Quando il positivismo diventa troppo, può essere dannoso. Come si dice, il troppo "stroppia", e questo vale anche per la toxic positivity, un fenomeno che sta diventando sempre più comune. Va bene essere positivi, ma va bene anche ammettere quando le cose non vanno. Rosalinda Cannavò, ex-gieffina e attrice italiana, racconta la sua esperienza con la toxic positivity durante la gravidanza, mettendo in luce ancora una volta l'impatto dei social media.
L'attrice siciliana e il compagno Andrea Zenga diventeranno genitori a settembre: un evento che ha portato la loro vita privata ancora di più sotto i riflettori. Abituati a condividere ogni momento con la loro community, Rosalinda ha mostrato sia i momenti di gioia sia quelli meno felici, legati principalmente ai disagi fisici e psicologici del primo trimestre. Mentre molti commenti erano di supporto, altri criticavano l'approccio di Rosalinda alla gravidanza, poco conforme invece con gli standard della madre grata e felice. E dopo l'ennesimo commento Rosalinda ha preso posizione sfogandosi nelle stories su Instagram:
"Sono sorpresa dalla mancanza di tatto, delicatezza e gentilezza che trovo in molte persone, soprattutto sui social. Perché sui social vi nascondete facilmente dietro un profilo. La cosa che più mi sconvolge è che molte donne mi dicono che la gravidanza è solo un momento di gioia e non è un ricovero permanente. Io penso, al contrario, che cosa vi passa per la testa? E la cosa ancora più assurda è che la maggior parte a mandare messaggi e ad avere atteggiamenti del genere sono le donne. Dovrei provare vergogna e timore nel raccontare e nel dire che ci sono momenti durante la gravidanza in cui non sto bene? Perché sono incinta e non sono malata dovrei stare sempre al settimo cielo?"
L'attrice inoltre aggiunge: "Non vi nego che soprattutto all'inizio della gravidanza provavo tanta vergogna a raccontare i disagi legati al mio stato d'animo. All'inizio della mia gravidanza ero depressa. Utilizzo questo termine perché non mi vergogno a dirlo. Piangevo sempre, non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo."
Rosalinda racconta come essere circondata da persone che le imponevano di essere sempre felice la facesse sentire peggio, portandola a vivere con i sensi di colpa perché non riusciva a raggiungere quello stadio di felicità e beatitudine che molti spacciavano per normalità. Il suo messaggio va contro il culto della positività estrema e della vita perfetta che i social media ci fanno vedere come modelli da seguire. Ognuno ha il diritto di avere alti e bassi, di godersi i momenti felici ma anche quelli tristi senza sentirsi in colpa, soprattutto durante la gravidanza, che è diversa per ogni donna.
E a questo proposito conclude dicendo:
"La gravidanza è un percorso meraviglioso e su questo non ci sono dubbi. Questo non significa che non abbiamo diritto a esprimere le nostre paure e fragilità. La donna incinta non acquisisce un super potere speciale che la rende invincibile"