Le avevamo lasciate divise da una tenda dai compagni maschi, e ora, a poche settimane di distanza, le studentesse di Kabul si sono viste negare l'accesso all'università. A spiegarne il motivo è il nuovo "magnifico" Mohammad Ashraf Ghairat, guerrigliero descritto come una persona ignorante e sanguinaria, che ha preso il posto di Mohammad Osman Boburi, laureato a Parigi e noto alle migliori accademie internazionali: «Finché un vero ambiente islamico non sarà garantito per tutti, alle donne non sarà permesso né di frequentare l’università né di lavorarci. L’Islam viene per primo», ha dichiarato su Twitter.
Una dichiarazione in linea con l'ambiguità con cui il regime prova a mantenere una facciata di tolleranza nei confronti dei suoi cittadini e della comunità internazionale. Una facciata che si sta sgretolando velocissima, lasciando la popolazione senza la speranza di rivedere garantiti i propri diritti. E non stiamo parlando soltanto dei diritti delle donne.
Perché a essere nel mirino dei talebani sono anche tanti, tantissimi uomini: «L’arbitrarietà è totale. Non c’è alcun sistema per influenzare le scelte dei leader talebani. Chiunque di noi può essere licenziato da un momento all’altro», ha spiegato un gruppo di docenti di fronte alla facoltà di Veterinaria.
Ed è proprio di un paio di giorni fa la nuova stretta dei talebani nei confronti dei barbieri, che non solo non potranno più radere la barba ai propri clienti, ma neanche tenere accesa la musica. Un provvedimento nato dal Ministero della Propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, che ha preso il posto di quello dedicato agli Affari femminili. La direzione sembra essere tracciata.