Jennifer Lopez ennesima vittima del deepfake e dell’intelligenza artificiale. Dopo Scarlett Johansson, la cui voce era stata clonata per la nuova versione di ChatGpT 4.0, anche la cantante si trova a fare i conti con la tecnologia.
Durante la premiere del film "Atlas", in cui Jennifer Lopez interpreta un'analista che combatte un robot maligno, l'artista ha raccontato di come il suo volto sia stato rubato per vendere delle creme antirughe attraverso un deepfake.
L’artista infatti ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alle capacità sempre più avanzate dell'intelligenza artificiale. Ha sottolineato come il film mostri bene le potenziali derive pericolose della tecnologia, pur riconoscendo i suoi possibili usi positivi.
“Penso che questo film faccia un buon lavoro nel mostrare come l'intelligenza artificiale possa andare incredibilmente storta ma possa anche essere assolutamente utile. Sicuramente l’uso che se ne può fare è spaventoso.”
E aggiunge:
"È impressionante la facilità con cui oggi si possa letteralmente rubare un volto. A me è successo. Mi hanno rubato il volto e ne hanno fatto una pubblicità per creme antirughe.”
Una preoccupazione ben fondata se pensiamo ai deepfake che ultimamente sono stati creati ritraendo foto intime delle vittime colpite. In Italia di recente c’è stata la volta della cantante Rose Villain, ma prima ancora dagli US Taylor Swift lo scorso gennaio denunciava l'accaduto. Sicuramente un altro tipo di finalità, quello del caso di Jennifer Lopez ma non meno grave per questo.
Vista la crescente diffusione di questo fenomeno sul web, le leggi europee si stanno evolvendo per stabilire sempre di più dei limiti chiari sull'uso dei deepfake, cercando di bilanciare la creatività artistica e la protezione dell'immagine e della reputazione delle persone. Una regolamentazione che si concentra sulla prevenzione dell'uso non autorizzato dei volti e delle voci delle persone, imponendo sanzioni severe per chi viola queste normative.
Non si può dire però la stessa cosa degli US, dove purtroppo la regolamentazione dei deepfake è meno uniforme. In alcuni stati, come la California e il Texas, hanno implementato leggi specifiche per combattere l'uso non autorizzato dei deepfake, in particolare quelli a scopo pornografico o di disinformazione politica. A livello federale però, non esiste ancora una normativa completa e coerente, al massimo si è iniziato a limitare l'accesso ai siti che permettono la creazione di deepfake pornografici in quanto diventati "fin troppo semplici e alla portata di tutti".
Sicuramente un passo avanti ma la strada sembra ancora essere lunga…