La violenza, purtroppo lo sappiamo bene, può assumere le forme più disparate. È il caso del manterrupting, ovvero la prassi maschilista di scavalcare e interrompere una donna in modo brusco e annichilente.
Una prassi velenosa (ancora) fortemente diffusa soprattutto negli ambiti professionali. Nella fattispecie, in quelli che fino ad alcuni decenni sembravano di "proprietà" esclusivamente maschile e che adottano comportamenti machisti e irrispettosi.
A smuovere un po' le acque, però, arriva una delle più importanti istituzioni mondiali: la Corte suprema degli Stati Uniti d'America (la più alta corte della magistratura federale americana). Che sta introducendo nuove regole per tutelare avvocatesse e giudici donne.
Sonya Sotomayor e le nuove regole per le discussioni orali
L'introduzione delle nuove regole che andranno a disciplinare i comportamenti maschilisti e abusivi è stata a lungo argomento di discussione alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America.
Dalla settimana scorsa, però, è stata Sonia Sotomayor a prendere una netta posizione in merito. Lei, giudice associato della Corte suprema degli Stati Uniti d'America, ha acceso i riflettori su un suo triste primato: essere la più interrotta dall'inizio del suo mandato, nel 2019.
Insieme gli altri giudici dell'Istituzione, la giudice Sotomayor ha studiato una serie di regole per le discussioni orali. Ne ha parlato con dovizia di particolari durante una lectio magistralis alla New York University School of Law. E ha spiegato che il principio applicato è, in realtà, più semplice di quanto si possa immaginare.
La giudice ha sperimentato un nuovo format durante i processi. Alla fine di un'arringa tenuta da un avvocato, i giudici possono porre domande individualmente, in ordine di anzianità.
Questa nuova "turnazione di parola" fa in modo che i colleghi giudici non scavalchino le donne e fa in modo che gli avvocati non alzino la voce per evitare (o non ascoltare) le loro domande.
«Il fatto che, come donna, tu possa essere letteralmente un giudice della Corte Suprema e comunque essere sgridata come se fossi la sorellina di qualcuno è stato a lungo degradante», ha spiegato la Sotomayor sulle pagine del The Guardian, «adesso, però, noto più rispetto. Alcuni dei miei colleghi finalmente mi chiedono scusa, mi dicono che non volevano interrompermi. È un passo avanti, anche se c'è ancora tanto da fare».
Dal manterrupting al mansplaining
Per le donne, l'esperienza di un'interruzione durante una conversazione è una situazione molto più frequente di quanto si possa immaginare. Retaggio di una posizione subordinata di stampo patriarcale, l'atto dell'alzare la voce o del gesticolare violentemente per ridurre compagne, figlie, mogli, sorelle o colleghe è stato a lungo reiterato, fino a insinuarsi nell'uso comune.
Diversi studi hanno attestato che gli uomini interrompono dal 33 al 55% in più le donne rispetto a quando parlano con gli uomini, spesso accompagnando l'interruzione allo svilimento.
Peggio ancora, il manterrupting può accompagnarsi a una subdola condiscendenza che si muove verso il mansplaining. Si tratta dell'atto di parlare alle donne con atteggiamento accomodante e paternalistico, riducendo ai minimi termini la considerazione verso le loro capacità intellettuali. E da qui si apre la strada anche al bropropriating.
Bropropriating e ambito professionale
Ritorniamo a questo punto alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America, che ha preso provvedimenti in merito al manterrupting anche per un'altra ragione. Una ragione espressa, diciamolo, sempre dalla Giudice Sotomayor: «In alcuni casi, essere interrotte significa non poter esprimere le proprie idee o esprimerle solo dopo, quando un uomo ti dirà che, in realtà, la tua idea è sua».
Anche questa pratica malsana ha un nome, bropropriating. E anche di ciò si sta discutendo attivamente, adesso, sulle pagine dei più grandi quotidiani mondiali.
Sempre dal The Guardian, la freelance Eleanor Margolis fa il punto sulle nuove regole della Corte suprema degli Stati Uniti d'America. E spiega, con attenzione, che manterrupting, mansplaning e bropropriating sono la stessa faccia, sempre più vile e cattiva, di un machismo professionale che deve essere arginato.
«Io scrivo - ha detto la Margolis - e in molte occasioni ci sono uomini che cercano di spiegarmi i miei stessi articoli. In altre situazioni, ben peggiori, si appropriano di ciò che dico dando per scontato che io, in quanto donna, non possa esserci arrivata da sola».
Di fatto, dunque, si può solo auspicare che questo passo made in USA sia motore di un cambiamento più ampio e globalizzato, che aumenti l'attenzione sull'importanza delle parità di trattamento in ogni ambito, con particolare attenzione a quello professionale.