La storia e la vita di Olivier Rousteing ci fanno addentrare in un punto molto oscuro, difficile da accettare. Perché l'incidente che ha subito il direttore creativo di Balmain è l'attimo che mostra le luci e le ombre di un mondo tanto glamour quanto incredibilmente complesso. Olivier ha voluto ricordare l'incidente sul suo profilo Instagram: un ricordo doloroso, un percorso di accettazione e di cicatrici che rimangono.
Da dieci anni, Olivier è il direttore artistico di Balmain: più di un talento e di un genio creativo, ha scelto di aprirsi e di raccontarsi attraverso un episodio molto negativo, che l'ha inevitabilmente segnato. "Esattamente un anno fa, un incendio è scoppiato dentro casa mia". In un mondo fatto di perfezione - almeno all'apparenza - ecco che il racconto di Olivier assume un significato di profonda riflessione.
Olivier Rousteing, il ricordo crudo dell'incidente
Non è facile guarire dal dolore, osservare le cicatrici, accettarle, andare avanti. Ci vogliono forza, coraggio e grande capacità di adattamento. Nella foto condivisa su Instagram, possiamo scorgere le fragilità di uno dei nomi più importanti del mondo della moda, legato alla maison francese.
Olivier ha spostato le lancette indietro nel tempo: dopo l'incendio scoppiato in casa sua, si è risvegliato all'Hôpital Saint Louis di Parigi. Dalla convalescenza fino al sostegno dei sanitari - che erano anche impegnati nella lotta al Covid-19 - questa occasione gli ha permesso di concentrarsi su alcuni temi importanti. Lo ha spinto a riflettere su quanto l'ossessione per la bellezza possa diventare più di un nemico: un mostro.
Il messaggio positivo di Olivier Rousteing
A causa delle cicatrici e della lunga convalescenza, Rousteing è arrivato a chiudersi inizialmente in casa, a non mostrarsi più al mondo. Guardando dentro se stesso, ha voluto trovare il motivo scatenante: perché ogni paura ha un nome, e molto spesso è quel che temiamo di più, perché pronunciarlo a voce alta la renderebbe reale. "Forse è questa ossessione per la perfezione per cui la moda è nota".
Poi, è iniziato il periodo in cui ha nascosto il suo segreto: ha scelto di celare le sue "imperfezioni" - se così possono essere chiamate - a nascondere le cicatrici. A porre il silenzio sul dolore, impedendo la strada verso l'accettazione, ma ancor di più bloccando il processo di guarigione interiore. Pur di non dare al mondo la sua fragilità, ha scelto di celare le cicatrici con le mascherine, di utilizzare maglioni dolcevita, anelli tubolari.
Il suo messaggio di positività è passato anche per i social media, che in effetti ultimamente sono spesso al centro dell'attenzione mediatica. "Ho davvero capito che il potere dei social è quello di rivelare solo ciò che vuoi mostrare, come se ci permettessero di creare la nostra speciale narrazione che evita ciò che non vogliamo vedere o mostrare. Questo è il nostro nuovo mondo."
Ma un mondo che avanza verso una perfezione che non esiste e che fin troppo spesso si paga anche cara, è davvero il mondo in cui vorremmo vivere?
La sfilata in cui si celebra l'accettazione di sé
Il modo con cui Olivier ha scelto di andare avanti, ovviamente, ha illustrato un percorso di accettazione e di creazione di nuovi concetti in un mondo fatto spesso di cicatrici invisibili. Per la collezione femminile della Primavera Estate 2022, ha scelto di puntare su alcuni elementi poco standard, come vestiti di bende di garza, minidress bianchi (quasi a riprendere il gesso, un filo conduttore di quanto avvenuto a Olivier).
"Oggi mi sento così libero, così felice e così fortunato. Sto iniziando un nuovo capitolo con il sorriso sulle labbra e il cuore pieno di gratitudine. C'è sempre il sole dopo la tempesta." Non solo, aggiungiamo noi: c'è un grande bisogno di sentire storie come la sua. Solamente attraverso la condivisione degli accadimenti fatali della vita possiamo imparare che un nuovo giorno ci aspetta e che le cicatrici possono essere sfoggiate con bellezza. Sì, anche nel mondo della moda.
La perfezione nel mondo della moda, quando le cicatrici e il dolore vanno nascosti
Siamo inevitabilmente attratte dal glamour e dalle sfilate più chic, dalle passerelle più in. Non ci perdiamo neppure una tendenza, amiamo sfoggiare gli abiti alla moda. Eppure, ci dimentichiamo in fretta che ci sono dei tabù che i più modaioli cercano di nascondere sotto il tappeto. Ci provano, ma non sempre ci riescono, e la grandiosità del post di Olivier ha portato alla luce una splendida verità.
Quanto conta la perfezione davvero? Ben poco, forse meno di zero, osiamo dire. Perché esistono altri aspetti ben più importanti: la grande bellezza di rimanere "nudi" di fronte all'opinione pubblica. Quella stessa che magari ha paura di svestirsi, di togliere l'armatura splendente. Perché, sì, i difetti fanno paura. Ma a far paura davvero dovrebbe essere la (finta) perfezione. E se ce l'ha fatta Olivier Rousteing, che di moda vive, possiamo farcela anche noi.