Si chiama upskirting ed è un tipo di molestia piuttosto diffuso di cui non si parla abbastanza: questa volta la vittima è una celeb che non ha bisogno di presentazioni, ovvero Shakira.
La cantante colombiana è stata ospite alla LIV, una nota discoteca di Miami, dove è stata vittima di un episodio di molestia davvero subdolo e fastidioso che l’ha vista protagonista durante un’esibizione.
Accolta con calore dai presenti nel locale, Shakira super sorridente è salita sul palco e ha iniziato a ballare con le sue consuete ed inimitabili movenze, quando all’improvviso ha notato qualcosa di strano: un uomo, approfittando della posizione sopraelevata di Shakira, la stava riprendendo con il telefonino inquadrando proprio sotto la gonna della cantante che in quel momento indossava un mini dress.
Shakira, non appena se ne è accorta, ha sgridato il tizio facendogli segno che non doveva riprenderla, per poi abbandonare indignata il palco.
L’upskirting rientra a pieno titolo nell’elenco delle molestie e, in particolar modo, viene catalogato come “non consensual voyeurism”, ovvero la ripresa non consensuale di dettagli intimi con l’intento poi di diffonderli.
Nel caso di Shakira, trattandosi di riprese “sotto la gonna” si parla appunto di upskirting, diversamente esiste anche il downblouse che fa riferimento, invece, alle riprese non consensuali di scollature. In entrambi i casi si tratta di molestie a tutti gli effetti.
Il video in cui si vede Shakira ballare sul palco e poi andarsene infastidita dopo aver rimproverato l’upskirter che la stava riprendendo, ha fatto velocemente il giro del web e non sono mancati i commenti di utenti e anche di parecchi haters.
Molti infatti hanno commentato dicendo che se Shakira avesse voluto evitare un episodio del genere avrebbe potuto indossare qualcosa di più “coperto” o indossare degli shorts al posto delle mutande, in modo da evitare il fenomeno.
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Upskirting: da Gina Martin a Ema Stockholma
In Italia al momento non esiste una legge apposita per questo tipo di molestie e la prima a parlarne nel nostro Paese è stata la vj Ema Stockholma che, nel 2020, era stata vittima a sua volta di upskirting durante un sound check a Torino.
In quell’occasione Ema si accorse di quanto stava accadendo perché qualcuno aveva appositamente lasciato un cellulare acceso sul palco, puntato proprio in modo da riprendere le sue parti intime sfruttando la posizione. "Quando ho raccolto quel cellulare, accanto alla cassa, mi sono accorta che c’era un video delle mie parti intime di dieci minuti. E c’erano anche altri video così, di altre ragazze, tutti lunghissimi" aveva raccontato Ema.
In Inghilterra e Galles invece l’upskirting è diventato reato sessuale a tutti gli effetti grazie al coraggio di una giovane donna di nome Gina Martin che ha iniziato una vera e propria battaglia contro questo tipo di molestia verso le donne.
La ragazza infatti ha raccontato la sua storia sui social, diventando subito virale e raccogliendo consenso e supporto da parte di migliaia di donne: era il 2017 e la giovane si trovava ad un concerto al British Summer Time Music Festival quando si è accorta che un uomo aveva scattato delle foto sotto la sua gonna. Preso il cellulare per portarlo alla polizia e denunciarlo, si era sentita rispondere che non si poteva procedere perché il fatto non costituiva reato.
Gina, anziché arrendersi, aveva raccontato la sua storia su Facebook lanciando una petizione affinché l’upskirting diventasse reato, raccogliendo ben 50mila firme: la petizione poi aveva proseguito il suo iter fino ad approdare al Parlamento dove l’anno successivo era diventata Legge.
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