Margaret Atwood è il nome che viene associato al riconoscimento del Premio Nobel per la Letteratura, che sarà assegnato Giovedì 7 ottobre alle 13.
Capelli grigi e ricci, occhi azzurri e penetranti, la Atwood non è soltanto una delle più importanti e affermate scrittrici dei nostri tempi: è anche una donna potente, sicura, profonda e arguta.
Tagliente, impaziente, irrequieta e in perenne conflitto con un mondo troppo stretto per un intelletto spiccato come il suo, la Atwood è una di quelle autrici che tutte dovremmo conoscere. E da cui tutte dovremmo prendere un po' esempio.
Chi è Margaret Atwood?
Ma chi è davvero Margaret Atwood? La verità è che definirla semplicemente una scrittrice è piuttosto limitante. Ingabbiare la Atwood in un'unica definizione o in una biografia è a dir poco impossibile e, in effetti, è lei le stessa a rifiutare descrizioni schematiche.
Nata nel 1939 a Ottawa (in Canada), Margaret ha messo subito in chiaro che non aveva intenzione di adeguarsi alle aspettative che la società dei tempi aveva per lei. Piuttosto che dedicarsi ad attività "femminili ed eleganti" iniziò a seguire nelle foreste e nei boschi il padre, Carl Edmund Atwood, che faceva l'entomologo.
Margaret ha sviluppato un carattere affilato, ben lontano dalle maniere fragili e delicate che le si volevano cucire addosso. In più, preferiva mille volte dedicarsi alla lettura piuttosto che a qualsiasi altra attività: da adolescente leggeva gialli e faceva incetta di racconti popolari, amava i fumetti e le opere teatrali.
A soli sei anni iniziò a scrivere poesie, a 12 buttava giù copioni e sceneggiature. A 16 anni realizzò di voler scrivere e fece di tutto per riuscirci. Ha studiato al Victoria College dell'Università di Toronto (laureandosi con lode) e poi al Radcliffe College dell'Università di Harvard, dove ha conseguito un master.
Determinata e passionale, sposò un collega scrittore, Jim Polk, per divorziare (non senza suscitare clamore) solo cinque anni dopo. In rapida successione ha intrecciato una relazione con un altro scrittore, Graeme Gibson. Con lui si trasferì in una fattoria, dove hanno vissuto a contatto con la natura fino alla morte di lui (nel 2019).
Da qualche anno, la Atwood vive a Toronto dove riceve pochi selezionati amici, ma continua a scrivere e scrivere, senza mai fermarsi.
Perché si definisce "strega"
Oltre a ricevere pochi e selezionati amici, Margaret Atwood riceve saltuariamente pochissimi giornalisti che lei stessa seleziona. Non ama concedere interviste e la sua fama è quella di una persona scontrosa, addirittura "spaventosa".
In verità, quei (rari) giornalisti che sono riusciti a scalfire la superficie sono riusciti a strapparle delle dichiarazioni che dicono di lei più di quanto qualsiasi biografia possa dire:
«Mi autodefinisco una strega - ha detto al Times - perché posso essere spaventosa, ma solo se mi provocano. Incuto timore perché sono sicura delle mie idee, perché non ho paura di esprimerle. A oggi mi sento più come una nonna brontolona, eppure sono più lucida che mai».
E sul fatto che non abbia paura di esprimere le proprie idee non ci piove. Chiamata scrittrice, critica letteraria, saggista, insegnante , attivista ambientale, femminista e inventrice, la Atwood ha riversato nella sua produzione letteraria molto più di quanto si possa anche solo lontanamente immaginare
I libri
Diciotto libri di poesia, diciotto romanzi, undici libri di saggistica. Poi nove raccolte di narrativa breve, otto libri per bambini e due graphic novel. Infine, una serie di piccole edizioni di poesia e narrativa: Margaret Atwood è una scrittrice prolifica, che è riuscita in una missione davvero difficile.
Quale? Quella di rendere praticamente tutti i suoi scritti dei veri e propri capolavori. Riesce difficile fare un elenco dei libri migliori da leggere di Margaret Atwood, ma dovendo scegliere si potrebbe partire da questi:
- La Donna da Mangiare: un racconto apparentemente tragicomico che, invece, esplora tutte le limitazioni dovute alle differenze di genere.
- Lesioni Personali, in cui l'autrice esplora il binomio amore-potere e l'impatto devastante che il bisogno di compassione e la brama sessuale possono avere nella vita di una donna.
- Facendo un salto in avanti, non si può non leggere La donna che rubava i mariti: anche qui si fanno forti le lotte di potere tra uomini e donne, ma c'è un elemento in più. In questo libro, infatti, Margaret Atwood esalta la fiducia al femminile ed esplicita il bisogno di autosufficienza di ognuno di noi.
- Essenziale è anche Il Canto di Penelope. Questo libro racconta la storia della moglie di Ulisse dandole voce, occhi e corpo. A parlare è lei insieme alle sue dodici ancelle. Il risultato è una prospettiva invertita che racconta una storia diversa, dove Ulisse è un ubriacone e Penelope ne rifiuta l'esaltazione.
- Questo libro si è aggiudicato una definizione tutta sua, vintage Atwood-feminist, ovvero "femminista alla maniera della Atwood", per i doppi standard che contrappongono generi e classi sociali in modo sagace e brillante.
- La lista sarebbe ancora lunga, ma adesso è doveroso fare accenno a due dei libri più famosi di Margaret Atwood: Il Racconto dell'Ancella e I Testamenti.
The Handmaid's Tale e i Testamenti
Se avete vissuto sul pianeta Terra negli ultimi anni avrete sicuramente sentito parlare di The Handmaid's Tale, - in italiano Il racconto dell'ancella - serie tv diventata in breve tempo un cult. Bene, la mente (anzi, la penna) dietro la storia delle ancelle è proprio quella di Margaret Atwood.
Se invece siete tra le poche che hanno visto passare questo fenomeno senza addentrarvisi, la trama è presto spiegata: in un futuro non troppo lontano, il mondo è afflitto da una guerra devastante.
La conseguenza è l'instaurazione di una regime totalitario di ispirazione biblica, la Repubblica di Gilead. La sua caratterista principale è quella di asservire le donne agli uomini. Queste vengono dunque suddivise in Ancelle, con soli scopi riproduttivi, le Marte, serve e domestiche, le Zie, guardiane del regime, le Mogli, a loro volta suddivise in Mogli dei Comandanti ed Economogli, e le Nondonne.
The Handmaid's Tale racconta la rivolta delle Ancelle a partire da quella personale di Difred, che rischierà la vita per ritornare alla sua vita precedente, ritrovare la sua famiglia e fare giustizia.
I Testamenti è il libro che segue le vicende narrate da The Handmaid's Tale. La fiction si basa liberamente su entrambi i romanzi, ma allo stesso tempo ne attualizza e ne rende più spaventosi gli avvenimenti.
La cosa più importante di questi due libri della Atwood sono i temi trattati. In primis si fa una riflessione più che palese sui pericoli dei regimi totalitari, per poi spostarsi verso la desolante presa di coscienza della differenza di genere e di classe.
La differenza di classe si evidenzia nella suddivisione delle donne, che diventano nient'altro che suppellettili nelle classi più elevate e poco più che merce da liquidare quando perdono il "dono" di procreare.
La Atwood indaga anche il tema della perdita d'identità. Le Ancelle, infatti, non hanno nome: essendo una proprietà assumono il nome del comandante cui sono assegnate cui viene aggiunto il prefisso "di" (da qui DiFred).
Le posizioni sul femminismo e sull'ambiente
Chiudiamo questo excursus nella vita e nelle opere di Margaret Atwood parlando brevemente delle sue posizioni sul femminismo e sull'ambiente.
Riguardo al femminismo, la Atwood ha spesso dichiarato di essere una "femminista per caso". All'Indipendent la scrittrice ha detto:
«Evito l'etichetta femminista per i miei libri, perché oggi il termine femminismo si è dissolto in qualcosa di onnicomprensivo usato per denotare una miriade di definizioni. Preferisco semplicemente dire che cerco il meglio per tutte le donne, e il meglio è essere sé stesse, essere fiere, essere forti e indipendenti. Non dovere nulla a nessuno, se non a noi».
Sull'ambiente, invece, ha detto: «Non possiamo vivere separati dalla natura, ma la Natura può fare perfettamente a meno di noi. C'è bisogno di consapevolezza e non si deve mai abbassare la guardia. Serve una rabbia sana, quella che porta a lottare con ingiustizie sociali, che non si avvolga troppo su se stessa e non diventa tossica».