Parliamo ancora di un mondo migliore, sogniamolo ancora, battiamoci ancora per qualcosa di importante e non per guerre che straziano e massacrano: il 1 marzo è lo Zero Discrimination Day e dovrebbe essere davvero un punto di partenza, la prima nota di un'ammaliante armonia in crescendo.
Sì, perché questa Giornata Internazionale è un inno, un invito a cancellare ogni tipo di discriminazione, promuovendo l'uguaglianza in qualsiasi sua forma, nella vita di ogni giorno e di fronte alla legge. Non la conoscevate? Allora è il momento di saperne di più.
Le origini dello Zero Discrimination Day
Lo Zero Discrimination Day nasce nel 2014 per merito dell'allora direttore esecutivo dell'UNAIDS (Programma delle Nazioni Unite per l'HIV e l'AIDS) Michel Sidibé. Il suo obiettivo era, ai tempi, quello di combattere lo stigma nei confronti delle persone che avevano contratto l'AIDS, ma il suo messaggio si è velocemente ampliato.
Grazie alla partecipazione attiva dell'ONU e alla collaborazione con migliaia di organizzazioni internazionali, lo Zero Discrimination Day è stato declinato in ogni senso possibile: si tratta, dunque, di una giornata che ci spinge a riflettere su ogni tipo di disuguaglianza e a porci problemi di primaria importanza, chiedendoci quanto sia stato davvero fatto fino ad adesso e quanto, ancora, si debba fare.
Lo Zero Discrimination Day abbraccia tematiche come le discriminazioni nei confronti del mondo LGBTQIA+, l'emarginazione e la segregazione razziale, le disparità e le violenze di genere, la non inclusività nei confronti delle disabilità, la mancanza d'accoglienza nei confronti di chi migra, l'intolleranza religiosa, l'assenza di comprensione nei confronti delle patologie mentali e molto altro ancora.
Anno dopo anno, l'obiettivo di questa Giornata è fare rumore per rivoluzionare gli eventi. Non a caso, il simbolo dello Zero Discrimination Day è la farfalla, metafora di un cambiamento positivo, di libertà e gioia.
Pregiudizi, preconcetti e muri da abbattere
Come abbiamo già detto, lo Zero Discrimination Day dovrebbe essere un punto di partenza, specie in tempi funesti come quelli che stiamo vivendo. Dopo (durante?) una pandemia globale e con una guerra in svolgimento in Europa, si dovrebbe sentire in modo ancora più urgente il desiderio di abbattere ogni tipo di pregiudizio e preconcetto per privilegiare un unico sentimento: quello di solidarietà tra esseri umani.
Tuttavia, ci ritroviamo a fronteggiare, tutt'oggi, posizioni estremamente povere e intolleranti sull'altro. Basti pensare agli ancora troppo diffusi casi di omofobia e di razzismo, alla violenza di genere spesso "motivata" da assurdità legate al modo di vestire, al mansplaining, alle posizioni che celandosi dietro un "personale" giudizio estetico palesano vessazioni al limite del body shaming e alla minimizzazione dei disturbi depressivi o ansiosi.
Giudicare, stigmatizzare e discriminare sono azioni che vengono dal basso, dai comportamenti quotidiani di ognunə di noi e che si diffondono come un virus impattando sempre di più su settori di importanza fondamentale.
L'OMS, per esempio, ha sottolineato quanto ancora, in ogni parte del mondo, nelle strutture sanitarie vengano adottati comportamenti squilibrati nei confronti di omosessuali, persone che fanno uso di droghe, carcerati, transgender o prostitute: un quadro che dipinge un'assoluta mancanza di compassione, che dovrebbe farci interrogare su cosa stiamo diventando. E che dovrebbe farci cambiare rotta, prima possibile.
Il tema del 2022
Ogni anno, lo Zero Discrimination Day seleziona un tema principale, attorno al quale ruotano gli eventi di maggiore rilevanza organizzati da UNAIDS. Per il 2022 è stato selezionato Remove laws that harm, create laws that empower [Rimuovere le leggi che danneggiano, creare leggi che diano potere ndr].
Si è scelto dunque di fare focus sulle leggi discriminatorie. Ancora oggi, infatti, in molti Paesi, sono proprio le leggi a far sì che le persone vengano trattate in modo diverso, escluse dai servizi essenziali o siano soggette a restrizioni indebite su come vivono la loro vita, semplicemente a causa di chi sono, cosa fanno o chi amano.
Leggi che negano i diritti e le libertà fondamentali sono da considerarsi nemiche degli esseri umani e non loro linee guida, specie considerando che ogni persona può sperimentare più di una forma di discriminazione, ritrovandosi impossibilitata nell'accedere a servizi, vantaggi e persino ambienti lavorativi.
UNAIDS ci accompagna in un viaggio drammatico nei Paesi dove, per esempio, aver contratto l'HIV è una colpa o dove le donne devono ancora chiedere permesso al marito per accedere a servizi finanziari, per andare al lavoro o semplicemente per andare a fare la spesa.
Ogni Stato, ci ricorda UNAIDS, dovrebbe avere l'obbligo morale e legale (ai sensi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) di rimuovere tutto ciò che è discriminatorio e di proclamare, invece, leggi che tutelino e proteggano dalle discriminazione. La strada, però, è ancora lunga.
Cosa possiamo fare nello Zero Discrimination Day?
Sorge, infine, spontanea una domanda: cosa possiamo fare in questo 1 marzo, in questo Zero Discrimination Day tanto essenziale? In primis, parlarne. Informare quante più persone possibili di cosa significa questa specifica Giornata e fermarsi a riflettere sui casi di discriminazione più vicini a noi.
Poi, interrogarsi su qual è il modo migliore per agire: dare supporto ad associazioni, sposare una o più cause e fare il possibile per dare spazio, voce e tempo a chi ne ha davvero bisogno. Infine, la cosa più importante (e impegnativa): smettere di essere giudicanti, anche in ciò che ci sembra apparentemente innocente.
Perché? Perché si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo. E visto il simbolo dello Zero Discrimination Day, non c'è frase migliore per lasciare intendere che ogni cambiamento, anche piccolo, può muovere le masse e il pensiero.