comuni pur restando divisi su altri obiettivi. Ed è da qui che prende piede uno dei movimenti più significativi dello scorso secolo, che non ha mai smesso di lottare.

A dare la prima, forte spinta al movimento LGBT (questa era la sigla comunemente usata fino a poco tempo fa), ovvero al movimento di liberazione omosessuale in tutto il mondo, furono i moti di Stonewall. La notte del 27 giugno 1969 avvenne qualcosa che cambiò per sempre la storia. Lo Stonewall Inn era uno dei locali LGBT più in voga del Greenwich Village di New York e, come tale, nel mirino delle incursioni della polizia. Essere gay o "diversi" non era qualcosa di gradito.

Questi controlli non avevano mai creato problemi, anche perché il Sesto Distretto di New York generalmente avvisava i gestori dello Stonewall Inn prima delle retate. Ma quella volta no. I poliziotti arrestarono chi non possedeva il documento di identità, ma soprattutto i dipendenti e chi vestiva abiti del sesso opposto al proprio.

Al grido di "Gay Power!" si riversò in strada una folla che mai prima di quel momento si era vista. I disordini proseguirono per diversi giorni e finalmente la comunità LBGT urlava al mondo che non avrebbe sopportato un minuto di più gli abusi e i soprusi a cui era stata abituata. Un cammino di lotta, lungo e tortuoso che ha dovuto superare grandi ostacoli (come l'epidemia di AIDS negli anni '80) ma che ha anche raggiunto degli importanti traguardi.

Le campagne di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, i diritti di coppia, le unioni civili, la possibilità di adottare un bambino. Semplicemente il diritto di essere se stessə e di non vedersi negare la felicità.

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