In un’epoca caratterizzata da stimoli continui, aspettative elevate e pressioni sociali, il burnout è diventato un problema comune tra le nuove generazioni. Uno studio del 2021 condotto da JobsIndeed ha rivelato che il 59% dei millennials e il 58% della Gen Z soffrono di burnout a causa della competitività e delle pressioni sociali sul lavoro.
A questo fenomeno si aggiunge la solitudine, una condizione che può portare a depressione e infelicità nel lungo periodo. Ed è qui che una giovane coreana ha trovato una soluzione innovativa: le petrocks.
Petrocks: cosa sono e come nascono
Le petrocks sono semplici pietre raccolte in natura, trasformate in un prodotto di consumo nel 1975 dal copywriter Gary Dahl. Dahl creò uno storytelling ironico attorno a queste pietre, presentandole come animali domestici senza le responsabilità che questi comportano. La trovata commerciale divenne virale in pochi mesi grazie al marketing creativo di Dahl, ma il fenomeno si spense l'anno successivo.
Il revival delle petrocks dagli anni '70 a oggi
Oggi, il trend delle petrocks è tornato, ma con obiettivi molto diversi. La giovane coreana Koo Ah-Young di 33 anni, ha rispolverato questa tendenza, raccontando al Wall Street Journal come la sua petrock l'abbia aiutata a superare le pressioni sociali, il burnout e la solitudine derivanti dal suo trasferimento a Seoul. In Corea del Sud, dove il lavoro occupa un ruolo centrale nella vita delle persone, la popolazione è particolarmente soggetta al burnout. Infatti, i coreani sono al quinto posto mondiale per quantità di lavoro.
Petrocks, tra tradizione e tendenza
La popolarità delle petrocks in Corea può essere legata all’antica usanza di oltre 3000 anni di raccogliere e apprezzare le pietre, conosciute come Suseok, che ricordano paesaggi naturali. Inizialmente utilizzate con finalità votive, gli studiosi confuciani le esponevano fieramente sulle loro scrivanie, convinti che oggetti naturali come le Suseok avessero un’anima.
La tendenza rispolverata da Koo Ah-Young è diventata virale, scatenando sul web l’interesse di molti che vedono in questa "moda" un'opportunità di mercato in crescita nei prossimi anni nelle città dove il burnout è maggiormente diffuso.