Trend

Paola Turani, il lavoro e le critiche: perché dire ancora alle altre come essere madri?

Paola Turani al Festival del Cinema di Venezia
In un'epoca sempre più connessa, dove il rispetto reciproco dovrebbe essere la base di ogni movimento, Paola Turani ha ricevuto aspre critiche per essere tornata al lavoro a poche settimane dal parto. E dovremmo interrogarci sul perché

Chi la segue, lo sa: Paola Turani è una delle più deliziose influencer in circolazione. Autoironica, sempre sorridente, ha un rapporto molto speciale con i suoi follower, cui ha spesso aperto il cuore anche in momenti difficoltà.

Ciò è accaduto, per esempio, quando è rimasta incinta. E accade ancora oggi che è una mamma scoppiettante impegnata a vivere la sua vita giorno per giorno, senza far mancare amore al piccolo Enea Francesco.

Eppure, non le sono state risparmiate aspre critiche. La ragione? Essere tornata al lavoro a poche settimane dal parto. E la cosa più desolante è che ad attaccarla sono state altre donne.

Gravidanza e maternità: un dono, non un impedimento

Forse, dunque, è il momento di rifletterci su. D'altronde la Turani, in queste settimane, ha più volte spiegato di star vivendo la sua vita con serenità e di star alternando la dimensione privata e quella professionale in modo sano ed equilibrato, senza stressarsi.

Le critiche sono arrivate in seguito ad alcune stories in cui mostrava come riusciva a conciliare i vari impegni professionali all'allattamento. Paola ha spiegato, mostrando anche alcune immagini, di trarre particolare beneficio dall'uso del tiralatte.

Paola Turani
Paola Turani sul red carpet del film Madres Paralelas al Festival del Film di Venezia 2021

Ciò non è piaciuto ad alcune follower, che l'hanno accusata di essere incoerente: «Meno male che avevi detto che ti saresti presa del tempo», le hanno scritto. E qui, l'influencer non ce l'ha fatta e si è sfogata.

«Ogni donna - ha detto la Turani - ha la propria esperienza. È soggettiva. Io vi parlo di come mi sto organizzando per la mia esperienza». E poi ha agginunto: «Sempre a giudicare e puntare il dito...complimenti. Che poi sempre da altre donne».

Ed è proprio qui che dovremmo fermarci a ragionare. Che proprio noi donne dovremmo pensarci due volte, prima di pronunciare determinate parole. Perché nessuno, più di noi, sa che gravidanza e maternità sono doni, non impedimenti. E che ognuno la vive come vuole, al meglio, nel rispetto del benessere del bambino, non in sua esclusiva funzione.

Perché essere mamme significa diventare qualcosa di più, non trasformarsi in qualcosa di meno.

Paola Turani, l'infertilità e il dolore

Ciò vale ancor di più, diciamolo pure, per casi come quello di Paola Turani. Sì, perché per Paola non è stato facile avere un bambino. Al contrario. Lei e il marito, Riccardo Serpellini hanno iniziato a cercare di avere un bambino nel 2013.

All'inizio hanno vissuto i tentativi con serenità, ma quando i mesi si sono trasformati in anni, entrambi hanno cominciato a soffrire. Paola, nello specifico, ha spiegato che in alcuni momenti si sentiva stanca, suscettibile e incompleta.

Nel 2020, i due hanno deciso di fare un passo in più e affidarsi a una clinica specializzata. Una volta lì, dopo aver fatto gli esami del caso, per loro è arrivata la sentenza: «Concepire naturalmente per noi sarebbe stato molto ma molto improbabile. Quasi impossibile. Sono stati mesi duri, è stata una botta psicologica. Quante lacrime ho versato».

Il miracolo di Paola

Ma la vita, si sa, è sempre piene di sorprese. Così, mentre Paola e Riccardo si stavano preparando per iniziare un percorso di Procreazione Medico Assistita, è successo qualcosa: lei è rimasta incinta. Una cosa che ha spiazzato la coppia e i medici. E che li ha riempiti di felicità.

Nonostante questo, Paola ha deciso di parlare dell'infertilità perché, come la stessa influencer ha detto, è un tema che viene trattato troppo poco. E forse anche su questo ci dovremmo porre dei quesiti.

Madri, non madri

Perché quando si tratta di infertilità cala il silenzio, come se avere problemi a concepire fosse un enorme tabù? E perché invece, ci si sente autorizzare a questionare, parlare (e straparlare) quando una donna diventa mamma e vuole preservare la sua indipendenza?

La risposta è sempre una: per via delle aspettative e del retaggio culturale di una società ancora prevalentemente maschilista, che da una parte esalta il ruolo della madre e dall'altra lo relega a ruolo unico cui votare la propria esistenza.

Fino a quando noi donne in primis non usciremo da questi schemi, sarà sempre molto difficile tanto essere madri quanto non esserlo. Ciò che dovremmo tenere presente è che ognuna di noi deve essere libera di essere, libera di esprimere sé stessa, libera di cercare il proprio benessere e il proprio equilibrio.

Non esistono vademecum per tutte, non esistono regole che si possano applicare alla singola vita di ogni donna. Esiste invece, la possibilità di aprire la mente e comprendere che l'importante è essere felici. Con o senza bambini, con o senza lavoro.

Riproduzione riservata